2019-02-08
Boeri le prova tutte per blindare i suoi, ma il piano gli salta
Il presidente uscente denuncia la paralisi e dà la colpa a quota 100. Invece il collegio è stato sospeso per fermare il suo blitz. In altre parole, il collegio ha invitato l'amministrazione a rivolgersi al ministero per avere delucidazioni su cosa possa fare Tito Boeri da qui fino al 16 febbraio, giorno in cui decadrà il suo incarico.«Bisogna assicurare all'Inps l'esercizio dell'attività amministrativa senza soluzione di continuità ma al momento questo non è possibile perché il decreto su Reddito di cittadinanza e Quota 100 prevede il ritorno del Consiglio di amministrazione. Il Collegio dei sindaci dell'Istituto» ha spiegato il presidente Inps uscente, Tito Boeri, nell'audizione al Senato di mercoledì, «ha sollevato il dubbio che le norme pregiudichino l'esercizio da parte del presidente dei poteri assegnati al Consiglio di amministrazione, ancor prima della scadenza del suo mandato». A quel punto Boeri ha pensato di tirare in ballo il ministero del Lavoro chiedendo un parere senza il quale l'Istituto non è in grado di prendere decisioni». La risposta, a una settimana dall'invio della domanda, spiegano all'Inps, non è ancora arrivata. Un motivo c'è, e forse a Boeri conviene che la risposta non arrivi perché toglierebbe il velo a una certa ipocrisia. Il 30 gennaio scorso è infatti stata convocata una riunione di lavoro con una serie di ordini del giorno. Nel corso dell'incontro, il collegio sindacale ha formulato alcune considerazioni preliminari riferite all'interpretazione del decretone su quota 100 e reddito di cittadinanza; in particolare, le osservazioni toccano le competenze e le attività dei presidenti degli Enti ancora in carica. Il discorso vale per Boeri e pure per il numero uno dell'Inail. In altre parole, il collegio ha invitato l'amministrazione a rivolgersi al ministero per avere delucidazioni su cosa possa fare Boeri da qui fino al 16 febbraio, giorno in cui decadrà il suo incarico. Ciò che il presidente di nomina renziana sembra aver omesso di dire è che la riunione di lavoro ha avuto anche una voce varie ed eventuali che però è finita fuori sacco. Boeri avrebbe - ma la riunione non è giunta al termine - voluto nominare come responsabile dei rapporti con l'Istat Massimo Antichi. Dirigente di prima fascia, classe 1958, è considerato vicino al presidente in carico, collaboratore della società di ricerca e divulgazione scientifica fondata da Boeri la Voce.info - collocato alla Direzione del Centro Studi Inps e a capo del progetto Visit-Inps. Non sarebbe difficile immaginare l'importanza del nuovo ruolo. Tenere i rapporti con l'Istat significa coordinare i flussi di dati e quindi le statistiche. I numeri sono dati di fatto, ma vanno anche interpretati: flussi pessimistici su quota 100 farebbero comodo all'opposizione. Basta guardare quanto accade in questi giorni sul numero di presunti disoccupati che avrebbero fatto richiesta di pensione anticipata. Boeri sostiene che siano la maggioranza. In realtà non c'è un dato: è solo una stima, che però non dovrebbe superare il 10% del totale. In pratica su 20.000 domande i disoccupati dovrebbero essere circa 2.000. C'è una bella differenza, però l'impatto negativo delle parole di Boeri si propaga e finisce sui giornali. Immaginate tali operazioni in grande. Ma non solo. La nomina di Antichi avrebbe avuto un effetto trascinamento, evidentemente con l'obiettivo di blindare i propri uomini e consolidarli nei rispettivi ruoli per il prossimo triennio. Chiaramente tale attività non rientrerebbe nell'ordinaria prassi di un presidente. E a quanto risulta alla Verità è propria questa la miccia che ha fatto esplodere il caso. In pratica, Boeri lamenta al Parlamento che le funzioni dell'Inps vengono bloccate dal decretone. In realtà, omette che chi va via forse non dovrebbe blindare le poltrone in vista del nuovo cda. Eppure, in un momento di difficile transizione gli organismi interni dell'Inps sembrano funzionare, almeno là dove si tentano i blitz. Altro discorso è quello relativo ai riposizionamenti. Primo su tutti quello che sarebbe in atto da parte del potentissimo ex segretario, Luciano Busacca, promosso dalla gestione Boeri a dirigente generale. Busacca proviene dalla Covip, l'autorità dei fondi pensione, e forse proprio per tale background è sempre andato d'accordo con l'attuale capo che osteggia apertamente quota 100. Busacca nelle ultime settimane si è sentito più volte con Pasquale Tridico, l'ideatore del reddito di cittadinanza e il principale candidato grillino, guarda caso alla guida dell'Inps. Il direttore generale Gabriella Di Michela sembra cercare sponde nella stessa direzione politica, anche se in questo momento resta molto impegnata a indagare sugli articoli pubblicati dalla Verità sulla guerra di spie ai vertici Inps.