2021-07-30
«Se cade Draghi, pronti i colonnelli»
Il green pass dà problemi e non certezze: come imporlo? Marcello Sorgi, vicino al Colle, scrive sulla «Stampa» che, in caso di sfiducia all'esecutivo, Sergio Mattarella potrebbe «mettere su un governo elettorale, forse persino militare». Chiaro il concetto?La fanno facile quelli del Qr code. Per loro basta appoggiare il quadratino su un lettore ottico e il gioco è fatto. Per loro il Quick response è un codice bidimensionale che ti semplifica la vita, un crittogramma che anzi te la salva, perché rappresenta il lasciapassare di una persona sana che può frequentare altre persone sane. Sì, avete capito: il Qr code è quella matrice che figura sul green pass e che tra pochi giorni bisognerà esibire per entrare in un ristorante e sedersi in un bar. Per loro, per quelli che la fanno facile, il Qr dovrebbe essere esteso a tutti, a quelli che prendono l'aereo come a coloro che si spostano su mezzi pubblici come treni e autobus. È semplice, dicono: tu appoggi il tuo green pass con il quadratino sul lettore dei tornelli e il gioco è fatto. Puoi salire sul treno sapendo che sei tra persone consimili, cioè vaccinate. Peccato che non sia così. La ragione principale è che i lettori dei codici ci sono solo in alcune stazioni e in alcuni aeroporti, cioè dove c'è un flusso maggiore di passeggeri: per gli altri, cioè per il grosso dei viaggiatori, in particolare dei pendolari, non c'è nulla di tutto ciò. Dunque, a controllare il green pass non sarebbero le macchine, ma gli uomini, e chiunque può immaginare l'affollamento che si registrerebbe. Nei giorni in cui le regioni erano rosse e non ci si poteva viaggiare, per prendere il treno si faceva la fila, perché all'ingresso era richiesta l'esibizione delle motivazioni del viaggio. Ma a quei tempi il numero dei viaggiatori era ridotto: ora che succederebbe? Non ci vuole molto a immaginare il caos. Così come non ci vuole molto a pensare che cosa accadrebbe se il green pass fosse necessario per salire su autobus e tram. Chi verificherebbe il certificato? I controllori? Ma, cari signori che la fate facile, fatemi il piacere: a Milano e Roma non riescono neppure ad appurare che tutti i passeggeri abbiano pagato il biglietto, figuratevi il resto.Tralascio i disagi di bar e ristoranti, che dovrebbero adibire un cameriere ai controlli, trascurando il bancone o la sala. Ed evito anche di addentrarmi nel dark web, cioè nel mondo oscuro dove i Qr code si falsificano e si vendono per poche decine di euro: non so se funzionino, se siano truffe o semplici modi per aggirare i controlli. Tuttavia, mi domando se il green pass sia proprio così necessario come ci vogliono fare credere. A vedere cosa ne pensano i Paesi a noi vicini si direbbe di no. Nessuno, dalla Francia alla Spagna, passando per la Gran Bretagna, si fida del Qr code. Provate a imbarcarvi per Parigi e vedrete che nonostante il green pass vi sarà richiesto un tampone eseguito un giorno prima. E lo stesso vi capiterà se siete in partenza per Madrid. Cioè, all'estero non ritengono che il Qr code sia una garanzia tale da escludere che il viaggiatore abbia il Covid. Già, perché il problema è tutto qui. A differenza di ciò che si vuole far credere, il vaccino protegge il vaccinato ma non chi non lo è. Anzi, come ha spiegato Anthony Fauci, l'uomo che negli Stati Uniti è responsabile della campagna anti coronavirus, chi è stato vaccinato può avere la stessa carica virale di chi non lo è, anche se non ha alcun sintomo. Detto in parole povere, al ristorante anche con il green pass si può contagiare ed essere contagiati. In pratica, se il green pass è la misura che deve impedire il contagio e spingere le persone a vaccinarsi, non solo è di difficile applicazione e lascia scoperti molti luoghi dove le persone si assembrano, ma è anche poco sicuro, perché dà una certezza di essere immuni che non c'è. Dunque, che si fa? Come si si spinge il gregge degli scettici nei confronti del vaccino verso l'immunità di gregge? Ieri sulla Stampa Marcello Sorgi, che nonostante la statura talvolta somiglia più a un corazziere che a un commentatore, una soluzione l'ha prospettata, facendo sintesi di ciò che sta accadendo, ossia delle rivolte in casa 5 stelle per la riforma della Giustizia e delle manifestazioni in casa leghista contro il green pass. Secondo l'editorialista dal 3 agosto, con l'inizio del semestre bianco, la rissosità dei partiti potrebbe aumentare e Mario Draghi si potrebbe stancare e magari anche dimettere. A questo punto che succederebbe, si chiede Sorgi? «Mattarella lo rinvierebbe immediatamente alle Camere, mettendo i partiti di fronte alle loro responsabilità». E se neanche questo bastasse? «Se in un intento suicida, gli stessi responsabili delle dimissioni insistessero per mandare a casa il banchiere, giocandosi la fiducia dell'Europa e i miliardi di aiuti di cui sopra, al Presidente della Repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com'è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi». Insomma, Parlamento avvisato, mezzo salvato. Del resto, la Tunisia insegna.
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