2021-08-02
Siamo già prigionieri del green pass
Tra i guariti senza foglio, vaccinatori in vacanza, certificati falsi, privacy a rischio, la nostra libertà è in mano a un sistema fallato Inizia la settimana del green pass: venerdì prossimo, 6 agosto, in Italia il certificato vaccinale diventerà obbligatorio per fare praticamente qualunque cosa. Chiunque abbia più di 12 anni dovrà esibirlo per accedere a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale bingo e casinò, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici, per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti, a piscine, palestre, e centri benessere, sempre al chiuso, e pure per partecipare a concorsi pubblici. Nelle prossime ore il governo (ma la Lega è contraria) potrebbe estenderlo anche a navi, aerei e treni a lunga percorrenza. Una sorta di permesso di vivere una vita normale, sostanzialmente.Il dibattito tra favorevoli e contrari è rovente, ma c'è un tema trascurato: comunque la si pensi, il green pass, per come è stato concepito e realizzato dal governo, fa acqua da tutte le parti. Le falle nel sistema sono innumerevoli e rischiano di provocare confusione, problemi, proteste e pure cause di risarcimento contro lo Stato. Iniziamo dal caso dei cosiddetti «guariti», ovvero dei cittadini italiani che hanno avuto il Covid, ne sono usciti e quindi sono ben forniti di anticorpi. L'attestato di guarigione negli ultimi 6 mesi è una delle 3 condizioni per ottenere il green pass (che in questo caso ha una validità di 6 mesi), insieme alla vaccinazione (validità 9 mesi) e al possesso di un test molecolare o antigenico rapido negativo effettuato nelle ultime 48 ore (dura 2 giorni). I problemi per i guariti sono di due tipi. Il primo è rappresentato dalla estenuante lentezza della burocrazia: occorre infatti attendere che il certificato di guarigione venga trasmesso a livello centrale dal medico curante o dall'Asl di appartenenza attraverso l'inserimento dei dati nel Sistema tessera sanitaria. Sono già migliaia i cittadini esasperati dal fatto di non riuscire a ricevere il green pass, e non manca chi promette ricorsi e cause civili contro lo Stato. Altro problema: il green pass per i guariti vale 6 mesi, ma chi ha avuto la malattia potrebbe aspettare anche un anno prima di vaccinarsi, perché è già dotato di anticorpi. Dunque, il paradosso sarà che pur di avere il certificato dovranno sottoporsi alla vaccinazione centinaia di migliaia di persone che non ne avrebbero alcuna necessità. Passiamo a un altro fronte: quello delle falsificazioni e delle falle nel sistema dei controlli. Nel deep Web si trovano già offerte di certificati cartacei e Qr code contraffatti. Ovviamente acquistare un green pass falso è un reato, ma considerato che nella maggior parte dei casi i controlli sono affidati a dipendenti di aziende private, come ad esempio i ristoranti, sarà molto difficile imporre l'esibizione del documento di identità al cliente che esibisce un Qr code dal proprio telefonino. Risultato: con il green pass di un'altra persona sarà semplicissimo accedere ai luoghi riservati a chi è in possesso del certificato. La stessa App destinata al controllo, «VerificaC19», può essere alterata da un esperto e trasformata in un dispositivo che non solo fa risultare valido qualunque Qr code, anche tarocco, ma soprattutto può essere in grado di acquisire in maniera fraudolenta i dati di chi lo esibisce.Un rischio serissimo: non a caso lo stesso garante della privacy ha invitato i cittadini a non pubblicare sui social la foto del Qr code. Parliamoci chiaro: un certificato così importante, senza il quale sono sostanzialmente limitati i diritti costituzionali degli italiani, dovrebbe avere livelli di sicurezza informatica altissimi, e invece è un colabrodo in balia dei criminali della rete. Criminali che proprio ieri hanno dato una ennesima dimostrazione di poter fare quello che vogliono: un potente attacco hacker ha infatti colpito al centro elaborazioni dati della Regione Lazio, provocando la sospensione delle prenotazioni dei vaccini. «È un attacco hacker molto potente», ha commentato l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, «molto grave. È tutto out. È sotto attacco tutto il ced regionale. Per motivi di sicurezza i sistemi sono stati disattivati». La Procura di Roma, attraverso la Polizia postale, sta indagando sull'accaduto: si tratterebbe di un ransomware, un malware che limita l'accesso al dispositivo che colpisce, richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere la limitazione. Non mancano casi come quelli della Puglia e del Piemonte, dove a cavallo di ferragosto gli hub vaccinali resteranno chiusi, circostanza che potrebbe determinarsi anche in altre zone d'Italia. Eppure ieri mattina il commissario straordinario per l'emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha annunciato che il 60% degli italiani con più di 12 anni è stato vaccinato, e che l'immunità di comunità sarà raggiunta entro la fine di settembre, con l'80% della popolazione italiana vaccinata. Dati che potevano permettere una gestione della questione green pass più equilibrata, più sicura e più improntata al buon senso. A questo punto vale la pena affidare le nostre libertà costituzionali a un documento che è soggetto alle bizze della burocrazia e ai pericoli del Web e delle violazioni digitali? Vale la pena correre il rischio di rimanere prigionieri? Domande ovviamente retoriche che purtroppo a molti sfuggono.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.