2021-06-04
Caro Buzzi, non sono d’accordo. La politica rimedi a questa ingiustizia
Non contesto la scarcerazione, ma la norma sbagliata. E ce l'ho con i legislatori che si stupiscono oggi, senza aver fatto nulla ieri.Caro Salvatore Buzzi, nel caso di Giovanni Brusca non ho mai avuto dubbi sul punto che la legge fosse stata rispettata e infatti, pur ritenendo che la sua scarcerazione sia uno scandalo, non me la sono presa con i magistrati che lo hanno posto in libertà. Però me la prendo con i politici che, pur indignandosi per la sua uscita dal carcere, non hanno mosso un dito per cambiare la norma che premia un uomo ritenuto colpevole di aver strangolato e sciolto nell'acido un ragazzino di 14 anni. Eh, già. Il punto è questo. Lei riassume benissimo i termini della questione. Brusca è stato condannato all'ergastolo per i molti omicidi a cui ha partecipato tra i quali, ricordo, anche le stragi di Capaci e di via D'Amelio in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre alla moglie del primo e agli agenti di scorta di entrambi. Siccome in Italia l'ergastolo, che in altri Paesi consiste in un fine pena mai e da noi si traduce in soli trent'anni, non si somma, cioè non viene cumulato ad altre condanne, alla fine il massimo che può essere chiamato a scontare un assassino si riduce dunque a tre decenni e questo è ciò che è stato inflitto a Brusca. Tuttavia, come lei ricorda, grazie a una legislazione che premia chi dietro le sbarre si comporta bene, i trent'anni possono diventare 25 o anche meno, perché per ogni sei mesi trascorsi in prigione si può ottenere uno sconto di 45 giorni. In pratica, dietro le sbarre un anno si accorcia di un terzo e dopo 25 la pena abbuonata supera i sei. Insomma per la legge, Brusca ha scontato la sua condanna e dopo cinque lustri può dirsi un uomo libero. Anche se ha strangolato Giuseppe Di Matteo, cioè un bambino, dopo averlo tenuto in catene dentro una buca per due anni. Anche se ha sciolto il suo cadavere nell'acido. Anche se così ha impedito alla famiglia del piccolo, «colpevole» solo di essere figlio di un pentito di mafia, di piangere su una tomba. Anche se ha torturato e ucciso altre vittime innocenti. Anche se ha premuto il pulsante che ha fatto saltare in aria l'auto di Falcone e ha contribuito a una serie sterminata di delitti. Sì, nonostante tutto ciò, Brusca ha saldato il proprio conto con la legge.Ha ragione, caro Buzzi, e io non contesto il fatto. Contesto una legge che ritengo sbagliata, perché un uomo che ha il curriculum di Brusca non può uscire di galera dopo 25 anni per tornare a una vita normale, possibilità che a tutte le sue vittime è stata negata. No, non ce l'ho con i giudici, che applicano ciò che sta scritto nel codice penale. Ce l'ho con i politici, che oggi parlano di pugno nello stomaco e si dichiarano contrari alla scarcerazione di un uomo che secondo Antonio Ingroia, uno che i pentiti li conosce bene, non è un vero pentito. Cari politici, io e i lettori della Verità possiamo parlare di pugno nello stomaco e dirci indignati, non voi. Noi, come tutti gli italiani, siamo spettatori di ciò che accade, ma voi che sedete in Parlamento, voi che siete al governo, non siete spettatori, bensì legislatori. Dunque, se la legge che libera Brusca e tutti gli altri mafiosi non vi piace, se la ritenete sbagliata, dovevate e dovete semplicemente cambiarla.Troppo comodo dichiarare che il sistema non ha funzionato e che un assassino del calibro di Brusca non dovrebbe tornare a piede libero. Questo lo possono sostenere i commentatori, ma voi cari onorevoli siete pagati per governare e non per commentare. Se del caso, anche con provvedimenti d'urgenza. Ho una certa età e nonostante gli anni godo di una discreta memoria. Dunque, ricordo quando il tribunale militare giudicò Erich Priebke, uno dei nazisti che eseguirono le sentenze di morte alle fosse Ardeatine. Per quella strage fu estradato e processato e quando i giudici lo prosciolsero, per contenere l'onda dell'indignazione popolare intervenne il ministro della Giustizia, nella persona di Giovanni Maria Flick, il quale evitò la scarcerazione dell'ex ufficiale tedesco, facendo in modo che un nuovo processo lo condannasse all'ergastolo, che scontò agli arresti domiciliari fino all'ultimo dei suoi giorni. Non sto appaiando la storia di Priebke a quella di Brusca, né l'eccidio nazista a quelli mafiosi. Ma quando la politica vuole, le soluzioni per scavalcare la legge le sa trovare. Se Brusca è libero e, come abbiamo raccontato su La Verità, altri criminali si apprestano a essere scarcerati, la colpa non è della legge, ma della politica, che sa solo stupirsi il giorno dopo e non sa mai fare nulla il giorno prima.Vede, caro Buzzi, sono d'accordo su quasi tutto ciò che lei scrive nella sua lettera, tranne che sull'ultima parte. Quella in cui lei dice che 25 anni sono tanti da trascorrere dietro le sbarre. Per un assassino seriale, che ha sulla coscienza lo strazio di un bambino rapito con l'inganno, per me continuano invece a essere troppo pochi.