2024-06-19
Grana Borsa sul tavolo del governo
Stéphane Boujnah (Imagoeconomica)
A quattro anni dalla cessione a Parigi voluta da Pd ed M5s, i sindacati alzano le barricate e denunciano il disinvestimento da Milano. Vertice al Mimit il 3 luglio.Che Borsa Italia sarebbe stata ridimensionata, indebolendo il nostro sistema Paese, dopo la cessione ai francesi di Euronext, lo avevano capito in tanti tra gli addetti ai lavori del mondo finanziario. Era l’estate del 2020. Ora, a distanza di quattro anni, i sindacati Fabi, Cisl e Cgil hanno deciso di proclamare il primo sciopero di Borsa per il prossimo 27 di giugno per denunciare «il costante, sistematico e complessivo disinvestimento dall’Italia del gruppo Euronext, e lo svuotamento dall’interno delle strutture italiane». Ma la mobilitazione andrà avanti fino al 14 luglio, con iniziative di protesta anche di sabato e domenica. «È una vertenza sindacale aziendale a tutela di chi lavora in Borsa italiana che non deve essere strumentalizzata politicamente», spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Nel frattempo, il prossimo 3 luglio al ministero delle Imprese e del Made in Italy i sindacati incontreranno il ministro Adolfo Urso. Nel mondo della finanza era chiaro da tempo l’obiettivo di Euronext. Peccato che il governo di allora - presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ministro dell’Economia Roberto Gualtieri - abbia preferito non ascoltare quelle voci preoccupate che arrivavano su Piazza Affari dal mondo della finanza e della politica. Anzi, Conte e Gualtieri (a confronto del Copasir all’epoca presieduto dall’attuale ministro Urso) non hanno mai incontrato per un parere l’ex numero uno di Borsa Raffaele Jerusalmi e l’ex presidente Andrea Sironi. La decisione del governo giallorosso, formato da M5s e Partito Democratico, fu quella di assecondare in tutto e per tutto i desiderata del presidente francese Emmanuel Macron, nel pieno del suo primo mandato presidenziale e di sicuro più forte dal punto di vista elettorale rispetto ad adesso. Fu proprio Urso, dopo l’audizione di Gualtieri al Copasir alla fine del 2020, a ribadire che il ministro dell’Economia non aveva spiegato i motivi della cessione a Euronext nonostante le offerte migliori di tedeschi e svizzeri. Eppure, da quel che risulta a La Verità, Sironi e Jerusalmi furono molto chiari sui rischi della vendita a Euronext.Lo stesso governo di Mario Draghi non fece molto per preservare l’indipendenza della piazza finanziaria di Milano. All’epoca la stampa filogovernativa ci informava sul fatto che l’ex numero uno della Bce si era messo di mezzo per incentivare gli investimenti in Italia da parte dei francesi. L’obiettivo era non rendere Milano una semplice piazza satellite, al pari di Amsterdam o Lisbona. A giudicare dalle proteste sindacali non è andata così. Del resto, non ci voleva poi molto a scoprire quale fosse il piano dei francesi. È un progetto partito nel 2015 chiamato Paris Europlace (tra i soci fondatori c’è Euronext), nato con l’obiettivo di promuovere la piazza finanziaria parigina per preservarne la sovranità economica. La Francia in questi anni ha lavorato alla luce del sole per rinforzare la propria indipendenza finanziaria e tecnologica in Europa e nel mondo. L’acquisizione nel 2020 di Borsa Italiana non è stato altro che un tassello di questo progetto che mira a rendere Parigi il principale centro finanziario europeo. L’Italia si è prestata al gioco, svendendo così il proprio know how nel settore delle piccole e medie imprese, eccellenza italiana di cui i cugini transalpini sono totalmente carenti. Così l’allora ministro dell’Economica Gualtieri decise di appoggiare la vendita di Borsa Italia ai francesi (per 4,32 miliardi) da parte di London Stock Exchange, senza nemmeno valutare le offerte di Deutsche Börse, e della svizzera Six Swiss Exchange, che, al confronto di Euronext, avevano presentato un piano di investimenti proprio sulla nostra piazza finanziaria garantendo l’autonomia gestionale come accaduto con la borsa spagnola acquisita dagli svizzeri. All’epoca si disse che sarebbe bastato avere Piero Novelli, sconosciuto banchiere italo svizzero amico dell’allora ad di Cdp Fabrizio Palermo, come presidente del super advisory board per salvaguardare la nostra italianità. Ma questo organismo non conta molto, si riunisce poco, soprattutto se messo a confronto con il management board presieduto dall'ad di Euronext Stephane Boujnah, allievo di Dominique Strauss-Kahn e ora fedelissmo di Macron. Dall’acquisizione sono uscite tante figure chiave della prima e della seconda linea e in buona parte non sono state rimpiazzate. Lo stesso nuovo amministratore delegato di Borsa Fabrizio Testa, scelto nel 2021, non ha le deleghe chiave della finanza che sono ad oggi in mano al consigliere delegato Giorgio Modica che è anche il cfo di gruppo. Gualtieri aveva sbandierato come una vittoria il fatto che le attività di clearing i sarebbero svolte a Roma: uno slogan per tenere a bada i sindacati. Che ora protestano. Perché, come scrivono, «la preoccupazione» è «per la tenuta occupazionale sul territorio nazionale. Mentre si delineano progetti di delocalizzazione e near shoring di intere aree di attività al di fuori dei confini nazionali, l’azienda continua a rifiutarsi di fornire garanzie e di intraprendere percorsi condivisi di tutela dei posti di lavoro e di valorizzazione delle professionalità esistenti». Le stesse sigle sindacali sottolineano il «tema della governance e della progressiva perdita di autonomia direzionale e strategica delle società italiane del Gruppo Borsa Italiana».
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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