2019-03-27
Caos sulle fatture elettroniche. Le Entrate non sanno i loro numeri
L'Agenzia smentisce i dati sulle partite Iva con l'obbligo e si affida alle stime del Politecnico di Milano. In ogni caso contrastano con quelle del Mef e dei commercialisti. Giorgia Meloni: «Abolire subito la legge».L'Agenzia delle entrate ci scrive: «Gli operatori interessati dall'obbligo generalizzato sono, al netto degli esoneri, compresi tra 2,5 e 3 milioni».Lo speciale contiene un articolo e la lettera dell'Agenzia delle entrate.È guerra sui dati della fattura elettronica. L'Agenzia delle entrate ha infatti sottolineato, tramite una rettifica inviata alla Verità, come «secondo autorevoli stime realizzate dal Politecnico di Milano, gli operatori interessati dall'obbligo generalizzato (della fattura elettronica) sono, al netto degli esoneri, compresi tra 2,5 e 3 milioni». E dunque, non sarebbe vero il fatto che mancherebbero quasi due milioni di partite Iva all'appello della efattura. Se però si prendono in considerazione i dati presenti all'interno dell'Osservatorio delle partite Iva del Ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) si giunge ad una conclusione ben diversa. Secondo il Mef, infatti, a fine 2017 (tendo conto dell'aumento dell'1,2% rispetto al 2016) ci sono circa 6.100.00 partite Iva attive. Il Politecnico di Milano ha poi stimato come ci siano circa 2 milioni di partite Iva esenti dalla fatturazione elettronica. E dunque il totale di soggetti che devono fatturare elettroniche devono essere circa 4 milioni. Dato che l'Agenzia delle entrate ha dichiarato come ci siano 2,7 milioni di partite Iva che hanno inviato fatture elettroniche a marzo 2019, si può sostenere che manchino all'appello circa 2 milioni di partite Iva. Particolare inoltre il fatto che l'Agenzia delle entrate citi come fonte il Politecnico di Milano, che per quanto possa essere autorevole, di certo non possiede tutti i dati sul numero di partite Iva che dovrebbe avere la stessa Amministrazione fiscale o il Ministero dell'economia e delle finanze. Il gap di partite Iva è inoltre un dato che è stato confermato anche dall'Associazione nazionale dei commercialisti, che già ad inizio settimana aveva denunciato la mancanza di circa 2 milioni di partite Iva dall'appello della fatturazione elettronica. In secondo luogo l'Agenzia delle entrate sottolinea come i 688 milioni di euro tengono conto anche di cinque mesi del 2018 (da luglio a dicembre). Nel comunicato stampa che l'Agenzia delle entrate ha però pubblicato il 18 marzo c'è scritto come «in poco più di due mesi è stato smascherato un complesso sistema di frodi messo in atto attraverso false fatturazioni tra società cartiere e sono stati scoperti e bloccati falsi crediti Iva per 688 milioni di euro». I 688 milioni di euro dunque, riguardano i primi mesi del 2019 o tengono in considerazione anche gli ultimi mesi del 2018? Inoltre, l'Agenzia delle entrate non si è espressa in merito al fatto che i 688 milioni di falsi crediti Iva bloccati non siano un risultato da imputare alla fatturazione elettronica. Nell'articolo contestato dall'Amministrazione fiscale (come si evince dalla lettera pubblicata in pagina) veniva infatti spiegato come i 688 milioni di euro era un risultato da destinare ad un'altra norma (Legge di Bilancio 2018 e al successivo provvedimento dell'Agenzia delle entrate pubblicato verso fine agosto 2018). Questa permette l'Agenzia dell'entrate di bloccare tutti i crediti Iva in F24 che presentano profili di rischio. Non ha però nulla a che vedere con la fatturazione elettronica e suoi possibili esiti. Anche in questo caso Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale dei commercialisti, ha ribadito quanto affermato in precedenza e la poca chiarezza nei dati pubblicati dall'Agenzia delle entrate. Si può dunque sostenere come non ci sia ancora chiarezza sui dati della efattura annunciati dall'Amministrazione fiscale il 18 marzo 2019. Ieri, infine, ha commentato i dati resi pubblici dalla Verità, Giorgia Meloni, numero uno di Fdi: «Un fallimento annunciato, ecco il risultato di uno Stato che ha l'ossessione di perseguitare chi lavora e produce. Il popolo delle partite Iva continua ad essere vessato e tartassato, mentre nel resto del mondo viene considerato una risorsa fondamentale. L'obbligo di fattura elettronica va abolito subito».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caos-sulle-fatture-elettroniche-le-entrate-non-sanno-i-loro-numeri-2632867054.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="obbligati-a-fatturare-digitalmente-non-piu-di-3-milioni" data-post-id="2632867054" data-published-at="1760698573" data-use-pagination="False"> «Obbligati a fatturare digitalmente? Non più di 3 milioni» Gentile Direttore, desideriamo fornire alcune precisazioni in merito all'articolo In soli tre mesi di fattura elettronica sono sparite 2 milioni di partite Iva, a firma di Giorgia Pacione Di Bello, pubblicato oggi sul giornale da lei diretto. In primo luogo, la platea dei soggetti obbligati ad emettere fattura elettronica dal 1° gennaio 2019 non è, come affermato nel titolo e all'interno dell'articolo, di oltre 4 milioni. Nel riportare questo dato, infatti, l'autore commette l'errore di non tenere conto delle esclusioni previste dalla norma con riferimento a soggetti che beneficiano di regimi agevolati o appartengono a categorie particolari. Si tratta, nello specifico, delle imprese e dei lavoratori autonomi che rientrano nel regime dei «minimi» e dei «forfettari», dei produttori agricoli e delle associazioni sportive dilettantistiche con proventi fino a 65.000 euro. Inoltre, per il 2019, sono stati esonerati gli operatori sanitari (medici, farmacisti, odontoiatri) con riguardo ai dati per i quali vige l'obbligo di trasmissione al sistema tessera sanitaria. Secondo autorevoli stime realizzate dal Politecnico di Milano, gli operatori interessati dall'obbligo generalizzato sono, al netto degli esoneri, compresi tra 2,5 e 3 milioni. A conforto di tali stime, si può constatare che, ad oggi, sono 2,8 milioni le partite Iva che hanno utilizzato il sistema di interscambio. In secondo luogo, nell'articolo si definiscono «strani» i dati pubblicati dall'Amministrazione lo scorso 18 marzo con riferimento all'operazione antifrode che ha consentito di bloccare 688 milioni di euro di falsi crediti Iva grazie alle analisi del rischio basate su efatture e dati del portale Fatture e corrispettivi. Secondo l'autore, dell'articolo, infatti, «risulta un po' difficile pensare che l'Agenzia delle Entrate abbia potuto avere i dati di tutto febbraio ed aver analizzati per il 18 marzo». Anche in questo caso, si omette di considerare un dato rilevante, e cioè che l'operazione ha riguardato soggetti operanti nel commercio di idrocarburi, settore interessato dall'obbligo di fatturazione elettronica già a partire dal primo luglio 2018, come era stato puntualmente descritto durante l'evento di presentazione dei dati. Agenzia delle Entrate
Marta Cartabia (Imagoeconomica)
Sergio Mattarella con Qu Dongyu, direttore generale della FAO, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l'Alimentazione e l'Agricoltura (MuNe) nella ricorrenza degli 80 anni della FAO (Ansa)