2022-09-17
Anche l’ex super pm tiene famiglia. Imbarazzo a 5 stelle
Cafiero de Raho (Imagoeconomica)
Nelle carte sul Miur le chat sul cognato di Cafiero De Raho assunto dall’imprenditore Bianchi. L’incontro con Palamara.Con la candidatura alla Camera dell’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho il Movimento 5 stelle cerca di tornare alle origini, con due dei suoi cavalli di battaglia: legalità e trasparenza. Ieri il leader di 5 stelle Giuseppe Conte era in tour elettorale a Reggio Calabria, dove, insieme a De Raho, ha incontrato una commerciante vittima del racket. Ma se la candidatura di De Raho è inappuntabile dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata, non sembra, invece, molto coerente con le battaglie anti casta portate avanti in passato dal movimento fondato da Beppe Grillo. A cominciare dai rapporti tra De Raho e l’ex presidente dell’Anm, nonché ex consigliere del Csm Luca Palamara, con cui condivideva la militanza nella corrente centrista di Unicost. Palamara è stato radiato dalla magistratura dopo essere stato accusato di aver ricevuto regali e utilità in cambio di favori, e di aver tentato di danneggiare chi aveva avviato un’indagine su di lui. Accuse, va ricordato, respinte in toto dall’ex presidente dell’Anm attualmente sotto processo. Per i messaggi scambiati con Palamara, Cafiero De Raho ha subito anche un procedimento disciplinare, che ha avuto migliore fortuna di quello contro l’ex collega, concludendosi con un’archiviazione. Ma vediamole queste conversazioni. Il 24 agosto del 2017, alle 18.31 Cafiero De Raho scrive a Palamara dicendogli: «Sono a piazza Esedra». I due si devono incontrare in piazza della Repubblica, conosciuta dai romani con il suo precedente nome, è a pochi minuti a piedi dalla sede del Csm, di cui Palamara era componente. L’ex pm però rinvia più volte l’appuntamento perché impegnato in una commissione e alle 19.44 scrive a uno spazientito De Raho: «Appena esco ti chiamo». Sentendosi rispondere: «Ma quando? Tieni conto che sono in piazza Esedra da quasi due ore. Non è tanto l’attesa quanto l’immagine che due autovetture blindate possono dare in questa piazza». E Palamara lo toglie dall’imbarazzo, sei minuti dopo, fissando un appuntamento in un elegante hotel poco distante: «Ci vediamo a Palazzo Montemartini, è proprio di fronte alla stazione». Ma che cosa avevano da dirsi i due di così importante da spingere l’allora procuratore capo di Reggio Calabria ad attendere il collega per due ore in mezzo alla strada dentro un’auto blindata? Ad agosto di quest’anno in un’intervista alla Verità, Palamara ha dato la sua versione sulla scena a cui avevano assistito i passanti cinque anni fa fuori dalla fermata Repubblica della Metro A: «In quel periodo era in ballo un incarico a presidente di sezione al Tribunale di Napoli per cui era in corsa la moglie». La moglie di Cafiero De Raho si chiama Paola Piccirillo è anche lei una toga, di Magistratura indipendente, giudice penale del tribunale di Napoli, nel 2021 è stata nominata membro della struttura tecnica per l’organizzazione del Csm. Uno dei due fratelli della donna è Raffaele Piccirillo, magistrato della corrente di Area, che nel governo uscente ha ricoperto il ruolo di capo di gabinetto del ministro della Giustizia Marta Cartabia. L’altro fratello, Daniele Piccirillo, compare invece nell’elenco delle assunzioni fatte dall’imprenditore Federico Bianchi Di Castelbianco su richiesta dell’ex capo di partimento del Miur Giovanna Boda agli atti dell’inchiesta per corruzione chiusa pochi giorni fa dalla Procura di Roma. Il nome di De Raho, che si è sempre detto all’oscuro della vicenda era già circolato nei mesi scorsi, nei verbali di interrogatorio di Valentina Franco, segretaria della Boda. Nel suo racconto la Franco aveva dichiarato che «Daniele Piccirillo dovrebbe essere il fratello della moglie di De Raho o forse il cognato». A Piccirillo nel 2020 risultano essere andate dodici mensilità da 2.000 euro, per un totale di 24.000 euro. Adesso, grazie agli ultimi atti depositati, è possibile ricostruire con precisione i momenti che hanno preceduto la firma del contratto del cognato del candidato dei 5 stelle, inserito nell’elenco delle assunzioni agli atti dell’inchiesta con l’altisonante cognome «Cafiero De Raho», ma senza alcun nome di battesimo specificato. Il 6 ottobre 2020, Valentina Franco scrive su Whatsapp a Chiara Calandriello, una collaboratrice di Castelbianco: «Chiara mi fai un favore entro le 12.30 mi serve sapere quale è la situazione di Piccirillo». Il 14 luglio, annotano gli investigatori del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza, la Franco aveva inviato alla Calandriello la «lista di persone i cui contratti devono essere prorogati per un altro anno, tra cui anche quello di Piccirillo Daniele», il quale nel 2019 aveva percepito dalle società riconducibili a Castelbianco 3.846 euro.Alla richiesta della Franco la collaboratrice risponde: «Sei giorni fa gli ho mandato la lettera di rinnovo per un anno, importo complessivo 24.000 euro (dall’1 ottobre 2020 al 30 settembre 2021), però, non me l’ha ancora rimandata firmata». Ma la Franco le mette fretta, visto che la Boda dovrebbe incontrare proprio la Piccirillo da lì a poche ore, e i finanzieri riassumono così il dialogo: «Franco Valentina esorta quindi Calandriello a contattare Piccirillo telefonicamente e aggiunge che “lei oggi vede la sorella”, riferendosi verosimilmente a Boda Giovanna e che aspetta la sua conferma per l’una tantum». Un messaggio che si conclude così: «Grazie! Poi aspetto tuo ok per Ut (una tantum, ndr)». Per gli inquirenti, «lei» è Giovanna Boda, mentre «la sorella» sarebbe, invece, la moglie di Cafiero De Raho. A verbale la Franco, rispondendo sul contratto a Piccirillo aveva infatti dichiarato: «Non so altro perché la Boda aveva contatti diretti con la moglie di De Raho e non me ne occupavo io». Sempre il il 6 ottobre, alle 13.24, la collaboratrice di Castelbianco scrive alla Franco rassicurandola: «Piccirillo mi ha appena rimandato la lettera di incarico firmata». Né Cafiero De Raho, né la moglie o i fratelli sono stati coinvolti dall’inchiesta, e dagli atti non emerge alcuna evidenza che fossero al corrente degli illeciti che secondo la Procura di Roma si nascondevano dietro ai 23 milioni di euro di appalti affidati alle società di Castelbianco. Ma i rapporti con la moglie di De Raho, rivelano, però quanto fosse ampia e importante la rete di relazioni che ruotava intorno all’incarico della ex capo dipartimento del Miur. Una rete che forse ha fatto sentire erroneamente la Boda e Castelbianco al riparo da qualsiasi rischio.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)