2022-04-03
Cade l’ultimo tabù: carri armati donati dagli Usa a Kiev. È la guerra infinita
Gli Stati Uniti, con l’ok di Berlino, invieranno 56 tank sovietici appartenuti alla Germania dell’Est. L’obiettivo è il contrattacco.Zelensky chiama, Biden risponde, l’Europa esegue, diventando sempre più parte attiva nella guerra al fianco dell’Ucraina. La svolta è l’invio all’esercito ucraino, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, di carri armati: come rivelato ieri dal New York Times, che ha citato un funzionario Usa, l’amministrazione americana guidata da Joe Biden «aiuterà a trasferire» carri armati di fabbricazione sovietica alle forze armate di Kiev. Si tratta, come ha precisato il sito The Waz Zone, di 56 carri armati Pbv-501, (ex Bmp-1) di fabbricazione sovietica, consegnati alla Germania Est ai tempi del Patto di Varsavia. Una volta unificata la Germania, questi carri armati sono diventati proprietà del governo di Berlino, che ha apportato degli aggiornamenti per avvicinare la tecnologia agli standard occidentali, e alla fine degli anni Novanta li ha venduti alla Svezia, che ha messo a punto ulteriori modifiche come ad esempio l’eliminazione dell’amianto dagli interni. Stoccolma li ha poi rivenduti a sua volta a una società della Repubblica Ceca, che ora li spedirà, con l’aiuto degli Usa, a Kiev. Per rivendere ad altri Stati armi di fabbricazione tedesca, c’è sempre bisogno dell’autorizzazione del governo di Berlino, che a quanto riporta la Reuters ha dato l’ok l’altro ieri. I carri armati che verranno dati a Kiev sono tutt’altro che all’avanguardia, ma i soldati ucraini sanno bene come utilizzarli, e quindi non avranno bisogno di particolare addestramento, come sarebbe accaduto invece se all’Ucraina fossero stati consegnati mezzi di combattimento di produzione occidentale. L’obiettivo degli Usa e dell’Europa è quello di consentire all’Ucraina di rinforzare le linee difensive sul fronte Sud orientale, intorno al Donbass, dove la Russia sta concentrando le sue forze dopo aver in qualche misura rinunciato ad assediare Kiev. L’invio di carri armati consentirà all’Ucraina, secondo fonti Usa, di condurre attacchi di artiglieria a lungo raggio su obiettivi russi nel Donbass, dove in questi giorni si sta concentrando il fuoco dell’esercito di Mosca, passando così al contrattacco per riconquistare i territori perduti. Sulla strategia di Vladimir Putin gli analisti si dividono. C’è chi pensa che l’assedio a Kiev sia stato solo un modo per tenere impegnate le truppe ucraine intorno alla Capitale, per poter agire con più efficacia sul fronte Sudest, quello delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, e della costa sul mar d’Azov, dove si trova Mariupol; secondo altri, invece, è stata l’efficacia della resistenza ucraina a costringere i russi ad abbandonare i propositi di conquistare Kiev ripiegando sul tentativo di piegare la resistenza stessa nel Donbass. «Le forze russe», ha spiegato Mykhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo quanto riporta il Moscow Times, «stanno effettuando un rapido ritiro dalle zone intorno alla Capitale Kiev e alla città di Chernihiv nel Nord dell’Ucraina ed è assolutamente chiaro che la Russia sta dando priorità a una tattica diversa: ritirarsi su Est e Sud». «Le forze russe», ha annunciato lo stesso Zelensky, «si stanno ammassando nel Donbass, verso Kharkiv, e si stanno preparando per attacchi ancora più potenti. Ora si stanno ritirando dal Nord dell’Ucraina in un modo lento ma evidente. Chiunque torni in questa zona deve stare molto attento. È ancora impossibile tornare alla vita normale, bisogna aspettare che la nostra terra venga bonificata». Bonificare, ovvero contrattaccare: la sensazione è che Zelensky e Biden non abbiano alcuna intenzione di imboccare seriamente la strada del negoziato, ma siano tentati dall’infliggere a Mosca una vera e propria disfatta militare, costringendo le forze russe alla ritirata da tutto il territorio ucraino. «Una vittoria della verità», ha argomentato a questo proposito Zelensky a Fox News, «significa una vittoria per l’Ucraina e gli ucraini. La domanda è quando finirà. Questa è una domanda profonda. È una domanda dolorosa. Oltre alla vittoria, il popolo ucraino non accetterà nessun risultato». Alla domanda su che cosa sia disposto ad accettare in un ipotetico accordo di pace, il presidente ucraino ha risposto: «Non scambiamo il nostro territorio. La questione dell’integrità territoriale e della sovranità è fuori discussione». Una strategia destinata ad allungare a dismisura i tempi del conflitto. Il Pentagono ha annunciato anche un’ulteriore fornitura di aiuti militari da 300 milioni di dollari all’Ucraina, portando a 1,6 miliardi i fondi erogati finora dalla difesa Usa per aiutare Kiev. Si tratta, in questo caso, di armi estremamente moderne e sofisticate: missili a guida laser, droni Switchblade con testate esplosive, droni leggeri di tipo Puma da ricognizione, blindati Humvees, mitragliatori, visori notturni, sistemi per le immagini termiche, sistemi di comunicazione tattica sicuri, servizi satellitari, attrezzature mediche, materiale per proteggere i civili contro eventuali attacchi chimici russi come maschere anti gas, tute protettive e altri equipaggiamenti. Del resto, la guerra costa: secondo i media di Kiev l’Ucraina spende circa 10 miliardi di dollari al mese per affrontare il conflitto. Tanto per rasserenare il clima, ieri Biden ha partecipato alla cerimonia di commemorazione del varo della Uss Delaware, un nuovo sottomarino a propulsione nucleare da attacco rapido.