2025-04-08
Borse impazzite causa dazi: recupero sulle voci di rinvio, a picco dopo la smentita
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Inizio seduta disastroso per i listini. Poi il giallo verso le 16: mini-rally sulla notizia di una moratoria, ma la Casa Bianca non l’ha mai detto. Crolla l’Asia, Milano -5,3%.Mai nella storia finanziaria abbiamo assistito a qualcosa di simile. Ore 16.10: spuntano voci secondo cui la Casa Bianca starebbe valutando una «sospensione tariffaria di 90 giorni». Ore 16.15: la Cnbc riferisce che Trump sta valutando una sospensione di 90 giorni dei dazi per tutti i paesi, tranne la Cina. Ore 16.18: l’indice S&P 500 a Wall Street guadagna oltre 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione risalendo dal suo minimo. Ore 16.25: emergono notizie secondo cui la Casa Bianca «non era a conoscenza» del fatto che Trump stesse valutando una pausa di 90 giorni. Ore 16.26: la Cnbc segnala che i titoli sulla sospensione tariffaria di 90 giorni sono errati. Ore 16.34: la Casa Bianca ufficialmente definisce «fake news» i titoli sulla sospensione dei dazi. Ore 16.40: l’S&P 500 perde 2.500 miliardi di capitalizzazione dal massimo di 22 minuti prima. Tutto nasce da una proposta di Bill Ackman, uno dei più noti gestori di hedge fund di Wall Street, che su X chiede di posticipare di 90 giorni l’entrata in vigore dei dazi per tutti i Paesi tranne la Cina. La proposta viene girata in diretta sulla Fox a Kevin Hassett, direttore del Economic Council e consigliere della Casa Bianca. La domanda è: «Si farà una pausa di 90 giorni? Lo prenderesti in considerazione?». Risposta di Hassett: «Penso che il presidente deciderà ciò che il presidente deciderà. Ci sono più di 50 Paesi in trattativa con il presidente. Oggi arriva il primo ministro di Israele. Abbiamo ricevuto un contatto durante la notte da Taiwan. Ma esorterei tutti a smorzare un po’ la retorica. Il fatto è che una tariffa di base del 10% si applica a circa il 14% del Pil. È circa la percentuale del nostro commercio, quante importazioni abbiamo. E quindi l’86% del Pil è influenzato dalla deregolamentazione, dalle riduzioni fiscali e da tutto il resto. E anche se pensi» prosegue Hassett rivolto al giornalista «che ci sarà qualche effetto negativo dal lato commerciale, è comunque una piccola parte del Pil. E quindi l’idea che sarà un inverno nucleare (come ha scritto Bill Ackman, trumpiano pentito dopo l’annuncio sui dazi) o qualcosa del genere è una retorica completamente irresponsabile». Da dove è nata allora l’ipotesi della Casa Bianca di rinviare di 90 giorni l’introduzione delle tariffe al mondo? Non solo Ackman, l’uomo che fermò un anno fa con un post su X la speculazione sui titoli di stato americani, chiede passi indietro a Trump. Jamie Dimon, Ceo di JPMorgan Chase, ha affermato che i dazi faranno probabilmente aumentare i prezzi sia dei beni nazionali che di quelli importati, gravando su un’economia statunitense che era già in rallentamento. Dimon ha affrontato la questione della politica tariffaria nella sua lettera annuale agli azionisti. È il primo Ceo di una grande banca di Wall Street ad affrontare pubblicamente la radicale politica tariffaria di Trump, mentre i mercati globali crollano. «I mercati sembrano ancora prezzare gli asset partendo dal presupposto che continueremo ad avere un atterraggio piuttosto morbido», ha scritto Dimon nella sua lettera agli azionisti. «Non ne sono così sicuro». E in particolare sui dazi ha detto: «Più velocemente questo problema verrà risolto, meglio sarà, perché alcuni degli effetti negativi aumenteranno cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire», ha concluso. «Nel breve periodo, vedo questo come una grande goccia d’acqua in più sulla schiena del cammello». Le perdite in Borsa intanto aumentano anche se a Wall Street non è stato un «black monday» come molti avevano profetizzato, nonostante Donald Trump minacci addirittura di aumentare ulteriormente al 50% i dazi americani sui prodotti cinesi se Pechino continuerà a rispondere alla sua offensiva doganale, pur lasciando aperta la porta a negoziati con gli altri paesi coinvolti. Wall Street dunque (a Borse ancora aperte) cede circa l’1%, mentre è in Europa che si concentrano le vendite più forti, che non avevano ancora digerito completamente i mega ribassi di venerdì a New York. La Borsa di Francoforte, che era tornata in territorio positivo per qualche istante, ha chiuso con una caduta del 4,13%, Londra ha perso il 4,38%, Milano è scivolata del 5,18% e Zurigo ha ceduto il 5,16%. La Borsa di Parigi ha registrato un calo del 4,78%, la peggiore discesa da marzo 2022. Peggio è andata in Asia, dove il Nikkei ha ceduto il 7,8%, mentre le azioni cinesi sono scese del 13,74%, segnando la peggiore seduta dell’Hang Seng di Hong Kong dal 5 giugno 1989. Tutto però potrebbe ancora cambiare: in meglio o in peggio.L’incertezza regna sovrana e le prossime settimane saranno decisive per comprendere se i mercati riusciranno a trovare un equilibrio o se, al contrario, l’escalation dei dazi porterà a conseguenze ancora più gravi. In corso un vertice a porte chiuse dei governatori della Federal Reserve. Taglieranno i tassi o non c’è ancora il «sangue che scorre fra le strade» come direbbero i lupi di Borsa?