2025-05-21
Gravina ha ancora il totale controllo su chi può approvare i conti delle squadre
Gabriele Gravina (Imagoeconomica)
La Covisoc, che ha innescato il domino che porterebbe a salvare la Samp, non è mai stata sostituita dalla commissione di Andrea Abodi. Nonostante la riforma voluta dal ministro dello Sport Andrea Abodi nel 2024 per togliere il controllo dei conti dei club professionistici alla Figc, il numero uno della Figc Gabriele Gravina è ancora al centro del potere decisionale del calcio italiano. A testimoniarlo, l’ennesimo pasticcio: penalizzazione del Brescia, salvezza in bilico, playout sospesi con riammissione della Sampdoria, e la concreta possibilità di un allargamento della Serie B a 22 squadre. Del resto, la commissione governativa che avrebbe dovuto sostituire la Covisoc non è mai partita. Fra cavilli burocratici e ritardi in Parlamento, si dovrebbe avere qualche novità alla fine del mese sulla nuova composizione: poi quando sarà pronta sostituirà appunto la Covisoc. Ma i tempi continuano ad allungarsi. E nel frattempo è ancora la federazione - attraverso una commissione riformata su misura durante la presidenza in Figc di Gravina – a pesare. Così, a decidere la sorte dei club - chi resta, chi retrocede, chi viene ripescato - è ancora un ente nominato dalla federazione stessa, con regole spesso modificate all’ultimo e interpretate con flessibilità strategica.Il decreto legge del 31 maggio 2024 avrebbe dovuto trasferire alla nuova commissione governativa il compito di controllare la sostenibilità finanziaria delle società sportive. Il ministro Abodi parlava di «un’autorità terza, indipendente, imparziale». Ma a un anno dalla sua approvazione, quella Commissione esiste solo sulla carta. Le nomine sono arrivate in ritardo, l’organizzazione non è mai decollata e la Covisoc, formalmente dimissionaria, è rimasta operativa. Al suo vertice è stato nominato Tommaso Miele, figura rispettata, ma espressione del circuito istituzionale vicino alla Figc.Il caso più emblematico è quello del Brescia. Il club, salvatosi sul campo, rischia ora una penalizzazione per un credito fiscale poi rivelatosi irregolare. Operazione ammessa dai regolamenti federali, ma il controllo - affidato alla Covisoc - è arrivato tre mesi dopo, a stagione conclusa. Una lentezza che lascia spazio a dubbi, soprattutto tra i tifosi bresciani che si domandano come mai siano dovuti passare più di 70 giorni per questa decisione. La lettera della Covisoc, infatti, era datata 28 febbraio, mentre la risposta dell’Agenzia è arrivata solo il 16 maggio, avvisando che i crediti dichiarati dal Brescia erano in realtà inesistenti. Il risultato? I playout sono congelati, l’incertezza è totale, e a circolare sono i soliti sospetti di una certa discrezionalità.Nel frattempo a Genova, Salerno e Frosinone regna il caos. Non solo per l’attesa della giustizia sportiva, ma anche per i conflitti d’interesse che emergono sui quotidiani locali. Il presidente della Covisoc Miele è originario di Aquino, provincia di Frosinone. Il responsabile licenze Figc, Valter Cafferata, è genovese e dichiarato tifoso della Sampdoria. È lecito chiedersi se la gestione dei verdetti sia effettivamente imparziale?Già nel 2023 la Sampdoria, appena retrocessa in Serie B, era stata salvata in extremis grazie all’intervento di Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi, che hanno ricapitalizzato il club a tempo di record. L’intervento fu necessario proprio per soddisfare le richieste Covisoc, che aveva posto condizioni stringenti sull’equilibrio patrimoniale. Senza quei milioni la Covisoc avrebbe potuto bloccare l’iscrizione, con conseguente esclusione dal campionato e avvio della liquidazione. Ancora una volta: è la Covisoc, non un’autorità governativa, a stabilire le soglie della sopravvivenza. E in questi giorni sembra di seguire il secondo tempo di un film già visto due anni fa, con la Sampdoria retrocessa sul campo in Serie C ma ancora in pista per restare in Serie B. Gabriele Gravina ha mantenuto saldo il timone anche in mezzo alla burrasca politica di questi ultimo anno e mezzo. Nel novembre del 2023 l’aveva spuntata, nominata Germana Panzironi alla presidenza della Covisoc. Quella nomina - Panzironi era stata presidente del Tar Abruzzo e figura storica della giustizia amministrativa - aveva subito sollevato polemiche per i potenziali conflitti d’interesse: la Covisoc valuta l’iscrizione delle società ai campionati, ma i ricorsi finiscono proprio davanti ai Tar. La situazione fu definita da molti «incompatibile», facendo aumentare i malumori tra le società di Serie A e B, già in rotta con una federazione sempre più centralizzata nelle mani dei fedelissimi di Gravina.Il caso portò alla luce le debolezze strutturali di un sistema dove le leghe professionistiche contavano poco o nulla in sede di voto, penalizzate da un equilibrio di potere alterato sin dall’era post-Calciopoli. La riforma Abodi avrebbe dovuto modificare tutto l’impianto. Ma in realtà a un anno di distanza la situazione è sempre la stessa. A metà del 2024 Gravina aveva accolto formalmente la riforma Abodi, lasciando che la Covisoc si dimettesse in blocco. Ma nemmeno pochi mesi dopo ha ricostituito l’organo con una nuova guida, senza perderne il controllo. La commissione statale è rimasta impantanata nella burocrazia, mentre la Covisoc - nel silenzio generale - ha continuato a operare come sempre. È una fotografia più che eloquente del calcio italiano: si annunciano le riforme, si annuncia che è tutto cambiato, ma il potere vero nel calcio resta dov’è. Cioè nelle mani di Gravina.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)