2025-07-05
Sberla a Macron: Btp meglio dei titoli di Parigi
Per la prima volta dal 2005 i quinquennali francesi rendono più (sono meno sicuri) delle obbligazioni italiane.L’economia italiana è in buona salute e va pure meglio di tanti omologhi europei che un tempo ci guardavano dall’alto in basso. È proprio il caso della Francia, reduce da una stagione di instabilità politica che ha fatto alzare i rendimenti dei propri titoli di Stato, tanto da aver superato questa settimana i valori delle equivalenti obbligazioni italiane. Insomma, udite udite: l’Italia è un Paese stabile politicamente ed economicamente. Non succedeva dal 2005 che gli Oat diventassero più redditizi dei Btp (al minimo storico intorno ai 90 punti in questi giorni). Al contrario all’Eliseo e dintorni si respira un’aria di instabilità, con rendimenti obbligazionari superiori a tutti i principali emittenti dell’eurozona (eccetto la Lettonia) con i titoli a cinque anni francesi che rappresentano un chiaro segnale di sfiducia da parte dei mercati. «Non è sorprendente vedere il raggiungimento di questo obiettivo, ed è realistico pensare che anche sulle lunghe scadenze, sul periodo di 10 anni adesso sui minimi storici (al momento solo 18 basis points), i tassi italiani possano risultare più bassi rispetto a quelli francesi», spiega alla Verità, Gian Marco Salcioli, strategist di Assiom Forex, l’associazione che riunisce gli operatori dei mercati finanziari. «In realtà, l’evoluzione arriva da lontano e segnala il fatto che gli spread tra i Paesi sovrani in Europa (Italia, Francia, Spagna, Portogallo nei confronti della Germania) non solo si sono assottigliati a livelli storici, ma si è anche compattata un’evoluzione fiscale dei deficit e dei debiti di bilancio che ha avvicinato il merito creditizio francese, e in prospettiva anche quello tedesco, a quello italiano, soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione futura», continua. «Come nota conclusiva», aggiunge, «la possibilità di un aumento del premio al rischio sulle scadenze più lunghe, legato alle maggiori emissioni previste, tende a favorire un irrobustimento della pendenza delle curve dei rendimenti. Questo accade in un contesto in cui, altrimenti, le curve tenderebbero ad appiattirsi a causa delle aspettative di inflazione più contenute, anche in Europa e in particolare in Germania. Il differenziale tra i titoli a 2 e 10 anni riflette chiaramente questa dinamica: i rendimenti a due anni restano stabili sopra l’1,80%, mentre quelli a dieci anni sono tornati attorno al 2,60%, con il trentennale che si mantiene sopra il 3%. In questo scenario, i titoli di Stato italiani beneficiano della prospettiva di emissioni contenute nei prossimi mesi, che comporterà un’offerta netta inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei. Il processo di stabilità e convergenza può continuare».Insomma, siamo di fronte a una svolta storica. Per anni, l’Italia è stata vista come l’anello debole dell’eurozona: alto debito pubblico, instabilità politica cronica, crescita stagnante. Di conseguenza, i titoli italiani hanno sempre offerto rendimenti più elevati per compensare il rischio percepito. La Francia, al contrario, era considerata un porto sicuro, vicina alla Germania in termini di solidità finanziaria.Oggi questo quadro è cambiato radicalmente. Il differenziale di rendimento (spread) tra i Btp decennali italiani e gli Oat francesi si è ridotto a soli 17 punti base, il livello più basso dal 2007. Appena tre anni fa, lo spread sfiorava i 200 punti. È un’inversione impressionante che mette in discussione le vecchie classificazioni tra «nazioni core» e «periferiche» nell’eurozona.Nel frattempo, l’Italia - nonostante le sue sfide - ha mostrato segni di resilienza. Le riforme strutturali e il miglioramento della crescita economica hanno favorito una maggiore fiducia dei mercati, facendo convergere i rendimenti dei suoi titoli verso quelli dei paesi un tempo considerati più solidi.Nonostante alcune differenze tecniche - ad esempio, la scadenza leggermente più lunga del titolo francese a cinque anni rispetto all’equivalente italiano - il messaggio dei mercati è chiaro: la Francia non è più considerata un rifugio sicuro. E questo potrebbe essere solo l’inizio di una nuova normalità, in cui i ruoli tra nord e sud Europa si fanno sempre più sfumati.Il sorpasso della Francia sull’Italia nei rendimenti obbligazionari potrebbe essere un campanello d’allarme non solo per Parigi, ma per tutta l’eurozona. In un contesto di crescente polarizzazione politica e rigidità fiscale, la fiducia degli investitori può cambiare rapidamente - e i mercati, come si vede, non fanno sconti.Come sottolinea alla Verità, John Taylor, responsabile dell’obbligazionario europeo di AllianceBernstein, «gli investitori internazionali, guardando all’Europa, hanno prediletto Germania e Francia: sono i Paesi più grandi, di qualità e quindi percepiti come più stabili. Adesso questo paradigma, per lo meno dalle elezioni francesi dello scorso anno, sta cambiando: gli investitori internazionali sono diventati sospettosi e quelli domestici più cauti, e questo cambiamento di percezione si è riflesso in modo evidente nell’andamento degli spread».
Chicco Testa (Imagoeconomica)