2024-12-07
Bucarest vota il presidente sbagliato. «Ingerenze russe, elezioni da rifare»
Calin Georgescu e Elena Lasconi (Ansa)
La Consulta romena annulla il verdetto delle urne: «Su TikTok, gli hacker del Cremlino han dato manforte al candidato pro Putin». Ma pure la sua rivale si rivolta: «Così viene ignorato il parere di 9 milioni di cittadini».«Il sospetto è l’anticamera della verità». La famosa frase di Leoluca Orlando nella stagione palermitana dei professionisti dell’antimafia torna di moda 30 anni dopo a Bucarest. A 48 ore dall’apertura delle urne per il ballottaggio presidenziale, la Corte costituzionale romena ha deciso alla Gino Bartali che «è tutto sbagliato, è tutto da rifare» per colpa di non meglio precisate «ingerenze russe». Il primo turno era stato vinto dal candidato nazionalista di estrema destra (filo Putin) Calin Georgescu, che si apprestava a partire favorito sulla candidata socialista (filo Ue) Elena Lasconi. Il blitz giudiziario è stato molto applaudito a Bruxelles, dove un asse Orbán-Georgescu in quell’area strategica veniva visto con la stessa simpatia di un gatto aggrappato alle mutande.Sospetti di ingerenze russe, un passepartout per invalidare elezioni con la benedizione dell’establishment occidentale. È ciò che sostiene la Consulta romena dopo la desecretazione di documenti riservati che riguardano la «sicurezza nazionale» e «l’influenza di potenze straniere» nello svolgimento dell’intera campagna elettorale del leader ultraconservatore su TikTok. Si ipotizza che Georgescu sia stato avvantaggiato dalla piattaforma cinese con condizioni di acquisto di spazi molto favorevoli rispetto ai competitor e con una moltiplicazione di visualizzazioni (52 milioni in più) una settimana prima del voto. In teoria questo non dovrebbe bastare a mandare al macero la volontà di nove milioni di cittadini, ma Ursula von der Leyen risponderebbe che «il sistema va salvaguardato».Il dossier TikTok è arrivato ai giudici dai servizi segreti e li ha indotti ad annullare le elezioni «per garantire la correttezza e la legalità del processo elettorale». Come dire: si gioca fino a quando non vinciamo noi. A suscitare il vespaio di polemiche è un dettaglio paradossale: nei giorni scorsi la stessa Corte costituzionale, dopo il riconteggio delle schede, aveva respinto i ricorsi dei partiti sconfitti al primo turno del 24 novembre e di alcuni cittadini. E aveva confermato il risultato delle urne, ribadendo che la tornata di voto si era tenuta nel rispetto dei parametri democratici. L’improvvisa retromarcia alimenta il sospetto (è la parola più gettonata in questa opaca faccenda) che anche altre potenti istituzioni internazionali nelle ultime ore si siano esercitate nello sport dell’«ingerenza». La fibrillazione politica non è finita: Vlad Gheorghe, fondatore del partito nazionalista Drept (Giustizia e rispetto in Europa per tutti i partiti), ha presentato un’istanza alla stessa Corte chiedendo l’annullamento anche delle elezioni parlamentari della scorsa settimana, vinte dai socialdemocratici, in quanto «pure tale consultazione potrebbe essere stata influenzata da ingerenze straniere». Sospetto per sospetto.Il ballottaggio previsto per domani non si farà. A deciderlo è quella democrazia giudiziaria che sta prendendo piede in Europa (l’Italia fa scuola) per «correggere» gli errori di valutazione del popolo. Mentre Georgescu grida al complotto, anche la sua rivale Lasconi parla di «mossa illegale» e si scaglia contro le toghe. «Tutto ciò è illegale, immorale e schiaccia l’essenza stessa della democrazia. Avremmo dovuto andare avanti con il voto, avremmo dovuto rispettare la volontà del popolo rumeno. Che ci piaccia o no, da un punto di vista legale e legittimo nove milioni di cittadini rumeni, sia nel Paese che fuori, hanno espresso la loro preferenza per un determinato candidato attraverso il loro voto. Non possiamo ignorarli».La candidata socialista ha due buoni motivi per alzare la voce contro l’Alta Corte: è consapevole che anche il suo successo al primo turno - superò per soli 2.300 voti il premier uscente Marcel Ciolacu, socialdemocratico - è di fatto azzerato e che andare palesemente contro la volontà popolare non è mai una scelta vincente. La decisione a tavolino rianima i partiti moderati, usciti sconfitti dalle urne: da una parte il Psd del primo ministro, dall’altra Aur (Alleanza per l’unità dei romeni) di George Simion, che nel Parlamento europeo fa parte dei Conservatori e Riformisti di Giorgia Meloni. Simion era considerato favorito, ma è stato surclassato da Georgescu con frasi come «Putin è un uomo che ama il suo paese» e «l’Ucraina è uno Stato inventato dagli americani». Rischia di vincere l’uomo sbagliato, quindi è tutto da rifare. Resta da capire se si ripartirà dallo status del 23 novembre oppure se si dovrà ricominciare dalla campagna elettorale dopo aver imbavagliato TikTok. Al termine di un periodo di paura, a Bruxelles si brinda. La vicepresidente Ue, Henna Virkkunen, aveva manifestato così il suo malumore: «Siamo preoccupati per i crescenti indizi di un’operazione coordinata di influenza online straniera, in particolare su TikTok». Indizi, sospetti. Poi hanno pensato i giudici a rimettere le cose a posto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.