
Rimosso il governatore di Brasilia dopo l’attacco ai palazzi del potere. Jair Bolsonaro si dissocia e viene ricoverato negli Usa.Che il Brasile fosse un Paese profondamente lacerato dagli scandali e dagli scontri politico-giudiziari che hanno segnato gli ultimi anni del Paese era cosa nota, così come si sapeva che dalla contesa politica tra l’ex presidente Jair Bolsonaro, in carica dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2022, e Luiz Inácio Lula da Silva, già presidente tra il primo gennaio 2003 e il primo gennaio 2011, non sarebbero state solo scintille verbali. E così è stato fin da quando quest’ultimo aveva annunciato di volersi ricandidare alla guida del Brasile dopo aver superato una serie di vicende giudiziarie che gli sono valse 580 giorni di carcere. Al termine di una campagna elettorale che ha visto i due candidati scambiarsi accuse di ogni tipo, compresa quella di «satanismo», il vecchio sindacalista, più volte toccato da vicende di corruzione (come i suoi familiari) - ad esempio quando nel 2016 venne coinvolto nella celebre Operação Lava Jato (Operazione Autolavaggio), con l’accusa di aver ricevuto denaro dalla compagnia petrolifera Petrobras, oltre a favori da parte di imprese, vedi la costruzione di un ranch e di un attico fronte mare - è stato rieletto alla presidenza del Brasile con il 50,90% dei consensi contro il 49,10% ottenuti da Bolsonaro, che ha subito messo in dubbio la regolarità del voto. Il risicato margine di differenza e le molte ombre sul conteggio dei voti, in un Paese dove la corruzione è endemica da sempre e dove tutto si compra e si vende, ha scatenato la proteste dei sostenitori di Bolsonaro che sono tutt’ora convinti, come lo stesso ex presidente, di «essere stati truffati». Neanche i più pessimisti però potevano immaginare che la situazione potesse sfuggire di mano (anche se non è mancata una grave sottovalutazione dell’intelligence), come avvenuto domenica, a una settimana dall’insediamento di Lula, quando i sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro hanno fatto irruzione nel Palazzo del Congresso di Brasilia, che hanno poi utilizzato per entrare nella sede del Parlamento, nell’edificio del Planalto, sede della presidenza della Repubblica, e anche nell’edificio della Corte suprema, dove si sono resi protagonisti di vandalismi e di violenti scontri con la polizia, che ha utilizzato i gas lacrimogeni per cercare di respingere le migliaia di sostenitori dell’ex presidente. A 48 ore dagli scontri la situazione a Brasilia pare essere rientrata, anche se il bilancio di quanto accaduto racconta di almeno 1.200 persone arrestate, con l’esercito che ha recintato il quartier generale delle forze armate brasiliane. Se nella Capitale del Brasile la situazione pare essere più tranquilla, lo stesso non si può dire dello Stato amazzonico di Mato Grosso, teatro di proteste e violenze, mentre si segnalano blocchi anche su strade e autostrade di San Paolo, lo Stato più importante del Paese. Secondo la polizia stradale federale, stesse scene (blocchi stradali, totali o parziali) si stanno verificando anche in altre regioni, in particolare nello Stato meridionale di Santa Catarina. In queste ore la stampa internazionale parla del Brasile come se avvenimenti di questo tipo siano rari dimenticandosi che il Brasile non è la Norvegia, visto che i reati violenti sono diffusi in tutto il Paese e possono verificarsi in qualsiasi momento della giornata: furti, rapine a mano armata, stupri e altri reati sono frequenti. Le città maggiormente toccate da questo fenomeno sono Brasilia, Rio de Janeiro, San Paolo, Salvador e Recife. Stessa narrazione viene utilizzata con il neopresidente, l’ex sindacalista Lula, che in queste ore viene rappresentato come una sorta di Mahatma Gandhi, quando non è certo un mistero che grazie alla politica e alle spericolate frequentazioni vive come un nababbo al pari della sua famiglia. Tutto questo fa sì che Lula sia detestato da una larga parte della popolazione e non solo dai pro Bolsonaro, che lo criticano per le sue idee vetero marxiste o per i casi di corruzione, ma anche per i rapporti spericolati con Paesi come l’Iran e la Russia di Vladimir Putin. E Jair Bolsonaro? L’ex presidente brasiliano è stato ricoverato oggi pomeriggio all’ospedale Advent Health Celebration (Florida) per forti dolori addominali. Lo scrive il portale O Globo, ricordando che dall’intervento a cui si è sottoposto dopo l’accoltellamento del 2018, Bolsonaro è stato ricoverato altre volte a causa di dolori addominali. L’ex presidente si trova negli Stati Uniti dalla fine di dicembre e fino al ricovero di oggi soggiornava in una casa di Orlando, vicino al Walt Disney world resort. Se la presenza dell’ex presidente brasiliano era passata sotto traccia negli States, ora alla luce di quanto accade rischia di diventare un problema anche per Joe Biden, visto che dai dem sono partite le prime richieste per cacciarlo dal Paese. Tra tutti Joaquin Castro, membro della Commissione affari esteri della Camera, che alla Cnn ha detto che «Bolsonaro ha usato il copione di Donald Trump per ispirare i terroristi domestici per tentare di prendere il governo. Ora Bolsonaro (che da tutta questa vicenda ha solo da perdere mentre Lula si rafforza, nda) è in Florida e dovrebbe essere estradato in Brasile. Gli Usa non devono dare rifugio a quest’uomo autoritario». Questo sempre ammesso che il Brasile lo richieda ma visto quanto accade in queste ore non pare essere una buona idea. Infine, è iniziata la caccia all’uomo all’interno degli apparati di sicurezza alla ricerca di coloro che si sarebbero schierati con i manifestati. Mentre il governatore di Brasilia era stato velocemente rimosso.
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