2024-03-23
«Il buonismo ha distrutto l’ironia»
Il cast di «Drive In» negli anni Ottanta (Getty Images)
Convegno alla Sapienza (blindata) sulla rivoluzione televisiva fatta da «Drive in». Antonio Ricci: «Quella libertà oggi è impossibile». Enrico Mentana: «La cancel culture è dittatura».«Col politicamente corretto è morta l’ironia». Antonio Ricci la sa lunga: è considerato un genio della tv e uno dei più grandi autori della sua storia recente. Prima di Striscia la notizia, il suo capolavoro rivoluzionario, agli inizi degli anni ‘80, fu la trasmissione di cabaret e satira Drive in, partita in sordina e poi divenuta un fenomeno di costume al quale sono dedicati saggi, tesi universitarie e seminari. E proprio all’Università La Sapienza di Roma Ricci è stato invitato per raccontare le vicende che portarono al successo la trasmissione che più di tutte ha incarnato lo spirito dell’epoca post-ideologica e il ritorno alla libertà e al disimpegno. Alla tavola rotonda erano presenti, oltre a Ricci, anche il direttore del tg de La7 Enrico Mentana, la conduttrice e autrice Victoria Cabello e la giornalista Barbara Palombelli. Tutti d’accordo nel rimpiangere un clima di libertà intellettuale ben lontano da ciò che oggi la cultura woke, la cancel culture e l’obbligo all’autocensura sta determinando negli autori, con estremi folli quali la classificazione di film Mary Poppins a causa della parola «Ottentotti». «Eravamo molto liberi», racconta Ricci, «ma la nostra non era una libertà di parolaccia, perché il nostro programma lo poteva vedere tutta la famiglia. Oggi per molte cose ci sarebbe la protesta woke, perché è morta l’ironia. La nostra era una specie di “guerriglia” che ci permetteva di abbattere gli idoli dell’epoca». Come si diceva, la situazione ora è cambiata e il pensiero in molti casi si è chiuso dentro recinti imposti da altre persone. Ricci rivendica la sua ribellione a questo stato di cose e chiede alla platea di studenti presenti in sala di «ribellarsi all’ipocrisia».«C’era una misura oggi impossibile di libertà», sottolinea Mentana, «oggi non si può più fare. Se esiste oggi una limitazione alla libertà è questa: il woke e la cancel culture. Drive in era la rivolta al decennio precedente, era uno spazio di libertà riconquistata». E Barbara Palombelli, da donna, demolisce anche le ricostruzioni posteriori secondo cui Drive in è stato uno degli strumenti con cui Silvio Berlusconi ha mercificato il corpo femminile: «Era una liberazione dai condizionamenti, per cui anche le ragazze spogliate erano un segno di libertà. Era la traduzione delle battaglie libertarie in allegria. La guerra era finita, ci riprendevamo l’allegria».Quanto ai contenuti e alle intuizioni della trasmissione, che ha lanciato comici come Ezio Greggio, Giorgio Faletti e Sergio Vastano, Ricci ricorda che all’inizio «Berlusconi non voleva farla, perché era contro il suo concetto di tv commerciale. Però Berlusconi era una spugna: capiva al volo quasi tutto, era sempre sul pezzo e capì in fretta». Attorno alla sede della Sapienza c’era uno schieramento di carabinieri, per prevenire eventuali contestazioni, dopo i recenti episodi di intolleranza nei confronti di personaggi pubblici che difendono le ragioni di Israele o di religione ebraica. «Sapevo poteva esserci questo rischio», ha detto Mentana, «ma in quest’aula non mi sarei mai fatto dire di non poter parlare. Bisogna combattere per le proprie idee, senza mai pretendere che gli altri stiano zitti». «Io non ho paura di niente», ha aggiunto Ricci, «la libertà di discutere deve essere tutelata senza ipocrisia». Infine, rivolgendosi ai dirigenti Mediaset seduti davanti a lui, Ricci racconta un aneddoto riguardante la storica partecipazione di un giovanissimo Pier Silvio ad una puntata del programma: Silvio Berlusconi ci aveva promesso Sylvester Stallone, ma non arrivò mai. Allora io gli dissi «a questo punto voglio tuo figlio!», e facemmo uno sketch col figlio dell’editore che a tradimento abbassa il cachet a tutto il cast.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)