2021-12-24
Carola libera di speronare: parola di giudice
Carola Rackete (Getty Images)
Archiviata anche l’ultima inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sulla «capitana» della Sea Watch 3. Per il gip ha «agito nell’adempimento del dovere di salvataggio dei migranti». Matteo Salvini: «siamo tornati al tempo dei pirati».Dal governo dei migliori, al governo dei tempi migliori. Almeno per Carola Rackete. Su richiesta degli stessi pm che ne avevano chiesto l’arresto, l’attivista tedesca ieri è stata assolta dall’ultima accusa che pendeva su di lei per essere entrata in acque italiane senza permesso, e speronando una motovedetta della Finanza, alla guida della Sea Watch 3. Era il 26 giugno 2019 e su quella nave erano ospitati da 15 giorni 42 naufraghi soccorsi in mare. Al governo c’erano Matteo Salvini e i 5 stelle, con il Conte I, e la magistratura sembrò adeguarsi alla linea dura sull’immigrazione. Ieri, il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha archiviato l’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico della trentatreenne tedesca, sostenendo che avrebbe agito «nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare, perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli».Un epilogo, quello natalizio, atteso ormai da mesi. La Rackete, difesa da Leonardo Marino e dal bolognese Alessandro Gamberini (diventato famoso come avvocato delle parti civili nel processo ai poliziotti della banda della Uno bianca) a maggio era stata già prosciolta definitivamente dalle accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra, nate dallo speronamento della motovedetta quando la sua nave forzò il blocco nel porto di Lampedusa.Il giudice, accogliendo integralmente le motivazioni della richiesta di archiviazione dei pm Salvatore Vella e Cecilia Baravelli, ha citato un rapporto delle Nazioni unite nel quale si sostiene che «migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture». E per questo, la condotta della giovane pilota tedesca «risulta scriminata dalla causa di giustificazione» dell’adempimento di un dovere e non costituisce reato.La ong Sea Watch si è naturalmente subito ricordata di Salvini, ministro degli Interni dell’epoca, e ha commentato così la sentenza di ieri: «Cade anche l’ultima accusa: accolta la richiesta di archiviazione per Carola Rackete. Si abbatte il pretestuoso muro legislativo eretto dall’ex ministro Salvini con il decreto Sicurezza bis». Va ricordato che la Corte di cassazione, nel gennaio 2020, decidendo sul ricorso della stessa Procura siciliana contro la scarcerazione della Rackete, aveva dato una prima robusta picconata sostenendo che l’attivista aveva agito per salvare vite umane.Salvini si è limitato a un tweet sarcastico: «Quindi, se capisco bene la sentenza, speronare una motovedetta militare italiana con uomini a bordo non è reato. Torniamo ai tempi dei pirati... No comment». Anche il leader della Lega, però, aveva avuto una piccola soddisfazione dai magistrati nei mesi scorsi. A fine maggio, il gip di Milano Sara Cipolla aveva accolto la richiesta di archiviazione della Procura per l’ipotesi di istigazione a delinquere, contestata a Salvini nei confronti della stessa comandante della Sea Watch 3. In particolare, Rackete aveva denunciato nel luglio 2019 l’allora ministro dell’Interno accusandolo di aver pronunciato pubblicamente e sui social frasi che avrebbero potuto esporla al «pericolo di subire aggressioni fisiche».E se adesso, da sinistra, c’è chi come Matteo Orfini chiede che «la destra si scusi», da Fratelli d’Italia arriva un no secco. Andrea Delmastro, deputato e capogruppo di Fdi in commissione Esteri, ribatte che «non esiste sentenza al mondo che ci possa far cambiare idea: chi sperona una motovedetta militare italiana sta nella trincea opposta alla nostra». E l’avvocato biellese ricorda che «non tutto ciò che è legale, è morale e per noi rimane immorale e anti patriottico speronare una motovedetta militare italiana».Tornando alle motivazioni del provvedimento del gip di Agrigento, un altro punto cardine del proscioglimento di Rackete è la valutazione della sua nave come un luogo «non sicuro», in quanto «oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse». Si tratta di un ribaltamento completo della valutazione fatta invece dal governo di Giuseppe Conte. Quel divieto di sbarco, secondo l’allora ministro Salvini, si poggiava proprio sulla convinzione che i migranti a bordo della Sea Watch fossero al sicuro e che la loro presenza costituisse, invece, un potenziale pericolo per l’Italia. Va anche ricordato che l’ordine del Viminale fu controfirmato senza dubbio alcuno dai due ministri di M5s Danilo Toninelli (Infrastrutture) ed Elisabetta Trenta (Difesa).L’archiviazione di ieri è comunque in linea con gli orientamenti emersi ultimamente nella Procura di Agrigento anche per altri casi che riguardavano il muro contro muro tra ong e governo Conte I. Nei mesi scorsi era stata archiviata anche la posizione di Luca Casarini, capomissione della nave Mare Jonio, che a marzo del 2019 aveva sfidato per primo i decreti sicurezza.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)