2021-10-22
Ennesima proroga sul Brennero. Il Pd regala all’Svp la strada dorata
La A22 del Brennero (Getty Images)
L'emendamento al dl infrastrutture strizza l'occhio agli alleati autonomisti in vista del Colle. Ma può costarci l'infrazione Ue.C'è una concessione autostradale che rischia essere un regalo del Partito democratico alla Südtiroler Volkspartei (Svp), che conta 8 senatori nel gruppo Autonomie, in vista della battaglia per il Quirinale a febbraio. Ma che allo stesso tempo potrebbe incrinare i rapporti dell'Italia con l'Europa: il nostro Paese rischia una pesante procedura di infrazione per ostacolo alla concorrenza e conseguenze anche sulla gestione dei fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). La storia è legata alla A22, l'autostrada del Brennero, tratto autostradale tra i più ricchi in Italia (garantisce dividendi di almeno 80 milioni di euro l'anno alle sole province autonome di Trento e Bolzano), mai andato a gara in tutta la sua storia risalente agli anni Sessanta. Queste zone sono molto sensibili politicamente per il centrosinistra, basti pensare che a Bolzano è stata eletta nel 2018 la deputata di Italia viva Maria Elena Boschi e che nel 2001, in Trentino Alto Adige, fu eletto come deputato della Margherita l'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nell'agosto di quest'anno, a Palazzo Chigi, il ministro dei delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, aveva provato a inserire nel dl infrastrutture l'ennesima proroga della concessione, ma aveva trovato l'opposizione del presidente del Consiglio Mario Draghi, contrario a uno scontro con Bruxelles. La soluzione è stata quindi quella di far passare la proroga in Parlamento, con un emendamento al decreto in sede di conversione alla Camera, in discussione in seduta congiunta. Così le relatrici del provvedimento, le dem Raffaella Paita e Alessia Rotta, presidente della commissione Ambiente e trasporti, hanno depositato mercoledì scorso a Montecitorio un emendamento governativo (su indicazione del Mims) per la proroga della concessione. Tutto ruota intorno a un passaggio inserito nel testo dell'emendamento, che recita «anche facendo ricorso alle procedure previste dall'articolo 183 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (codice dei contratti pubblici, ndr), da concludersi entro la data del 31 dicembre 2022». È la norma sulla finanza di progetto che in pratica permetterebbe - oltre che di creare una società in house totalmente pubblica come voluta dall'Europa evitando la gara -, anche di ricorrere al Ppp, cioè un partenariato pubblico privato, che andrebbe a sanare proprio i problemi sopraggiunti in questi anni con i soci privati in Autobrennero Spa. La vicenda si trascina ormai dal 2014, quando la concessione va in scadenza. All'epoca il governo in carica è quello di Matteo Renzi, al ministero dei Trasporti c'è Graziano Delrio. Scaduta la concessione, l'Europa chiede all'Italia di indire una gara pubblica. Ma il governo Renzi preferisce non farlo. Nel frattempo infatti era incominciato un braccio di ferro tra l'esecutivo di Roma e le comunità locali (in particolare a livello parlamentare) con gli esponenti della Svp sempre pronti a impallinare la maggioranza. Passano 2 anni. Nel 2016 la Commissione europea pretende la gara di evidenza pubblica ma concede anche un'altra possibilità: l'Italia può creare una società in house, senza gara, ma che deve essere totalmente trasparente e soprattutto pubblica. In pratica il 14,3% di soggetti privati che vi partecipano devono uscire. L'Autostrada del Brennero però è una gallina dalle uova d'oro. Così inizia un altro braccio di ferro tra i soci privati e gli enti locali. E a quel punto scoppia un'altra grana risalente al 2008. Circa 13 anni fa, infatti, una legge varata dal governo italiano aveva concesso la possibilità di accantonare parte dei ricavi dei pedaggi sulla A22 per costruire la tratta finanziaria del Brennero. In totale furono recuperati 850 milioni di euro, anche se, come richiesto in diverse interrogazioni parlamentari, i soldi potrebbero essere molti di più, considerati gli interessi maturati in questi anni. Durante il braccio di ferro tra i privati e l'esecutivo per creare la società in house spuntano fuori gli 850 milioni di euro, che Autobrennero Spa non vuole mollare: si oppongono per una interpretazione diversa della legge del 2008. Un governo super partes si sarebbe impuntato sulla questione - magari avrebbe cercato di ottenere in tutti i modi quando gli spettava -, ma il governo Renzi decide di scendere a compromessi. Allo stesso tempo quel 14% di azionisti non pubblici continua a rappresentare un problema, anche perché alcuni di loro hanno partecipazioni nell'interporto di Trento o in attività immobiliari. Si cerca di trovare una soluzione per l'uscita, ma interviene anche la Corte dei conti che abbassa le richieste di liquidazione dei soci privati a 70 milioni di euro dopo averne chiesti 120. Delrio riesce a chiudere il contenzioso nel 2017 e inviare tutto alla Commissione Ue, che nel 2020 chiede all'Italia di dismettere la quota privata e di creare una società in house, trasparente e senza gara. Ma non si muove nulla. Così si arriva a 2 giorni fa, con l'ennesima richiesta di proroga della concessione e soprattutto gli occhi dell'Europa sull'Italia. Per fare un favore alla politica e agli enti locali si rischia un'infrazione.
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