2025-02-07
Con la «canna libera» benedetta da Trudeau sono già triplicati i casi di schizofrenia
Uno studio che ha preso in esame 13,5 milioni di cartelle cliniche ha mostrato il boom di nuove diagnosi dopo la liberalizzazione.Non è «solo una canna», alla fine. E le sconsiderate politiche di liberalizzazione della cannabis avviate nel 2018 dal premier Justin Trudeau per lanciare l’industria dell’erba in Canada (prima nazione del G7 a legalizzarla anche per uso non terapeutico), sono state un tragico fallimento. Lo certifica uno studio pubblicato martedì dalla rivista scientifica Jama, che ha rilevato «aumenti preoccupanti» nella percentuale di persone con diagnosi di schizofrenia dopo aver ricevuto cure per i disturbi da uso di cannabis. Lo studio di coorte, che tra il 2006 e il 2022 ha monitorato oltre 13,5 milioni di cartelle cliniche di cittadini di età compresa tra 14 e 65 anni nella provincia canadese dell’Ontario, aggiunge prove crescenti che la cannabis può portare a schizofrenia e psicosi. Lo studio di Daniel T. Myran et Al. condotto dai ricercatori dell’Institute for clinical evaluative sciences (Ices), dall’Ottawa hospital, dal dipartimento di Medicina di famiglia dell’Università di Ottawa e dal Bruyère health research institute, ha preso in considerazione tre fasi politiche tra il 2006 e il 2022: prima della legalizzazione, dopo la liberalizzazione della cannabis a uso terapeutico e dopo la legalizzazione della cannabis a uso ricreativo, rilevando che la percentuale di nuovi casi di schizofrenia è schizzata dal 4 al 10 per cento: quasi triplicata.L’uso terapeutico di cannabis è legale in Canada dal 2001, ma era limitato a chi aveva patologie gravi o croniche. Nel 2014 è stato esteso a chiunque avesse autorizzazione medica. Nell’ottobre 2018, il governo federale di Trudeau ha legalizzato la cannabis ricreativa per uso adulto «per proteggere la salute e la sicurezza dei consumatori canadesi di cannabis, per frenare il commercio illecito della droga e per lanciare una nuova fonte di crescita economica per il paese». Canna libera, insomma, e produttori di droga più ricchi, ben più degli olandesi, che hanno depenalizzato la cannabis ma non l’hanno mai resa completamente legale. Il trucchetto della legalizzazione ha inoltre facilitato la diffusione dell’immagine del Canada come Paese sicuro: un articolo di Foreign Policy del 2024 ha evidenziato che le condanne penali per possesso di marijuana sono diminuite del 95 per cento, pour cause. «Se uno degli obiettivi era ridurre l’onere per il sistema di giustizia penale, è stato un enorme successo», ha dichiarato ironicamente Akwasi Owusu-Bempah, professore di sociologia all’Università di Toronto e coautore di Waiting to Inhale: Cannabis Legalization and the Fight for Racial Justice.Come condizione per far approvare la legge, Trudeau aveva promesso di far condurre a un gruppo di esperti una revisione formale tre anni dopo. Nel 2021, gli esperti hanno concluso che la legalizzazione ha di fatto sacrificato la salute pubblica in nome del profitto. Nello stesso periodo, Trudeau bloccava i conti correnti di chi protestava contro il green pass in nome della «salute pubblica», che a quanto pare interessa al premier canadese a giorni alterni.Un’analisi del 2021 fatta da Deloitte insieme con l’Ontario cannabis store ha stabilito che l’industria della cannabis era in ottima salute e il consumo era «ampiamente accettato» in tutto il paese. L’analisi, incentrata sulla cannabis venduta alle famiglie per uso medico e ricreativo in Canada (senza però misurare l’impatto economico delle esportazioni) ha rivelato che nei primi tre anni il settore canadese della cannabis ha dato un contributo economico significativo sia al Canada che all’Ontario. L’industria ha generato 11 miliardi di dollari di vendite a livello nazionale; nel complesso, dopo la legalizzazione generale, l’industria della cannabis ha contribuito con l’incredibile cifra di 43,5 miliardi di dollari al Pil del Canada e 13,3 miliardi di dollari al Pil dell’Ontario, ha creato 151.000 posti di lavoro (48.000 soltanto nell’Ontario) e ha portato 15,1 miliardi di dollari nelle casse del governo. Già, ma a che prezzo? L’analisi, uscita al culmine dell’espansione delle politiche woke in tutto il Nord America, si limitava a notare che le aziende dovevano perfezionare le politiche Dei (diversità, equità e inclusione) per consentire a tutti di partecipare al «successo del settore». Migliorabile anche l’impronta ambientale, dal consumo di energia, alle emissioni di carbonio, fino alla produzione di rifiuti. Nessun cenno, invece, all’impatto sociale, emerso dallo studio pubblicato ieri: il numero di cittadini in Ontario che richiedevano cure ospedaliere per i disturbi da uso di cannabis è aumentato del 270 per cento, da circa 1,3 su 1.000 persone prima della legalizzazione a 4,6 dopo la legalizzazione. Nello stesso periodo, la percentuale di tutti i nuovi casi di schizofrenia nei pazienti dell’Ontario è aumentata dal 7 per cento al 16 per cento. «Il nostro studio evidenzia la sfida crescente per la salute pubblica posta dalla combinazione di cannabis e crescente uso regolare della stessa», ha dichiarato il dottor Myran, specificando che «la triplicazione dei casi di schizofrenia associati a un disturbo da uso di cannabis negli ultimi 17 anni e l’aumento dei casi di psicosi sottolineano l’urgente necessità di strategie di prevenzione mirate, in particolare per le popolazioni più giovani che sembrano essere a maggior rischio». Pur notando che lo studio non risolve i dibattiti in corso sul fatto che l’uso di cannabis possa causare schizofrenia, gli autori rilevano che «l’uso pesante di cannabis peggiora i sintomi e la prognosi per coloro che vivono con la schizofrenia e la cautela sulle tendenze osservate nello studio».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)