2021-12-26
Brembo: sessant'anni di successi
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La Ferrari di Gilles Villeneuve a Monaco nel 1981, podio firmato Brembo (Getty Images)
Nata nel 1961 da una piccola azienda specializzata, oggi è leader dei sistemi di frenatura per auto e moto. Un orgoglio del Made in Italy che il mondo ci invidia. La produzione, l'evoluzione e l'avventura nelle corse.All'inizio fu OMdS, acronimo per «Officine Meccaniche di Sombreno». Una piccola azienda metalmeccanica nata nel 1961 presso il corso del fiume Brembo, a pochi chilometri da Bergamo. Fondata da Emilio Bombassei e Italo Breda, si era specializzata nella lavorazione dei metalli, come tante altre realtà di quel distretto lombardo. La specializzazione nei dischi freno arriverà poco più tardi, nel 1964. Fino ad allora, anche per l'industria automobilistica italiana, il monopolio dei componenti per gli impianti frenanti era saldamente in mano agli inglesi come Dunlop, oppure questi erano prodotti all'interno delle case automobilistiche stesse, senza che vi fosse una particolare attenzione allo sviluppo e all'innovazione di un componente che si pensava dovesse limitarsi al proprio compito di garantire una frenata sufficiente, niente di più. Inoltre i freni a disco sulle vetture di serie erano agli albori, visto che sulle utilitarie ma anche sulle auto di fascia media erano ancora molto diffusi i tamburi. L'avventura della piccola azienda bergamasca, che da poco aveva cambiato il proprio nome in Brembo (nome che oltre ad evocare il fiume lombardo significa BReda EMilio BOmbassei) cominciò con la produzione di dischi in ghisa per l'Alfa Romeo, marchio da sempre votato alla sportività ed alla qualità costruttiva e che il marchio del biscione utilizzò sui modelli di punta come la 2600 e la Giulia GT. La richiesta, caso curioso, nacque da un incidente: un camion pieno di freni proveniente dal Regno Unito si era ribaltato perdendo il carico. Quella piccola azienda, con meno di trenta dipendenti, iniziava il cammino che l'avrebbe portata a scalare il mercato mondiale degli impianti frenanti che dalla produzione in ghisa passarono a quella in alluminio. Nel 1972 Brembo iniziò a fornire i freni alle due ruote, con la prima commessa di dischi e pinze che salvarono la storia commerciale della ammiraglia Moto Guzzi, la 750S, a cui fece seguito la richiesta da parte di Laverda.Tre anni più tardi, nel 1975, Brembo sarà chiamata alla più prestigiosa delle forniture, che proietterà il marchio lombardo in una posizione di primissimo piano nell'olimpo delle corse automobilistiche di Formula 1. A volere la collaborazione dell'azienda sarà il padre dell'automobilismo sportivo, il "Drake" Enzo Ferrari dopo che il figlio di questi, Piero, presentò Alberto Bombassei al patron del cavallino rampante, il quale commissionò la fornitura dei dischi per le monoposto rosse a partire da quella stagione. Sarà proprio l'esperienza in Formula 1 ad accelerare la capacità innovativa di Brembo, soprattutto nell'applicazione delle soluzioni tecniche delle corse alla produzione delle auto di serie. Un esempio sopra tutti è la storia della stagione 1981 in casa Ferrari, sulle monoposto 126CK guidate dal grande Gilles Villeneuve e da Didier Pironi equipaggiate con un nuovo tipo di pinza radiale che permetteva una frenata perfetta anche se effettuata tardivamente, soluzione perfetta per un pilota come il campione canadese mangiatore di freni e semiassi per la sua guida frenetica. Il lavoro di Brembo sarà premiato con la vittoria nel Gp di Monaco, il primo sucesso di un impianto frenante interamente progettato e realizzato da Brembo. Pochi anni più tardi, otto team di F1 su dieci montavano freni dell'azienda bergamasca. Le soluzioni adottate nelle corse passarono in tempi brevissimi all'automotive. E' il 1984 quando sulle Porsche 928 veniva adottata la pinza radiale Brembo in alluminio con quattro pistoni a diametro differenziato. Da allora le più prestigiose case automobilistiche sfoggiano, visibili tra i cerchi in lega, i radiali Brembo sempre più raffinati nelle tecniche costruttive e nei materiali, fino all'adozione del materiale carboceramico che permette prestazioni ai limiti delle leggi fisiche, con decelerazioni da 300 a 0 Km/h in appena tre secondi.Negli ultimi anni Brembo è impegnata nelle sue 26 sedi mondiali per un totale di 12mila dipendenti nello sviluppo della nuova frontiera nel campo degli impianti frenanti, il cosiddetto «brake by wire», che sta a significare l'adozione dell'elettronica a totale sostituzione dell'idraulica tra pedale e circuito, sostituita dall'attività di centraline digitali che permette un sensibile miglioramento delle prestazioni e della precisione nella distribuzione delle forze sui singoli pistoncini. Altro vantaggio del sistema è la riduzione degli effetti del surriscaldamento sull'efficienza dei freni. Il futuro in un colpo di pedale.