2023-07-07
Buche, gradini, guasti. La Milano di Beppe Sala se ne frega dei disabili
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Nostro tour lungo le vie del centro: chi ha un handicap, o un genitore con un passeggino, trova solo ostacoli. Impossibile prendere un tram. Buche pericolose, terreni sconnessi, radici di alberi sporgenti, strisce pedonali che finiscono contro uno o più gradini. E poi ancora: pavé irregolare, monopattini abbandonati sulle rampe dei marciapiedi o ascensori fuori servizio. Imbattersi in una barriera architettonica a Milano, oggi, è fin troppo semplice e frequente. Non solo per chi soffre di disabilità fisica ed è costretto a muoversi sulla sedia a rotelle, ma anche per anziani, genitori con il passeggino o chiunque sia in condizioni di mobilità ridotta. Persone per cui la città più innovativa e internazionale d’Italia, sempre molto attenta a non rimanere indietro sull’aspetto legato al green e all’ecologia, riserva diversi luoghi off limits. Per accorgersene, non è necessario fare un giro in periferia: è sufficiente una passeggiata in centro. L’ostacolo si trova quasi a ogni angolo della strada. In Stazione Centrale, per esempio, l’attraversamento pedonale che collega la fermata dei taxi all’ingresso dello scalo presenta, ai due estremi, marciapiedi con scivoli irregolari. Rampe talvolta ostruite anche dall’incuria della gente che abbandona a casaccio i monopattini elettrici che impediscono, di fatto, il passaggio a chi si muove sulla sedia a rotelle. Sempre in Stazione Centrale, ci è stato segnalato come i nuovi bagni a emissioni zero non siano accessibili a causa delle porte automatiche troppo strette. Nel capoluogo lombardo gli investimenti sulla sharing mobility sembra proprio non siano andati, almeno fino a questo momento, di pari passo con l’inclusività verso i disabili. L’esempio emblematico lo si può trovare tra San Babila a Porta Venezia. In pieno centro, dunque. Qui la maxi pista ciclabile voluta dall’amministrazione Sala tra i parcheggi e il marciapiede, ha fatto sì che un disabile che posteggia in corso Venezia, una volta fuori dalla propria auto si trovi sia a destra sia a sinistra in mezzo alla carreggiata: da un lato macchine e motorini, dall’altro biciclette e monopattini che sfrecciano giorno e notte. Per non parlare, poi, della modernissima piazza Gae Aulenti, in zona Porta Nuova, dove fino a pochi giorni fa è rimasto fuori servizio l’ascensore. A proposito di ascensori, esiste il tema relativo ai mezzi di trasporto pubblico. A oggi, come si può leggere sul sito dell’Atm, su cui è possibile consultare una pagina contenente informazioni dedicate a chi ha problemi di disabilità motoria, la maggior parte della rete metropolitana è servita da ascensori e/o montascale. Ma se tutte le stazioni delle linee M3, M4 e M5 sono servite e accessibili, qualche problema ancora esiste sulla M2, la linea verde che va da Assago/Piazza Abbiategrasso a Cologno Nord/Gessate. «Stiamo lavorando per costruire nuovi ascensori e infrastrutture di accessibilità in diverse stazioni in direzione Gessate», si legge sul sito di Atm. L’azienda sta piano piano cercando di coprire tutte le fermate. Lo scorso febbraio sono stati installati gli ascensori in sei stazioni, Cimiano, Vimodrone, Cassina de’ Pecchi, Bussero, Gorgonzola e il capolinea Gessate, portando a 27 su 35 le fermate della M2 dotate di un elevatore. Dove ancora manca, oltre alle fermate più periferiche di Cascina Antonietta, Villa Pompea, Cascina Burrona. Cologno Centro e Cologno Sud, è in tre stazioni del centro, ovvero Caiazzo, Moscova e Lanza. Spostandosi sulla M1, invece, la linea rossa che collega Rho Fieramilano/Bisceglie a Sesto Fs, le fermate off limits per i disabili sono ancora 13. Si tratta di San Leonardo, Uruguay, QT8, Buonarroti, Primaticcio, De Angeli, Wagner, Conciliazione, Lima, Pasteur, Turro, Villa San Giovanni e Sesto Rondò. Per quanto riguarda il trasporto in superficie, invece, è il tram a rappresentare uno dei problemi principali per i disabili: nella maggior parte dei casi sono sì attrezzati per accogliere persone sulla sedia a rotelle, ma manca la rampa che permette di salire sul pianerottolo; in altre circostanze, gli autisti non sono pronti o preparati a montare la pedana per sollevare la carrozzina. Certo, la situazione è migliorata rispetto a qualche anno fa, ma il lavoro da fare è ancora molto. Come ci ha raccontato Riccardo Taverna, presidente di WeGlad, una startup nata circa due anni fa con l’obiettivo di segnalare le barriere architettoniche attraverso un sistema di mappatura, non solo a Milano, ma su tutto il territorio nazionale: «A Milano la situazione sta cominciando a migliorare, ma c’è ancora molto da fare. Ho notato una maggiore, mi permetta la battuta, mobilità da parte del Comune su questo argomento. Per abbattere o comunque diminuire sempre più le barriere architettoniche, anche quelle meno invasive, ma comunque fastidiose, siamo convinti che è necessario migliorare la mappatura», afferma. Lo scorso anno, infatti, il team di WeGlad ha organizzato a Milano una «mappathon», una competizione che ha coinvolto gli utenti e grazie alla quale sono state mappate 6.000 barriere architettoniche. Tutti ostacoli insormontabili che non solo mettono in difficoltà, da un punto di vista fisico, chi non è in grado di muoversi, ma creano anche un sentimento di disagio psicologico da non trascurare. Lo scorso 11 giugno è stato organizzato per le vie di Milano il Disability pride, che ha visto scendere in piazza decine di persone su sedia a rotelle per chiedere a Comune e Regione Lombardia di attuare politiche più attive per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Tra queste il Peba, il Piano di eliminazione delle barriere architettoniche, varato nel 2014 dall’allora sindaco Giuliano Pisapia, che aveva contribuito all’eliminazione di circa 4.000 ostacoli in prossimità di Expo e che aveva portato Milano a fregiarsi del titolo di smart city più accessibile d’Europa. Un progetto che, però, non è mai decollato sotto l’amministrazione Sala e che finora sarebbe stato attuato solo per un quarto: l’obiettivo, ora, è di portarlo a termine entro il 2026, anno delle Olimpiadi e Paralimpiadi. Presentarsi impreparati a quell’appuntamento sarebbe un clamoroso e imperdonabile autogol.