2021-08-16
Bochicchio e il sospetto delle azioni Facebook mai sottoscritte
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Massimo Bochicchio (Ansa)
A distanza di più di un mese dagli arresti domiciliari, è calata una coltre di silenzio sul broker accusato di aver truffato vip del mondo del calcio e semplici investitori che avevano creduto nella sua buona fede.Capita così che ci sia ancora chi aspetti di recuperare parte dei propri soldi dopo le promesse di risarcimento. Ma risulta difficile fidarsi del broker di Capua, dopo quasi un anno di latitanza e decine di accordi non rispettati.Del resto, tra le tantissime ombre e i numerosi interrogativi che aleggiano intorno alla vicenda c'è soprattutto quella che riguarda chi negli ultimi anni ha sottoscritto con Bochicchio, direttamente o tramite altri intermediari ( amici, fiduciarie ecc…) azioni Facebook o Alibaba. Tra i clienti di Bochicchio non c'era solo l'ex allenatore dell'Inter Antonio Conte, vittima di un raggiro da 30 milioni di euro, ma anche normali investitori. A Londra una famiglia italiana ha già vinto lo scorso anno in giudizio contro Bochicchio per la sottoscrizione di azioni Alibaba per 1 milione di euro: la giustizia civile inglese ha riconosciuto la truffa e lo ha condannato al risarcimento. Ma in Italia la difesa di Bochicchio continua a sostenere che non ci sia stata truffa. Eppure la domanda è semplice. Cosa c'entra la sottoscrizione di azioni che doveva avvenire nel 2011 con i problemi di liquidità o l'andamento dei mercati che il presunto truffatore attribuisce oggi alla magica sparizione di capitali per centinaia di milioni? In pratica, come fa Bochicchio a non risarcire gli investitori che avevano sottoscritto azioni se non c'è stata truffa? Antonio D'Agnano, consulente finanziario iscritto all'albo, è un esperto di finanza. E spiega alla Verità, in estrema sintesi e con grande semplicità (che anche un ragazzino delle scuole medie potrebbe capire), perché la difesa del broker campano faccia acqua da tutte le parti.«Una cosa è affidare ad un broker o un intermediario o una banca, un patrimonio da gestire attraverso un mandato. Altra cosa è impartire ordine di sottoscrizione di azioni», dice D'Agnano. «Nel primo caso un soggetto attribuisce all'intermediario l'incarico di attuare una strategia di investimento ed ha come fine la costruzione di un portafoglio. Gli obiettivi devono essere concordati col cliente e attraverso una indagine con raccolta di informazioni sulla propria situazione patrimoniale, la propensione al rischio, la conoscenza degli strumenti finanziari: firma un contratto. E' del tutto evidente che un cliente pur di tendere ad un risultato elevato in termini di guadagno, può essere disposto a correre un rischio notevole ed essere pronto ad assistere a delle oscillazioni che possono essere molto marcate».La sottoscrizione di azioni è invece un capitolo a parte. «Cosa completamente diversa è invece la fattispecie della semplice sottoscrizione di azioni , soprattutto in pre IPO. Non tutti possono sottoscrivere queste azioni, perché sono solitamente riservate ad un numero ristretto di soggetti. Inoltre possono essere azioni, come quelle di cui si parla ovvero quelle di classe B che hanno caratteristiche particolari, quali ad esempio godere di un certo numero di voti ad azione e altro …Questo è il caso di contratto di custodia e amministrazione , ben diverso da qualsiasi altro tipo di gestione».Significa che all'epoca Bochicchio avrebbe visto transitare i soldi, tramite gli intermediari incaricati, alla volta della società madre, in questo caso Facebook, e vedersi ritornare le azioni regolarmente depositate e certificate da una conferma di operazione , quello che un tempo era il cosiddetto fissato bollato.Tanto doveva detenere in deposito. Bochicchio e gli intermediari dovevano verificare che tutto fosse avvenuto correttamente. La situazione doveva rimanere invariata sino alla decisione del cliente di vendere le azioni. In questo caso non si capisce a cosa si riferiscano il broker e il suo legale nel far ricadere la responsabilità e ai clienti arditi e ai mercati ballerini e ai problemi di liquidità. Nel caso si sottoscrizione di azioni il dubbio che ormai è quasi certezza è che forse quelle azioni non siano mai state sottoscritte. Altrimenti i sottoscrittori avrebbero dovuto vedersi bonificare il controvalore al momento dell'esecuzione della vendita delle azioni. Quindi che cosa è andato storto? Dove sono finiti i soldi? Chissà se Bochicchio lo spiegherà un giorno ai magistrati.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)