2021-10-04
Caro Letta, lei è in ritardo anche contro i giudici
È bello che il segretario del Pd scopra, finalmente, che negli italiani cresce la sfiducia nella magistratura. Il fenomeno per la verità non è nuovissimo. Sono anni che se ne discute. E negli ultimi mesi poi, con il caso Luca Palamara, è risultato evidente ai più che nei tribunali italiani la legge non è uguale per tutti, ma ci sono favori, veleni, amici, nemici e sentenze pilotate in nome di interessi personali o politici.Caro Enrico Letta, è bello che lei scopra, finalmente, che negli italiani cresce la sfiducia nella magistratura. Il fenomeno per la verità non è nuovissimo. Sono anni che se ne discute. E negli ultimi mesi poi, con il caso Luca Palamara, è risultato evidente ai più che nei tribunali italiani la legge non è uguale per tutti, ma ci sono favori, veleni, amici, nemici e sentenze pilotate in nome di interessi personali o politici («Salvini ha ragione, ma bisogna colpirlo»). Ciò che sorprende è che lei si accorga della sfiducia nella magistratura soltanto ora. E soltanto per la severa condanna in primo grado (13 anni e 2 mesi) all'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, simbolo dell'accoglienza agli immigrati e idolo della sinistra radical buonista. Che è un po' come se Noè si accorgesse del diluvio universale solo quando smette di piovere. «Cara, bisogna costruire un'arca». «Caro, lascia stare: siamo già annegati».La tempestività, si sa, non è una dote di cui siano colmi i segretari del Pd. Lei caro Letta, aveva già dimostrato questa sua capacità di arrivare sempre fuori tempo con le sue precedenti proposte, dallo ius soli alle nuove tasse, quando costrinse persino Draghi a stopparlo sul nascere. Ma l'attacco alla magistratura per il caso Lucano è veramente un capolavoro di mancata sincronia. Con la logica, innanzitutto. Non le pare? Ma insomma: il Pd non si è mai preoccupato della sfiducia generata dalla magistratura con decenni di sentenze politiche, processi assurdi, attacchi personali; non si è preoccupato per i mali cronici dei tribunali, per i tempi infiniti dei processi, per i risparmiatori beffati, per gli innocenti finiti in carcere e i boss scarcerati; non si è mai preoccupato per le lotte di correnti, le spartizioni di poltrone, carriere e veleni. Anzi: di fronte a tutto ciò ha sempre fatto muro. Guai a toccare i magistrati.E adesso scopre la sfiducia degli italiani nella magistratura perché la magistratura condanna una persona che si definiva «fuorilegge»? Uno cui sono stati riconosciuti in primo grado 16 reati, dall'associazione a delinquere al falso in atto pubblico, dal peculato all'abuso d'ufficio e alla truffa aggravata? Uno che avrebbe creato un sistema criminale per accaparrarsi il denaro dei contribuenti e farne un uso personale, finanziando chi voleva lui, come voleva lui, taroccando deliberatamente i conti e infrangendo ogni regola? Certo: la condanna è severa. Certo: potrà essere ribaltata in secondo grado. Ma qui, stando alle carte del tribunale, non siamo di fronte a un reato d'opinione, come si è voluto far credere. Non siamo di fronte alla «colpa di essere umani». E non siamo nemmeno di fronte al caso Salvini, ministro processato per aver applicato (non violato) un decreto. Qui siamo di fronte a un sindaco che esplicitamente e consapevolmente viola le leggi per utilizzare i soldi pubblici come pare e piace a lui. Se ci sono prove, che si può fare se non condannare? La sfiducia nella magistratura cresce sì, ma per altro. Mi creda, caro Letta. La sfiducia, come la fiducia, è una cosa seria. E perciò, forse, non fa per lei.