2022-08-19
La caccia allo straniero è il flop della sanità
Roberto Speranza si erge a paladino del servizio pubblico. Difficile credergli, visto lo stato in cui versano assistenza territoriale, ambulatori, ospedali, stremati dalla carenza di personale. I dem sono insensibili al problema. E costringono a reclutare camici bianchi all’estero.«Per me la linea è stata sempre “prima di tutto il diritto alla salute”», ha avuto il coraggio di sostenere Roberto Speranza, nell’intervista di mezz’agosto sulla Stampa. «Siamo quelli che difendono la sanità e la scuola pubblica», ha declamato, attribuendo agli uomini di sinistra una prerogativa clamorosamente smentita dai fatti. Accantoniamo, in questo contesto, la questione scuola. Concediamoci, per una volta, una pausa nel riaffermare i disastri combinati dal ministro della Salute e dai suoi tecnici nella gestione di più di due anni di pandemia e pensiamo «solo» a come sono ridotti ospedali, ambulatori medici, assistenza territoriale.Il Covid non fa aumentare i ricoveri in reparto e nelle terapie intensive, eppure non c’è azienda sanitaria che non sia in affanno per mancanza di dottori e infermieri. Due giorni fa, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha annunciato di aver firmato un accordo con la società statale del governo cubano per avere 497 camici bianchi. «In tutte le Regioni stanno facendo di tutto per reclutare medici, ma non ci riescono», è stata la sua ovvia considerazione, e che per «garantire il diritto alle cure ai cittadini calabresi» urgeva trovare una soluzione. «Secondo me è meglio utilizzare temporaneamente medici specializzati provenienti da un sistema sanitario eccellente», ha concluso, sconfessando in poche parole l’operato di Speranza e lo stato di salute della nostra sanità pubblica, che deve guardare a Cuba per trovare bravi professionisti. Eppure alternative ci sarebbero. Pierino Di Silverio, neo eletto segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici e della dirigenza sanitaria, e Giammaria Liuzzi responsabile Anaao giovani, richiamano l’attenzione su normative non utilizzate. «Se in Calabria, come nel resto dell’Italia, qualcuno ha ancora a cuore lo stato degli ospedali pubblici, stremati dalla carenza di medici, come di altre figure professionali, eviti soluzioni ad effetto e usi le leggi dello Stato per richiamare l’Università ai suoi doveri insieme con la leva retributiva a favore dei medici in servizio, l’ultimo pilastro per evitare la bandiera bianca e il deserto sanitario», fanno sapere. I rappresentanti sindacali ricordano che «l’Università di Catanzaro boicotta il reclutamento di oltre 650 specializzandi nelle strutture sanitarie calabresi» e protestano, perché non è possibile che si spendano per medici stranieri «3.500 euro metti al mese, più 1.200 euro di rimborso spese più benefit vari», senza contare la necessità di formazione aggiuntiva, la diversità di lingua, «problemi medico legali e la non semplice integrazione in un sistema di cure sostanzialmente diverso da quello cubano». Non sono episodi isolati. A febbraio, la Regione Friuli Venezia Giulia aveva approvato l’assunzione di personale sanitario anche di provenienza non Ue, con titolo di studio non riconosciuto dal ministero della Salute italiano. «In questo modo possiamo assicurare l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza», nelle strutture pubbliche, private o accreditate con il sistema regionale, spiegava il vice governatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi. Aggiungeva: «Siamo convinti che questo strumento fornito dalla decretazione d’urgenza possa fornire una adeguata risposta alla grave carenza di personale». Fino al prossimo 31 dicembre, sono dunque consentite le assunzioni di stranieri e lo stesso accade in Veneto, per infermieri e Oss con qualifica ottenuta in Paesi esteri. In Emilia Romagna, anche dopo il termine dello stato di emergenza dello scorso 31 marzo, rimangono aperte le porte per medici, infermieri e operatori sanitari provenienti da altri Paesi. Domande accolte fino al prossimo 31 dicembre, selezione e assunzione operata strutture sanitarie pubbliche e private accreditate. Maggior incentivi, il superamento dei tetti di spesa sulle assunzioni del Ssn, contratti che diano valore e riconoscano le professionalità aiuterebbe a trovare personale italiano, che spesso preferisce andare altrove. «La vicina Svizzera sta assumendo in maniera importante», segnala su La Provincia il segretario della sanità pubblica della Uil del Lario, Massimo Coppia, lamentando una situazione grave anche perché «la programmazione dei corsi di formazione è mancata a lungo a livello centrale». Risultato, mentre cinque anni fa al concorso per infermieri di Asst Lariana si erano presentati in 3.500, e oltre 2.000 nel 2019, nel 2022 i candidati erano 299. Agli scritti si sono presentati appena 68, ma i posti disponibili sono appena due, quando il fabbisogno è enorme. Uno studio condotto da Fiaso con il supporto di Sda Bocconi ha calcolato che edntro il 2024 andranno in pensione 35.129 medici, 58.339 infermieri e altri 38.483 professionisti sanitari, e che le poche assunzioni non colmeranno il baratro che si sta allargando nella sanità pubblica, con circa 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione. Solo nel Pronto soccorso mancano 4.500 medici. Per come sta a cuore la sanità al ministro Speranza, dovremmo cercarli tutti all’estero?