2023-08-27
Il caldo infiamma anche le polizze: consumatori stangati dall’eco-ansia
Il premier canadese Justin Trudeau si è lasciato sfuggire che le assicurazioni saranno sempre più costose per colpa del cambiamento climatico. Si calcola un aumento di almeno il 15% del prezzo. Ma in Italia non andrà meglio.C’era da aspettarselo. Il terrorismo sul cambiamento climatico si è tradotto in una stangata per i consumatori. L’allarme sull’impatto degli eventi climatici, portato all’esasperazione, è diventato una variabile economica. La conferma è venuta dal primo ministro canadese, Justin Trudeau che parlando a Global News, in visita a una regione colpita da diversi incendi, ha detto fuori dai denti: «Sarà sempre più difficile per i canadesi ottenere le assicurazioni, perché più costose». La conferma è venuta dall’International Broker Company (Ibc) che ha stimato rincari per i premi assicurativi anche del 15%. Per Craig Stewart, vicepresidente dell’Ibc per il cambiamento climatico, i rialzi sarebbero giustificati dall’aumento dei costi sostenuti dai canadesi a causa dei disastri naturali.Alle compagnie assicurative non è parso vero di cavalcare l’allarmismo sul cambiamento climatico. Il vicepresidente rivela che gli assicuratori stanno esaminando il modo in cui le comunità sono preparate ad affrontare gli incendi, dal possesso di autopompe all’addestramento su come gestire un focolaio. È evidente che se tali accortezze dovessero mancare, il premio delle polizze diventerebbe più caro. Global News infine, per tacitare i più scettici sull’Armageddon del clima, ha riportato le stime del Dipartimento risorse naturali del Canada: gli incendi potrebbero continuare fino a ottobre. Quindi con l’estate non è finita.Gli assicuratori saranno quindi ampiamente giustificati nei rincari e agli assicurati non resterà che ingoiare amaro.Aspettiamoci un fenomeno analogo in Italia. Nel nostro Paese, temporali e grandinate hanno fatto proliferare gli annunci per assicurare i pannelli fotovoltaici. La polizza pare indispensabile, anche se poi per avere il risarcimento è un’impresa. Solitamente, affinché venga riconosciuto, il danno deve aver interessato una pluralità di soggetti all’interno di un’area e deve essere particolarmente violento. Se, come ha spiegato Alessandro Villa, ad di Elmec Solar, al Sole 24 Ore, «si è gli unici ad aver subito danni, c’è da dimostrare tante cose che avvalorino che il fenomeno era stato eccezionale anche se estremamente localizzato». Insomma l’assicurato dopo aver pagato premi salati, rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano.Dietro i messaggi spaventosi sul cambiamento climatico, si sviluppa un business. Il direttore, Maurizio Belpietro, in un editoriale, ha riportato alcune osservazioni dell’esperto danese Bjorn Lomborg che ha diretto l’istituto di valutazione ambientale del governo danese, (tutto si può dire meno che sia un negazionista) nelle quali, numeri alla mano si demolisce l’apocalisse climatica. Lomborg, prendendo spunto da un’inchiesta del New York Times sulle devastazioni causate dagli incendi in numerosi angoli del pianeta, ha spiegato che tra il 2012 e il 2022 le aree bruciate si sono ridotte, con conseguenti livelli più bassi di inquinamento da fumo nell’aria. Basta andare a leggere i rapporti del Global wildfire information system che monitora gli incendi registrati in tutto il mondo. Così mentre le tv trasmettevano le immagini di aree dell’Australia avvolte dalle fiamme, con un’enfasi come se tutta la regione stesse andando a fuoco, i dati satellitari mostravano che il fuoco aveva divorato una porzione di territorio in due Stati mentre negli altri la situazione era in controtendenza rispetto agli anni precedenti. Allo stesso modo, il Wwf sottolineando la morte di moltissimi animali, ometteva di dire che quell’anno si era registrato il minimo storico di vittime rispetto al passato. Lo scorso anno in America ci sono stati meno incendi di quanti ce ne fossero negli anni Trenta e un decimo di quelli registrati nel XX secolo.Lomborg lo dice chiaramente: «La maggior parte dei roghi sono dovuti alla cattiva gestione del territorio».In Italia gli incendi sono soprattutto di natura dolosa e riconducibili alla criminalità organizzata.Poca chiarezza anche sugli uragani che dal 1980 sono addirittura diminuiti. Allora perché gridare all’emergenza? Per Lomborg è chiaro: siccome la maggior parte della popolazione avrebbe difficoltà ad accettare le costose politiche ambientaliste, allora bisogna generare la paura. Questo lo vediamo nel pressing per corazzare le case con strutture costosissime a prova di temperature estreme, nelle pubblicità contro le confezioni alimentari a vantaggio di soluzioni green più care. E lo vediamo nei messaggi apocalittici contro le auto endotermiche per costringere gli automobilisti a dissanguarsi per passare all’elettrico. Un documento del World Economici Forum, rivela cosa si cela dietro la cortina fumogena della transizione elettrica: colpire la motorizzazione di massa, trasformare l’auto in qualcosa di elitario e costosissimo. Siccome che ormai chiaro che con la forte urbanizzazione, gli obiettivi di riduzione delle emissioni non possono essere raggiunti solo con l’elettrico, l’unica soluzione è ridurre le auto in circolazione. Meno auto e più costose.
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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