2024-12-09
Caro Macron, lei è tutto «liberté, egalité e Bce»
Caro Emmanuel Macron, caro presidente della Francia, le scrivo questa cartolina per farle i complimenti: ha restaurato la cattedrale di Notre-Dame in «soli» cinque anni. Un miracolo, in pratica. E se qualcuno pensa che dopo cinque anni sia piuttosto normale riaprire una cattedrale, sicuramente è un populista: lei merita la gloria e l’onore che le hanno tributato 50 capi di Stato, nonché i giornali di tutto il mondo, leggendo i quali sembra che più che restaurarla lei la cattedrale l’abbia costruita. Con le sue mani. E con Brigitte come architetto. Una vera impresa monumentale, un successo senza pari, simbolo imperituro della gloria francese. Tanto che mi viene un dubbio: adesso che ha restaurato la cattedrale, ecco, non potrebbe far qualcosa, lì a Parigi, per restaurare anche la democrazia?L’incenso di Notre-Dame ha infatti offuscato in queste ore la drammatica crisi del suo Paese, che tutti descrivono come «ostaggio dei populisti». Si capisce: questi orrendi populisti (la sinistra di Mélenchon e la destra della Le Pen) si sono permessi di vincere le elezioni, contro il suo parere peraltro, e ora pretendono anche di far valere i voti dei cittadini in Parlamento. Che cosa c’è di più antidemocratico? Per fortuna c’è lei, caro Macron Napoleon, che in virtù della sua solenne sconfitta elettorale, senza voti, di fatto contro la volontà del suo popolo, continua democraticamente a regnare in nome del potere divino che le è stato attribuito dall’Olimpo del denaro mondiale. Come dice il suo motto: liberté, egalité e Bce.Lei del resto da sempre è vicino ai potenti. Da studente s’innamorò della professoressa, da giovane laureato scelse i Rothschild. Dopo l’esperienza nella banca d’affari si buttò in politica, e diventò subito presidente. Giovane, belloccio, spigliato, lei è una specie di Big Jim prestato alle istituzioni, il Cicciobello dell’Eliseo (cit. Travaglio). Da sempre si distingue per il suo amore per gli immigrati, purché siano a casa degli altri. Se l’Italia infatti prova a respingere qualche clandestino è «vomitevole». Ma lei a Ventimiglia usa le armi per chiudere i confini. E basta che una nave di migranti, anziché a Lampedusa, arrivi in Francia e lei impazzisce. Ha sempre fatto asse con la Germania, ha firmato patti (Aquisgrana) per fotterci, e poi s’è esaltato nel menar le mani in Ucraina. Fin dall’inizio infatti ha spinto per mandare armi, e anche soldati sul campo. Parlare di guerra fra gli stucchi di Versailles, evidentemente, la fa sentire assai macho. Quasi come restaurare (pardon: costruire) Notre-Dame.Di lei si ricordano memorabili gaffe. Come quando in mezzo agli atleti paralimpici in carrozzella cominciò a cantare: «Chi non salta non è francese». O come quando, per un errore in inglese, definì la moglie del premier australiano «prelibata», manco fosse una crêpe suzette. Molti non hanno apprezzato la cerimonia inaugurale delle ultime Olimpiadi, tutta gender, con annesso sbertucciamento al cristianesimo e Ultima cena con drag queen. Ma indiscutibilmente la manifestazione è stata un successo. E questo deve avere accresciuto ancora di più la sua autostima: si sente re, imperatore, ora forse anche vescovo, magari persino santo (santo Macron, beato di Notre-Dame), che bisogno c’è di avere pure il consenso del popolo? Perciò s’incolla alla poltrona. Ma questa, se lo lasci dire, è una strada pericolosa. Lei arrivò al potere con lo slogan En Marche. Voleva marciare. Così, però, rischia solo di marcire.