2024-02-14
Otto su dieci bocciano i 30 all’ora. Ma il Nobel delira sui pedonicidi
Sondaggio: la città lumaca piace solo a Parisi. Che per difenderla si inventa un nuovo reato e una teoria più bizzarra di quella della pasta nell’acqua tiepida: chi uccide pedoni è maschio, l’auto è una forma di patriarcato.Ci voleva uno scienziato per scoprire il nuovo virus che minaccia l’umanità. E che scienziato: addirittura l’inventore della pasta scotta con l’acqua tiepida. Non un piatto da chef, ma una ricetta per risparmiare sulla bolletta del metano. Il suddetto «genio», al secolo Giorgio Parisi, premio Nobel per i suoi studi sulla teoria quantistica dei campi, ieri ha rivelato che esiste una malattia peggiore di quella che genera la morte di molte donne per mano di fidanzati e mariti gelosi. La nuova pandemia si chiama pedonicidio, ovvero omicidio di chi cammina tranquillamente per strada, sul marciapiede o sulle strisce, e viene investito da un’auto. Sotto la branca dei femminicidi, a detta del luminare della Fisica, le vittime dei pedonicidi sono soprattutto donne. In pratica, l’auto sarebbe l’arma più micidiale del patriarcato e infatti farebbe un numero quadruplo di morti rispetto a quelli che si registrano in famiglia o in coppie scoppiate. È una statistica inedita, ha spiegato il professor Parisi, grande sostenitore dei 30 all’ora nel centro di Bologna, misura che andrebbe estesa anche ad altre città. «Quello che mi fa impressione», ha detto in un’intervista al Resto del Carlino, «è che in Italia ci sono 400 pedonicidi, contro un centinaio di femminicidi». Ma attenzione: «Metà dei pedonicidi sono in realtà femminicidi, perché i guidatori sono quasi sempre maschi che ammazzano e la metà delle vittime sono donne». Quindi, procede Parisi con stringente logica da scienziato, ai cento femminicidi si aggiungono duecento femminicidi di pedoni di sesso femminile. Al luminare non viene in mente che forse sulle strade italiane circolano più uomini che donne. Non parlo di quante ore al volante trascorra mediamente in un anno un maschio e quante ne passi una femmina, dico proprio quante sono le patenti attive. Secondo uno studio, che forse il professore non ha compulsato, l’85% degli uomini nel nostro Paese ha la patente, mentre fra le donne si scende al 63. Ventidue punti di differenza ovviamente credo abbiano un peso sulla statistica portata a esempio da Parisi. Se poi si considera che ci sono più lavoratori che lavoratrici e che molti, per recarsi in fabbrica o in ufficio si spostano con la propria auto, ecco spiegata la famosa incidenza che porta lo scienziato a ribaltare il luogo comune e a sentenziare che l’uomo al volante è un pericolo costante.Certo, il patriarcato ha molte colpe, ma addebitargli anche gli incidenti stradali pare un po’ eccessivo. Dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin abbiamo sentito che tutti i maschi dovrebbero sentirsi in colpa e chiedere perdono, perché secondo alcune femministe, tutti, mariti, fidanzati, amanti e pure fratelli, sono un po’ responsabili se un amore finisce con la violenza. Ma adesso si scopre che tutti gli automobilisti di sesso maschile devono battersi il petto se un veicolo finisce fuori strada e investe un pedone, soprattutto se questo è donna. Non so come lo scienziato che ha scoperto l’acqua tiepida per cucinare la pasta sia giunto a queste conclusioni; tuttavia, segnalo che facendo una rapida ricerca su Internet si trovano anche molte donne che nell’ultimo anno sono state protagoniste di incidenti in cui hanno perso la vita dei pedoni. Il caso più clamoroso è quello di un ragazzo di 19 anni, figlio di due giornalisti del Corriere della Sera, che a Roma è stato investito da una ragazza di 24 anni mentre camminava sul ciglio della strada. A Santo Stefano di Cadore, Angelica Hutter, tedesca a bordo di un’Audi, ha ucciso nonna, figlio e pure nipotino sul marciapiede. A Trento, una donna ha investito un’altra donna, mentre a Casalnuovo una mamma ha ucciso in un parcheggio la figlia di 6 anni mentre guidava l’auto pur non avendo la patente. La strage può continuare con un incidente mortale a Forlì, dove una ragazza ha perso la vita investita da un’auto condotta da una coetanea, un altro a Bergamo, per mano di una signora brasiliana e a Bologna, a novembre, stessa storia, e a Milano dove a investire e uccidere un’altra donna è stata una diciottenne. Insomma, è bastata una breve ricerca, che certamente non ha validità scientifica, per dimostrare che anche il matriarcato al volante ha sulle spalle le sue belle responsabilità e un certo numero di pedonicidi, con buona pace dell’acqua tiepida per cuocere la pasta.Ciò che invece ha certamente un valore statistico è il sondaggio realizzato fra i propri lettori dal Resto del Carlino su ciò che pensano i bolognesi del divieto di viaggiare in città a più di 30 all’ora. In base alle risposte, più dell’80% boccia il provvedimento che Parisi sostiene con tanta enfasi. Ma come si sa, le opinioni non hanno basi scientifiche, sono solo idee che corrono - anche a meno di 30 all’ora - sulle gambe degli uomini.
Jose Mourinho (Getty Images)