2021-11-16
«Lascio per aiutare la libertà di tutti». Scossone in Cl, si dimette Carrón
Papa Francesco e Julián Carrón (Ansa)
Il sacerdote spagnolo abbandona la guida in anticipo rispetto alle regole imposte dal Papa ai movimenti. Incertezza sul futuro.Quando lo scorso giugno, «per un sano ricambio», venne pubblicato il decreto «Le associazioni internazionali di fedeli» del dicastero vaticano per laici, famiglia e vita, molti pensarono a don Julián Carrón. Sacerdote spagnolo di 71 anni alla guida di Cl dal 2005, primo e designato successore di don Luigi Giussani, fondatore della Fraternità morto il 22 febbraio dello stesso anno. Tutti pensarono a lui perché le nuove disposizioni approvate da papa Francesco prevedevano che la stessa persona potesse restare al comando di un movimento «per un periodo massimo di dieci anni consecutivi», e l'iberico aveva ampiamente superato questa soglia. Ma che arrivasse a dimettersi prima di «provvedere a nuove elezioni entro e non oltre ventiquattro mesi» (cioè l'11 settembre 2023) sembrava improbabile. Ieri però, in modo improvviso, don Carrón, con una lettera indirizzata «a tutti i membri della Fraternità di Cl» ha comunicato la sua d ecisione di presentare le «dimissioni da Presidente della Fraternità per favorire che il cambiamento della guida a cui siamo chiamati dal Santo Padre (…) si svolga con la libertà che tale processo richiede». Carrón sottolinea che questo è un «momento delicato della vita del movimento», e lo è certamente, non solo per le intenzioni chiare del decreto di papa Bergoglio. Papa Francesco aveva già tirato le orecchie a Cl nell'incontro in piazza San Pietro del 2015, in occasione dei 60 anni di fondazione. Davanti a centomila ciellini disse che «il riferimento all'eredità che vi ha lasciato don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta certamente fedeltà alla tradizione, ma fedeltà alla tradizione - diceva Mahler - “significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri"». Un discorso che autorevoli membri del movimento commentarono come un «ammonimento». Quindi è arrivato il decreto del giugno scorso che è un progetto preciso di papa Bergoglio, per ricondurre all'ovile pecorelle da lui ritenute un po' troppo «autoreferenziali».Nel caso di Cl è arrivato anche il commissariamento dei Memores Domini, l'associazione laicale di Cl i cui membri si impegnano a praticare castità, povertà e obbedienza e vivono in «case» del movimento. Sono Memores, ad esempio, le laiche consacrate che si prendono cura di Benedetto XVI. Nel settembre scorso Francesco li ha commissariati nominando suo delegato speciale, con pieni poteri, monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto, anche lui di origine ciellina.Proprio nel discorso tenuto da Santoro ai responsabili delle «Case» dei Memores, lo scorso 31 ottobre, il delegato ricordava all'assemblea che il dicastero vaticano lamenta ostacoli nel «processo di revisione dei testi normativi sollecitati dall'Autorità ecclesiastica». Ostacoli che vengono chiaramente identificati in un problema che riguarda «il governo» e, sebbene don Carrón non avesse più ruolo di assistente per i Memores, monsignor Santoro parla espressamente di votazioni con elezioni «pilotate». Sempre in questo incontro si evidenzia che si sarebbe sviluppata all'interno dell'associazione una mentalità per cui «se non c'è don Carrón non può esserci la guida del movimento e non ci può essere conduzione del carisma». Questo, ha sottolineato Santoro, «il Papa e il dicastero ritengono che non è giusto».Al di là delle motivazioni ufficiali espresse da Carrón nella lettera di ieri, circola l'ipotesi dimissioni maturate su «invito» del dicastero guidato dal cardinale Kevin Farrell, con cui sarebbe avvenuto un incontro riservato e informale giovedì scorso. Circostanza che La Verità non è però riuscita a verificare con l'ufficio stampa di Cl. A lasciare inquieti le centinaia di migliaia di aderenti al movimento è una domanda: ora cosa accadrà? Come si porterà avanti il cammino verso nuove elezioni e un processo di riforma secondo il decreto vaticano? Da statuto - ovviamente una volta accettate le dimissioni - la palla potrebbe passare all'attuale vicepresidente della Fraternità, Davide Prosperi, ma un'altra possibilità è che monsignor Santoro allarghi il suo raggio di azione, sommando al ruolo di delegato speciale per i Memores un altro compito di traghettatore/commissario anche per la Fraternità. È chiaro che in questo caso l'aria di commissariamento, per quanto paterno e affidato un membro storico del movimento come il vescovo di Taranto, parrebbe abbastanza evidente. Una terza possibilità è che addirittura il Vaticano, più o meno direttamente, nomini un'ulteriore figura.Comunque vada, siamo di fronte a un tornante importante non solo per la storia di Cl, ma più in generale dei movimenti nella chiesa cattolica. Un frangente nel quale la risposta formale (il rinnovamento pure richiesto di regole, procedure e dinamiche organizzativo-elettive) rappresenta solo un aspetto del nodo aperto dal decreto. Tutto il resto riguarda più profondamente il ruolo, l'identità, il perimetro e il rilievo sociale ed ecclesiastico dei movimenti. Di cui quello di don Giussani rappresenta, quantitativamente e qualitativamente, tuttora un avamposto.
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