
Dopo che lo Stato americano ha minacciato di chiudere i rapporti d’affari con il gruppo, è arrivata una lettera in cui viene assicurato il sostegno al settore idrocarburi.Blackrock, il colosso finanziario americano che gestisce un patrimonio di oltre 10.000 miliardi di dollari, da tempi recenti impegnato in prima linea sul fronte della finanza sostenibile, è costretto a correre ai ripari per non perdere il sostegno del potente Stato del Texas. L’impegno di Blackrock nell’economia della decarbonizzazione e nelle questioni ambientali, sociali e di governance (Esg) non è piaciuto ai gestori dei ricchi fondi pensione del settore petrolifero né al governo del ricco Stato americano, che ha un’economia basata quasi unicamente su questo settore. Il presidente e ad Larry Fink, nella sua lettera annuale per il 2022 diretta ai membri dei consigli di amministrazione in cui Blackrock è presente, ha scritto che l’obiettivo del suo fondo è la transizione verso un mondo a zero emissioni, inclusa la decarbonizzazione del settore energetico. Per la verità, è già dal 2020 che Fink si è dichiarato a favore di una svolta verde degli investimenti di Blackrock. Di fronte alla nuova politica «net zero» del fondo, però, il governatore del Texas, il repubblicano Dan Patrick, ha chiesto con una lettera datata 19 gennaio 2022 e indirizzata al controller statale Glenn Hegar di includere Blackrock nella lista delle aziende in cui lo Stato del Texas non investirà più. Esiste infatti una legge statale (il Senate Bill 13, noto come Oil & Gas Investment Protection Act) che impedisce allo Stato del Texas di stipulare contratti o investire in società che boicottano le società energetiche e tale sarebbe il caso proprio di Blackrock. Secondo la legge si avrebbe boicottaggio quando una società di investimento richiede di «soddisfare standard ambientali oltre la legge federale e statale applicabile». Gli standard «net zero» richiesti da Blackrock ricadrebbero dunque in questa fattispecie. «I texani non tollereranno che Wall Street volti le spalle alla nostra fiorente industria del petrolio e del gas e ai milioni di texani che fanno affidamento su di essa. Finché sarò il governatore, non mi tirerò mai indietro dal difendere la nostra industria petrolifera e del gas e rimango impegnato a garantire che il Texas sia il primo stato per petrolio e gas in America», ha dichiarato Patrick. Di fronte alla dura presa di posizione del Texas, Blackrock si rende protagonista di un clamoroso dietrofront e in una lettera inviata a funzionari e aziende texane (ma indirizzata genericamente «a chiunque sia interessato») afferma di non avere nessuna intenzione di uscire dal settore petrolifero. «Continueremo a investire e supportare le società di combustibili fossili, comprese le società di combustibili fossili del Texas», afferma la missiva, firmata da Dalia Blass, capo delle relazioni esterne di BlackRock. «Crediamo che l’esperienza e la competenza delle compagnie petrolifere saranno parte integrante delle future soluzioni energetiche», prosegue il testo, che elenca poi l’ammontare degli investimenti attuali nel settore dei combustibili fossili, invero impressionante. Blackrock, per conto dei suoi clienti, ha 259 miliardi di dollari investiti in aziende del settore petrolifero, di cui 91 miliardi direttamente in Texas. «Forse Blackrock è il maggior investitore al mondo nel settore dei combustibili fossili», afferma Dalia Blass commentando le partecipazioni importanti in grandi compagnie petrolifere (Exxon, Conocophillips, Kinder morgan, Occidental petroleum, Valero energy, Phillips, Schlumberger, tra le altre). Al di là della curiosa circolazione delle lettere in questo scambio incrociato, atipico nell’ovattato mondo della finanza, ciò che risulta evidente è l’incoerenza nel supportare uno sforzo politico per la decarbonizzazione, che mira in definitiva ad azzerare l’industria petrolifera, e al contempo rivendicare con toni vibranti il sostegno all’industria petrolifera texana. Evidentemente, quel sostegno è ancora assai appetibile, o assai necessario. Ancora una volta, la narrativa green viene messa a dura prova dalla realtà: da una parte la corsa alle emissioni zero provoca sconquassi che ricadono sulle spalle di chi non può difendersi, dall’altra c’è chi si copre le spalle garantendosi il sostegno di ricchi fondi statali «old economy» come quelli del Texas. Sorge il sospetto, per così dire, che al turbinoso mondo della grande finanza internazionale importi poco o punto della decarbonizzazione. Mentre detta un’agenda politica dolorosa, fatta di rincari e rinunce, in nome della salvezza del pianeta, un certo establishment resta ben ancorato a quel mondo di solide certezze che chiede agli altri di abbandonare. Un po’ troppo comodo, anche per un colosso.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.