
Porte chiuse all'assemblea dei soci per il gruppo transalpino, che minaccia azioni legali. Marina Berlusconi: «Vicino indesiderato». E cerca il rilancio con partner esteri, come la francese Tf 1 e la britannica Channel 4.Vivendi resta fuori dalla porta e sempre più fuori dai giochi per Mediaset, che si blinda ulteriormente e chiude a qualsiasi partecipazione dei francesi nei suoi progetti futuri, primo fra tutti quello della creazione di un'alleanza paneuropea tra le tv generaliste in chiave anti Netflix. Ieri le porte dell'assemblea dei soci del Biscione sono infatti rimaste chiuse per Simon, la fiduciaria in cui la società francese ha fatto confluire il 19,1% delle azioni di sua proprietà. Il cda del gruppo di Cologno Monzese, riunitosi prima dell'assemblea, aveva autorizzato la sola Vivendi, con il 9,61%, a partecipare all'assise, pur senza diritto di voto: ma la rappresentante dei francesi, la responsabile dell'ufficio legale Caroline Le Masne de Chermont, ha deciso comunque di non entrare.Le ragioni del no del Biscione sono relative al fatto che «Vivendi ha acquistato, e detiene, la partecipazione in Mediaset in violazione delle disposizioni del Testo unico della radiotelevisione e delle obbligazioni assunte con il contratto dell'8 aprile 2016» sulla cessione di Mediaset premium, e per questo motivo «il socio Vivendi e il suo fiduciario Simon non sono legittimati all'esercizio dei diritti amministrativi (ivi incluso il diritto di voto) sulle azioni Mediaset», ha spiegato la società. Contro la decisione Vivendi si è detta pronta ad adire le vie legali, definendola «contraria a tutti i principi fondamentali della democrazia degli azionisti», oltre che «illegale e contro gli interessi di Mediaset e, in particolare, dei suoi azionisti di minoranza». Intanto, però, dall'assemblea di ieri la posizione del socio di controllo Fininvest esce ulteriormente rafforzata. L'assise ha infatti approvato, con il voto favorevole del 93,51% delle azioni ammesse al voto, pari al 47,16% del capitale sociale di Mediaset, l'introduzione del voto maggiorato. La nuova norma consente «di attribuire a ciascuna azione fino a un massimo di due voti, favorendo un approccio all'investimento di lungo periodo e dotando gli azionisti che intendono far parte in modo stabile della compagine sociale di un maggior peso nelle decisioni della stessa», ha spiegato il Biscione in una nota. Il voto maggiorato si applicherà alle «azioni detenute dallo stesso azionista per almeno 24 mesi, per le quali dovrà essere richiesta l'iscrizione in un apposito registro», nel quale sembra altamente improbabile che Vivendi possa essere ammessa.A ribadire la posizione della famiglia Berlusconi nei confronti del gruppo di Bollorè - definito da Marina «il vicino di casa che nessuno vorrebbe avere» - è stato Pier Silvio, ad di Mediaset, che a proposito del no alla partecipazione in assemblea ha spiegato: «Non è una forzatura, sono questioni tecnico legali: la nullità del voto per noi vale su tutto il 30%» del capitale in mano a Vivendi, che controlla una quota appena sotto questa soglia. E sulla causa in corso con i francesi, l'ad ha aggiunto: «È una vicenda brutta: a nessuno piace stare in tribunale», ma del resto «abbiamo a che fare con questi soggetti. Andiamo avanti per la nostra strada, noi guardiamo al futuro».E il futuro per Mediaset passa dal progetto di creare un'alleanza paneuropea delle tv generaliste, anche se ancora non ci sono certezze su quali saranno i partner: si parla, oltre ovviamente a Mediaset Espana, della francese Tf1 e della britannica Channel4. Il nome della tedesca Prosiebensat è stato smentito dal cfo Marco Giordani, nel corso dell'assemblea, mentre Pier Silvio Berlusconi non si è sbilanciato sui nomi: «Stiamo lavorando con impegno per trovare una quadra industriale. Prima di fare qualunque passo vogliamo essere convinti di un progetto che abbia un senso industriale e che possa stare in piedi, con chi farlo le possibilità sono davvero tante. Capita la quadra capiremo anche come muoverci». Una cosa è certa: i francesi di Vivendi, che detengono il 29,9% dei diritti di voto di Mediaset, non avranno alcun ruolo attivo. «Quello che ieri era considerato un tabù, cioè la creazione di un broadcaster paneuropeo, oggi è un progetto allo studio dei vertici dei principali broadcaster europei, sia pure sotto forme e modalità diverse», ha spiegato il presidente del gruppo di Cologno, Fedele Confalonieri, secondo cui il progetto non sarà comunque facile da realizzare perché ci sono numerosi problemi legati alle leggi vigenti sia in Europa che in Italia. Il rilancio del Biscione sulla nuova partnership internazionale arriva in un quadro di mercato in evoluzione, che ha visto i principali concorrenti di Mediaset annunciare nuove mosse. Da un lato la Rai ha svelato, nel piano industriale, l'intenzione di puntare sui nuovi canali tematici - Rai 4 e Rai 6 - e di chiudere Rai movie e Rai premium. Dall'altro Netflix ha confermato la volontà di puntare forte sull'Italia, con investimenti per 200 milioni di euro nei prossimi tre anni.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.