2021-01-20
Renzi suonato, Conte bollito
Giuseppe Conte e Matteo Renzi (Getty Images, Ansa)
Cari lettori, sono convinto che ieri molti di voi abbiano sperato in un regalo e cioè che Giuseppe Conte in Senato non riuscisse a raggiungere i numeri necessari a conservare la poltrona. Purtroppo, com'era ampiamente prevedibile, almeno per noi, il presidente del Consiglio ha strappato qualche voto fra le forze di opposizione, tra i parlamentari parcheggiati nel limbo del gruppo misto e tra i senatori a vita, ottenendo una maggioranza, anche se relativa. Piuttosto che andare a casa, alcuni onorevoli hanno preferito disonorare il proprio mandato e passare da destra a sinistra, mentre altri, pur se ripudiati con ignominia, hanno colto l'occasione al balzo per riaccreditarsi come «responsabili». Niente di cui stupirsi: di voltagabbana il Parlamento ha sempre abbondato.Ricordavo pochi giorni fa un parlamentare missino con il quadro di Mussolini in corridoio che si ritrovò a fare il sottosegretario del primo governo comunista della storia d'Italia, ossia quello di Massimo D'Alema. In questa occasione, fra i costruttori della nuova maggioranza di stelle rosse poteva dunque mancare un'ex militante della Cisnal, cioè del sindacato che negli anni Settanta la sinistra liquidava con disprezzo come fascista? Ovvio che no e perciò, a colmare la lacuna, onde tenere in piedi il governo Conte, ha provveduto Renata Polverini, indimenticata segretaria dell'Ugl, dimenticata governatrice del Lazio e immortalata ballilla con un braccio teso in un saluto romano. I maligni dicono che l'abbia fatto per la poltrona, ma i più teneri invece accreditano una storia a lieto fine, ovvero un amore parlamentare, nato tra i banchi di Montecitorio, con un onorevole del Pd. I due smentiscono, ma la favola rosa ha già oscurato la favola nera del Conte ter, ossia della versione 3.0 (lo zero sta per i risultati conseguiti nell'ultimo anno e mezzo) dell'avvocato di Volturara Appula, il quale cambia la sua maggioranza con la stessa frequenza con cui cambia la pochette nel suo taschino. La capriola di Polverini e di altri impolverati onorevoli che fino a ieri erano confinati nel sottoscala del Palazzo, ovviamente amareggia tutti coloro che tifavano per la caduta del governo e per le elezioni. Sapere che anche stavolta agli italiani sia stato negato il diritto di scegliersi da chi essere governati in nome di astrusi principi di stabilità, non può che far riflettere sullo stato della democrazia nel nostro Paese. Mentre in Olanda si vota anche per un sussidio sbagliato, da noi non si ritorna ai seggi neppure se i sussidi non sono mai arrivati, ma sono stati imboscati dall'inefficienza di una macchina amministrativa che non risponde mai a nessuno. Migliaia di persone, nell'anno della pandemia, non hanno ricevuto un euro di ciò che era stato promesso, ma invece di tirare le somme della malagestione di un'emergenza, il governo preferisce tirarsi fuori dalle polemiche, scaricando le proprie responsabilità. No, Palazzo Chigi e dintorni non hanno nessuna colpa, prova ne sia che né lunedì né ieri, nelle sue «comunicazioni» al Parlamento, Giuseppe Conte ha sentito il dovere di chiedere scusa. Secondo il presidente del Consiglio, il suo governo non ha commesso errori, ma ha solo raccolto successi.Tuttavia, cari lettori, se i risultati della votazione grazie ai voltagabbana, ancora una volta hanno deluso le vostre aspettative, ci sono almeno due motivi per rallegrarsi e per non vedere tutto a tinte fosche. Il primo motivo riguarda Matteo Renzi, il quale è partito per rottamare il presidente del Consiglio e poter condizionare il futuro governo ed è finito rottamato. Lo so, il senatore semplice di Scandicci doveva essere liquidato già quattro anni fa, ma nonostante il referendum costituzionale dovesse indurlo a cambiare mestiere, lo abbiamo avuto di nuovo fra i piedi, prima come segretario del Pd e poi, addirittura, come capo di un partito della maggioranza. Con un'operazione di trasformismo capace di far impallidire anche Renata Polverini, Renzi è passato da fiero oppositore dell'alleanza con i 5 stelle a fiero sostenitore della stessa. Un'operazione da lui chiamata mossa del cavallo, ma che a distanza di 18 mesi si dimostra la mossa del citrullo, ovvero di un signore abituato dai voli privati a volare tanto alto da aver perso i contatti con la terra. Renzi voleva mandare a casa Conte, ma invece ha finito per mandare a casa sé stesso.Se questa è la prima buona notizia della giornata, ce n'è anche una seconda e riguarda Conte. Il pavone di Palazzo Chigi, in questi giorni è stato costretto ad abbassare le penne, dichiarandosi pronto a mollare la delega sui servizi segreti e pure la cabina di regia sui fondi europei. È vero, il presidente del Consiglio non ha perso la poltrona, ma pur rimanendo alla guida del governo, ha perso quella sua aria di signor facciotuttoio che lo ha accompagnato in questi mesi. Dai pieni poteri del dpcm, Conte è passato ai mezzi poteri del pcmpt, ossia presidente del Consiglio pro tempore. Ovvio, saremmo stati più contenti se sia Renzi che Conte avessero fatto le valigie, ma con uno fuori gioco e l'altro dimezzato abbiamo un motivo di sperare che non tutto sia perduto.