Brasile, i sostenitori di Bolsonaro assaltano il Parlamento

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Sono ore di tensione quelle che sta attraversando il Brasile, dove migliaia sostenitori del presidente uscente Jair Bolsonaro hanno preso d'assalto il palazzo del Congresso a Brasilia, sede della più importante istituzione del Paese sudamericano, dando vita a una vera e propria irruzione con i manifestanti vestiti di giallo e verde che, alla fine di una manifestazione a favore dell'ex presidente, hanno sfondato il cordone di sicurezza che circonda il palazzo e sono riusciti a salire prima sulla rampa dell'edificio e a occupare il tetto, per poi introdursi all'interno rompendo i vetri delle finestre e distruggendo i seggi della plenaria. Una scena che ricorda tanto quanto avvenuto poco più di due anni fa esatti negli Stati Uniti, a Washington, quando i sostenitori di Donald Trump assaltarono Capitol Hill.

Pronta la reazione del presidente in carica Luiz Inacio Lula da Silva, che dallo stato di San Paolo, dove si trova in visita nelle zone colpite da un'alluvione, ha tenuto un summit d'emergenza con i propri ministri e ha condannato quanto accaduto definendo l'attacco al Parlamento «vandalo e fascista», per poi aggiungere in conferenza stampa: «Tutti i responsabili saranno individuati e giudicati. Queste persone devono essere punite in modo esemplare. Pagheranno con tutta la forza della legge». Lula ha poi aggiunto che il governo sta valutando l'eventualità di schierare l'esercito per far sgomberare. Per disperdere i vandali, infatti, la polizia brasiliana è dovuta intervenire sparando proiettili di gomma e con il lancio di lacrimogeni, ma alcuni manifestanti sono riusciti a raggiungere anche il secondo piano del palazzo, con la parte superiore dell'edificio ancora occupata.

Il capo della Cei cerca operai a basso costo
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...

Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».

Il Carroccio inchioda i sindacati: «Sette mobilitazioni a novembre e dicembre. L’80% delle proteste più grosse si è svolto a ridosso dei festivi. Rispettino gli italiani».

È scontro politico sul calendario degli scioperi proclamati dalla Cgil. La Lega accusa il segretario del sindacato, Maurizio Landini, di utilizzare la mobilitazione come strumento per favorire i cosiddetti «weekend lunghi», sostenendo che la maggioranza degli scioperi generali indetti nel 2025 sia caduta in prossimità di giorni festivi o di inizio e fine settimana.

Meloni: «Con me, mai patrimoniale». I dem reclamano ma Conte li molla
Giorgia Meloni (Ansa)
L’inquilina del Nazareno prova ad attaccare il premier: «Aiuta i più ricchi». Il leader del M5s però la lascia sola a inseguire Maurizio Landini: «Imposta non all’ordine del giorno». Idea della Lega: flat tax al 5% per gli under 30.

Non pare vero alla sinistra di avere ora un modello Oltreoceano a cui ispirarsi. La vittoria di Zohran Mamdani a New York, con la sua ricetta di tassare i ricchi, ha ridato forza alla Cgil per riaprire il dibattito sulla patrimoniale. Il tema che fa parte del Dna della sinistra torna ciclicamente, fa capolino ogni volta che c’è da cannoneggiare una manovra economica considerata poco generosa con i ceti meno abbienti. E il programma con cui Mamdani è riuscito a conquistare la Grande Mela, che ha come pilastro un prelievo sui grandi patrimoni, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, l’ha colta al volo e, cavalcando l’ondata di entusiasmo che il neo sindaco ha scatenato nella sinistra, ha ritirato fuori dal cassetto la proposta di una patrimoniale. Ovvero, un contributo straordinario dell’1% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Secondo il sindacato, garantirebbe entrate fino a 26 miliardi di euro da destinare a sanità, scuola e lavoro. Il retropensiero di Landini è che se la proposta ha mietuto consensi nella capitale americana del business, si può rilanciarla in Italia, dove i soldi scarseggiano e la coperta dei finanziamenti è sempre corta. Tanto più che, secondo la narrazione del sindacalista, il governo si appresterebbe a stornare le poche risorse disponibili dalla sanità alle spese militari.

La parabola di Aimo Moroni parte dal pollaio
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.

È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.

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