Società danneggiata da problemi legati a commesse pubbliche, come la piastra di Expo e il Mose di Venezia. Tutto il comparto costruzioni soffre: questa è la terza big italiana a portare i libri in tribunale in pochi mesi.Un'altra azienda di costruzioni finisce con il portare i libri in tribunale, ancora una volta a causa delle inadempienze dei committenti pubblici. Sabato scorso è stata la volta dell'impresa di costruzioni Mantovani spa, che ha chiesto al tribunale di Padova domanda di concordato in continuità aziendale. A spingere la società alla decisione è stato «l'acuirsi della situazione di tensione finanziaria» per i «mancati incassi degli ingenti crediti che la società vanta nei confronti dei committenti Consorzio Venezia nuova (il concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia, tra cui il Mose, ndr) ed Expo 2015, unito a comportamenti da parte degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia nuova divenuti sempre più ostili e conflittuali». La motivazione principale della decisione di Mantovani è quella di «garantire il rispetto dei diritti dei creditori» e lo «svolgimento ordinato ed efficiente della composizione della crisi aziendale», ma il peso dei mancati introiti per grandi appalti come quello del Mose e quello per la piastra espositiva di Expo 2015 è stato notevole. Per quanto riguarda il Mose avrebbe pesato anche l'ostilità degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia nuova, che avrebbe portato a «pregiudicare la continuità societaria delle imprese socie del consorzio» con «la sostanziale interruzione dei lavori, e messo a rischio il regolare completamento dell'opera». In gioco, oltre al destino della società, c'è quel 6% di lavori che manca per il completamento del Mose, l'opera che dovrebbe difendere Venezia dall'acqua alta. La decisione dell'azienda punta a un accordo di ristrutturazione del debito. In questo percorso, dal 1° agosto il ramo costruzioni della Mantovani è stato preso in affitto dalla Coge costruzioni generali srl, che ha costituito la newco Cogemantovani spa.Proprio questa nuova società dovrebbe continuare i lavori del Mose, in conflitto con i commissari straordinari che gestiscono il Consorzio dopo l'inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolto, tra gli altri, l'ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita. Inoltre, il piano di Mantovani prevede la continuità aziendale di altri progetti assieme all'incasso di crediti pregressi e alla dismissione di attivi immobiliari e di partecipazioni. Quale che sia la conclusione della vicenda, resta un dato di fatto: il settore delle costruzioni è in crisi. Mantovani è solo l'ultima di una serie di aziende italiane che nei mesi scorsi hanno chiesto il concordato: a gennaio era stata la volta di Condotte e il mese scorso era toccato ad Astaldi, schiacciata sotto il peso di 2 miliardi di debiti, mentre altri gruppi come Trevi e Cmc sono in difficoltà. Pochi giorni fa Salini impregilo, il primo gruppo italiano del settore, è uscita allo scoperto con una manifestazione di interesse per Astaldi: l'ipotesi era già circolata in ottobre, ma solo ora la società ha rotto gli indugi, presentando una «manifestazione di interesse preliminare e non vincolante concernente le attività collegate al settore costruzioni, al fine di proseguire gli approfondimenti finalizzati a valutare le potenzialità di un'integrazione industriale coerente con i propri obiettivi di disciplina finanziaria». Salini impregilo sarebbe quindi interessata solo alle attività di Astaldi nel campo delle costruzioni, escludendo le attività delle concessioni. Sul tavolo ci sarebbe l'opzione di una newco dove far confluire l'80% delle attività di Astaldi, a cui rimarrebbero le concessioni, immobili e altre attività, oltre a passività per 1 miliardo da ridurre tramite dismissioni. Sull'operazione non mancano però le perplessità: secondo S&P l'offerta di Salini impregilo potrebbe essere negativa per gli impatti sul debito e sui rating del gruppo. S&P vede uno «spazio limitato nei rating su Salini per assorbire qualsiasi acquisizione finanziata con debito» e una tale scelta potrebbe esercitare una «pressione significativa» sui giudizi sul debito. «Per preservare i suoi parametri di credito», secondo S&P, Salini dovrebbe utilizzare la maggior parte dei 555 milioni di dollari provenienti dalla vendita della filiale Plants and paving di Lane construction.
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






