
La scena ripresa e trasmessa migliaia di volte è lo spot migliore per convincere gli africani a non affrontare i viaggi della follia.Sono tra le persone ingiuriate dal buon Massimo Cacciari, nauseato dalla nostra cattiveria, dalla nostra disumanità, perché non ci siamo indignati davanti a una nave da cui 200 uomini non potevano scendere sul suolo italiano, avendo peraltro il permesso di andarsene in altri luoghi, la Libia, per esempio, e qualsiasi nazione desiderasse accoglierli levandoli dall'imbarazzo. Su quella nave nessuno era in pericolo, le condizioni erano serenamente accettabili, come ci ha informato il capitano della nave. Se trattenere quegli uomini è stato un reato, tutte le nazioni che non sono intervenute per impedire il reato, non dovrebbero essere considerate corresponsabili? E sono una persona che ritiene che avere fermato quella nave sia stato un gesto fondamentale.Non conosco abbastanza la legge per capire se l'accusa di sequestro di persona possa avere un senso o no, ma conosco abbastanza la logica per affermare che c'era la legittima difesa, la necessità di salvare vite umane, quelle degli africani che non partiranno più e quindi non moriranno più annegati o nel deserto. Le foto di quella nave ferma, non voluta, stanno facendo il giro dell'Africa, chiarendo a migliaia, centinaia di migliaia di persone, a milioni di persone, che in Italia e in Europa non c'è più posto. Noi dobbiamo il disastro attuale ai video della gerarchia cattolica a Lampedusa, delle signore Laura Boldrini o peggio, quello della signora Emma Bonino che alla televisione araba Al Jazira ha spiegato che l'Italia ha bisogno di 1,6 milioni di immigrati all'anno. Questi video, mostrati dalle organizzazioni di tratta criminale, stanno spingendo i giovani africani a dissanguare le famiglie, a vendersi, a rischiare la vita e trovare la morte. La nave ferma, nessuno che vuole i migranti: questa scena ripresa e ritrasmessa milioni di volte può salvare vite preziose, può evitare che l'Italia, che non è in grado di assistere nemmeno i propri terremotati, che quest'inverno faranno il terzo anno in una roulotte o in una casetta prefabbricata, che perde 200.000 propri cittadini laureati o diplomati che vanno all'estero a trovare lavoro, si dissangui per ospitare centinaia di migliaia di persone cui non è in grado di dare un futuro degno di un uomo ( lavoro, inserimento sociale) sottraendoli a un continente dove avevano un futuro.La cifra di 4 miliardi l'anno, secondo i dati del governo Renzi quanto spendiamo per i migranti, è enormemente approssimata per difetto. Calcola solo l'assistenza primaria e i centri di accoglienza, e poco altro. La mendicità fornisce alla mafia nigeriana che la gestisce circa 2 miliardi, non sappiamo quanto fornicano lo spaccio e lo sfruttamento della prostituzione, e altri tipi di delinquenza, ma sono comunque cifre sottratte. Mentre la mafia impera a Sud e la 'ndragheta a Nord, poliziotti sono impiegati in azioni di riconoscimento. Le prestazioni sanitarie completamente gratuite, come è giusto, gravano su un sistema sanitario sempre più povero. Inevitabilmente, data la mancanza di lavoro, e data la presenza della mafia nigeriana, molti finiscono a fare da manovalanza allo spaccio, e sono persone che nei loro Paesi di origine non violavano la legge, sono dati innegabili. Cifre enormi costa il carcere, e le carceri sono rese invivibili dalla sovrappopolazione e dalla convivenza in luoghi stretti di lingue e culture diverse, cifre enormi costa il vandalismo, un treno sulla tratta Finale Torino, un traghetto sulla tratta Sardegna Civitavecchia con arredi completamente distrutti con i passeggeri in ostaggio per ore terrorizzati. Costano le cure mediche a controllori ridotti per tutta la vita sulla sedia a rotelle, come Luana Zaratti, venticinquenne, aggredita con una violentissima testata da un cittadino egiziano, oltretutto scandalizzato che una donna osasse rivolgersi a lui in maniera severa, o che si sono trovati con un braccio amputato da un machete.Anche il signor Innocent è bravino a maneggiare un machete: la sua presenza in Italia ci è costata un po' di spaccio, due trolley e sembrerebbe niente altro se proviamo a giudicare dalla calma con cui personaggi politici, ma anche magistrati hanno affrontato la cosa. Tra l'altro una cinquantina di «migranti» stremati dal viaggio, secondo la narrazione delle signore Boschi e Boldrini, in una terra sconosciuta, dove avevano assicurati letti caldi, pasti freschi e gelati, sono scomparsi subito, dimostrando a chi ancora avesse dei dubbi che c'era una rete ad accoglierli e aspettarli, che nulla di quanto successo è spontaneo. L'Europa si irrita che non siano stati messi in condizione di non andarsene, che dovrebbe essere un sequestro di persona, che tradotto in parole povere vuol dire: che non mi arrivino in Francia o Germania.Sono certa che l'islam sia una religione di pace, sono certa che ognuno di quelli che sbarcano vuole solo amarci, sono certa che la mafia nigeriana è un minuscolo problema marginale, e che un po' di spaccio potrebbe far bene alla nostra economia, conosco le statistiche che mi dicono che gli uomini italiani sono responsabili del 60% di stupri e gli immigrati il 40, quindi gli italiani stuprano di più, certo, ma, appunto, abbiamo già una criminalità nostra florida e varia, non aggiungiamone. Inoltre, se gli stranieri sono l'8 % della popolazione e sono responsabili del 40% degli stupri, se i numeri non sono un'opinione allora stupra il 700%, come è inevitabile che sia con una massa di uomini soli, senza il controllo sociale della propria società. Quando ho fatto il medico nella regione meridionale dell'Etiopia, il Sidamo, finito di lavorare in ospedale andavo a camminare da sola, con addosso scarpe da ginnastica, maglietta, jeans, orologio, fede d'oro, macchina fotografica. Andavo senza nessun timore, perché l'altissimo rispetto della cultura, copta, del Sidamo per le donne, rendeva quelle campagne un posto sicuro per qualsiasi donna, per me, per le ragazzine che portavano gli armenti al pascolo. Era un luogo di pace e di etica. Ora, se devo traversare una stazione col buio, la presenza di uomini sradicati, soli, disperati, senza donne, senza controllo sociale, sbandati, mi fa paura.Noi che amiamo l'Italia vogliamo che nessuno possa entrare nel nostro Paese senza documenti, senza la possibilità di essere integrato da un lavoro. Noi che amiamo l'Africa, che abbiamo combattuto per lei, che sappiamo che potenzialità straordinarie abbia, come possano essere magnifici e straordinari i loro uomini quando si battono sulla loro terra per la loro terra, con le loro donne, le loro madri e i loro figli vicino, non tolleriamo più di vedere queste vite buttate nella morte nel Sahara o nel Mediterraneo o peggio, in giorni e anni di nullafacenza, di mendicità di spaccio.In questo link (www.rightsreporter.org/migranti-ne-muoiono-piu-nel-deserto-nel-mediterraneo) si può scoprire che i migranti che buttano via le loro vite nel folle sogno di raggiungere un Paese ricchissimo che li ama e che desidera intensamente mantenerli, sono probabilmente il triplo di quelli che muoiono nel Mediterraneo, dati probabilmente approssimati per difetto. Che l'Italia sia ricchissima, che li voglia, che agogni a mantenerli è la vulgata dei trafficanti, confortata dai video delle autorità religiose e politiche. Per fare quel dannato viaggio occorrono dai 3.000 agli 8.000 dollari, una cifra difficile per molte famiglie italiane, folle per una famiglia africana. Con una cifra del genere in Africa si comprare una mandria, si mette su una bottega o un'officina. Quindi la gente depreda le famiglie, le immiserisce, con questo sogno demente. «Se sopravvivo, poi mi danno 30 dollari al giorno», dicono ai familiari, pensando ai i famosi 35 euro, che i trafficanti affermano verranno dati direttamente a loro, «ve ne mando 20, saremo ricchissimi». E quelli che non hanno niente da vendere? Vendono sé stessi alla mafia nigeriana: restituiranno in proventi di spaccio, rapina o prostituzione, diventano aguzzini degli altri migranti, oppure, ci dicono, prendono il denaro da nazioni estere, Quatar e Arabia Saudita. In cambio di cosa? Ai tre uomini che muoiono nel deserto se ne aggiungono altri due uccisi dalla criminalità che queste cifre folli stanno facendo nascere in Africa, alla potenza che ha assunto grazie a questo fiume di denaro la mafia nigeriana.Vengono al 90% maschi in età militare, la parte più forte della popolazione. Per ogni uomo qui a mendicare o stare appollaiato su una panchina, o peggio, c'è una donna sola. In Africa le donne sole non campano. Questa donna o diventa la seconda o terza moglie di un vecchio ricco o finisce nella miseria o peggio. Per noi questi uomini sono un peso non più sopportabile, le loro nazioni di origine hanno bisogno disperato di loro. Fermare quegli uomini per pochi giorni su una nave può essere stato fondamentale per salvarne centinaia di migliaia di altri da un viaggio folle dove si rischia la vita per venire a mendicare. Noi che amiamo l'Africa sappiamo che ha bisogno di tutti i suoi uomini. Noi che amiamo gli africani non tolleriamo più di vedere le loro vite buttate.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





