Approvato il documento che prevede 1,6 miliardi di aiuti ai privati e 1,4 per le aziende: il nuovo sconto da 200 euro andrà a sommarsi a quelli assicurati dal Bonus sociale su luce, gas e acqua. Previsto un taglio dell’Iva. Sostegni anche per Pmi e imprese energivore.
Approvato il documento che prevede 1,6 miliardi di aiuti ai privati e 1,4 per le aziende: il nuovo sconto da 200 euro andrà a sommarsi a quelli assicurati dal Bonus sociale su luce, gas e acqua. Previsto un taglio dell’Iva. Sostegni anche per Pmi e imprese energivore.Tre miliardi per le bollette e senza indebitamento. Le coperture arrivano dalla Cassa servizi energetici e ambientali, il che evita di ricorrere anche a maggiore deficit. Per contenere la crescita dell’onere causata dall’aumento del costo internazionale del gas naturale, si prevede, allo scattare di determinate soglie di prezzo, un meccanismo di verifica delle maggiori entrate Iva derivanti da tale aumento.I fondi si divideranno così: 1,6 miliardi per le famiglie e 1,4 sul sistema imprese. Il tutto è stato deciso nel Consiglio dei ministri di ieri mattina e poi illustrato in un video del premier Giorgia Meloni e nella più tradizionale conferenza stampa tenuta dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.«Le famiglie con Isee fino a 25.000 euro, la stragrande maggioranza, potranno contare nel prossimo trimestre su un sostegno di circa 200 euro se ne faranno richiesta. Dovrete presentare il vostro Isee. È un contributo che salirà a oltre 500 euro per chi ha già i requisiti per il bonus sociale, i nuclei con un Isee fino a 9.530 euro» spiega Meloni. Del contributo da 200 euro previsto dal decreto Bollette ne beneficeranno, infatti, «anche quelli che oggi prendono mediamente 320 euro di bonus sociale per un Isee fino a 9.530 euro», ha spiegato il ministro dell’Economia e delle finanze, Giorgetti in conferenza stampa.Per le famiglie, si prevede il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro che si somma all’agevolazione già riconosciuta ai clienti domestici con Isee fino a 9.530 euro, 15.000 euro con tre figli, 20.000 euro in caso di più di tre figli. Il nuovo contributo sarà riconosciuto ai cittadini con Isee fino a 25.000 euro nel secondo trimestre 2025 a chi ha già presentato l’Indicatore della situazione economica equivalente e nel primo trimestre utile in caso di nuova presentazione.«Insomma, siamo intervenuti per dare una risposta immediata alla necessità del momento (con il dl Bollette, ndr), ma abbiamo anche deciso di guardare al futuro con scelte di lungo periodo, perché è questo quello che serve all’Italia, scelte coraggiose e strutturali. È l’impegno che abbiamo assunto con gli italiani ed è l’impegno che intendiamo rispettare», sottolinea il premier che aggiunge: «Inoltre abbiamo prorogato di due anni l’obbligo per i vulnerabili di passare al mercato libero».Tra le misure del decreto Bollette, infatti, c’è anche «il rinvio di 2 anni del passaggio al mercato libero dei clienti vulnerabili e delle micro imprese vulnerabili», ha aggiunto Giorgetti davanti ai giornalisti. Funzionerà così: la fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili che non hanno scelto un fornitore continuerà a essere assicurata dall’impresa di distribuzione, anche attraverso apposite società di vendita. Si prevede che Arera disciplini il servizio di vulnerabilità, prevedendo che tale servizio decorra da una data non anteriore alla conclusione del servizio a tutele graduali tra più di due anni (il 31 marzo 2027).Non solo famiglie, ma anche imprese perché il capo del Mef ha chiarito che il rinvio di 2 anni del passaggio al mercato libero previsto per i clienti vulnerabili è previsto anche per «le micro imprese vulnerabili». Inoltre, a tutela di Pmi e imprese energivore, nel decreto per il 2025 si autorizza la spesa di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, con copertura a valere sulla quota parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2 dell’anno 2024. Ulteriori 600 milioni sono destinati alle agevolazioni per la fornitura di energia elettrica e gas alle Pmi, in particolare all’azzeramento per un semestre della spesa per oneri di sistema relativi al sostegno alle energie ricavate da fonti rinnovabili e alla cogenerazione (cosiddetta componente Asos) per i clienti finali non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 Kw.Mentre, per chiarezza e trasparenza in favore dell’utente, il decreto ha stabilito delle misure per agevolare la confrontabilità delle offerte al dettaglio di energia elettrica e gas sul mercato libero, in maniera da consentire una migliore e più semplice leggibilità delle offerte e dei contratti anche con la previsione di documenti tipo da parte di Arera.«Avremo finalmente delle bollette chiare grazie all’obbligo di trasparenza che imponiamo ai gestori», commenta Meloni nel suo video. In caso di inosservanza, sono previste sanzioni amministrative pecuniarie fino a 155 milioni di euro, si legge nel decreto. Inoltre in casi di particolare urgenza, Arera potrà deliberare l’adozione di misure cautelari, anche prima dell’avvio del procedimento sanzionatorio, assicurando il più utile e tempestivo perseguimento degli interessi tutelati e, qualora ciò non comprometta la fruibilità del servizio da parte degli utenti, potrà sospendere l’attività di impresa fino a 6 mesi o proporre al Ministro competente la sospensione o la decadenza della concessione.Il decreto bollette garantisce «200 euro per 8 milioni di famiglie», mentre «le imprese che hanno l’onere dell’Ets ricevono un aiuto di oltre il 60% di quello che è il loro onere» sintetizza il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto. Inoltre «si crea un fondo di 800 milioni che, con criteri che verranno definiti con Arera, prevede un sollievo rispetto ai loro versamenti. Il ministro ha, infine, illustrato il disegno di legge delega sul nucleare con queste parole: «Guardiamo al futuro».
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex capo della Dna inviò atti d’impulso sul partito di Salvini. Ora si giustifica, ma scorda che aveva già messo nel mirino Armando Siri.
Agli atti dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, ci sono due documenti che ricostruiscono una faccenda tutta interna alla Procura nazionale antimafia sulla quale l’ex capo della Dna, Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare pentastellato, rischia di scivolare. Due firme, in particolare, apposte da De Raho su due comunicazioni di trasmissione di «atti d’impulso» preparati dal gruppo Sos, quello che si occupava delle segnalazioni di operazione sospette e che era guidato dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano (l’uomo attorno al quale ruota l’inchiesta), dimostrano una certa attenzione per il Carroccio. La Guardia di finanza, delegata dalla Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo già costruito a Perugia da Raffaele Cantone, classifica così quei due dossier: «Nota […] del 22 novembre 2019 dal titolo “Flussi finanziari anomali riconducibili al partito politico Lega Nord”» e «nota […] dell’11 giugno 2019 intitolata “Segnalazioni bancarie sospette. Armando Siri“ (senatore leghista e sottosegretario fino al maggio 2019, ndr)». Due atti d’impulso, diretti, in un caso alle Procure distrettuali, nell’altro alla Dia e ad altri uffici investigativi, costruiti dal Gruppo Sos e poi trasmessi «per il tramite» del procuratore nazionale antimafia.
Donald Trump e Sanae Takaichi (Ansa)
Il leader Usa apre all’espulsione di chi non si integra. E la premier giapponese preferisce una nazione vecchia a una invasa. L’Inps conferma: non ci pagheranno loro le pensioni.
A voler far caso a certi messaggi ed ai loro ritorni, all’allineamento degli agenti di validazione che li emanano e ai media che li ripetono, sembrerebbe quasi esista una sorta di coordinamento, un’«agenda» nella quale sono scritte le cadenze delle ripetizioni in modo tale che il pubblico non solo non dimentichi ma si consolidi nella propria convinzione che certi principi non sono discutibili e che ciò che è fuori dal menù non si può proprio ordinare. Uno dei messaggi più classici, che viene emanato sia in occasione di eventi che ne evocano la ripetizione, sia più in generale in maniera ciclica come certe prediche dei parroci di una volta, consiste nella conferma dell’idea di immigrazione come necessaria, utile ed inevitabile.
Adolfo Urso (Imagoeconomica)
Il titolare del Mimit: «La lettera di Merz è un buon segno, dimostra che la nostra linea ha fatto breccia. La presenza dell’Italia emerge in tutte le istituzioni europee. Ora via i diktat verdi o diventeremo un museo. Chi frena è Madrid, Parigi si sta ravvedendo».
Giorni decisivi per il futuro del Green Deal europeo ma soprattutto di imprese e lavoratori, già massacrati da regole asfissianti e concorrenza extra Ue sempre più sofisticata. A partire dall’auto, dossier sul quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dedicato centinaia di riunioni.
Gigi De Palo (Ansa)
Su «Avvenire», il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, contraddice la ragion d’essere del suo ente chiedendo più nuclei familiari immigrati. L’esito di politiche del genere è visibile in Scozia.
Intervistato dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, ha rilasciato alcune dichiarazioni a pochi giorni dalla chiusura della quinta edizione degli Stati generali della natalità, indicando quelle che a suo dire potrebbero essere ricette valide per contrastare la costante riduzione delle nascite da cui l’Italia è drammaticamente afflitta (nel solo mese di agosto del 2025 il calo è stato del 5,4% rispetto ai già deprimenti dati dello stesso mese del 2024: in cifre, 230.000 neonati in meno).






