2024-03-19
Bimbi a digiuno e scuole in festa. Le ultime follie per il Ramadan
A furia di essere inclusivi, perdiamo di vista le regole basilari. Certi presidi «dimenticano» il Natale, non le feste musulmane.È arrivata l’ora che lo Stato italiano firmi una specie di patto con la comunità islamica, altrimenti qui si va verso una situazione sempre più confusa dove ognuno dice la sua non essendoci né un concordato, come con la Chiesa cattolica, né un’intesa come quella firmata tra lo Stato e l’Unione delle comunità israelitiche attuata con la legge numero 101 dell’8 marzo 1989. Per la verità ben due ministri dell’Interno di due governi diversi per idee e colore politico, cioè i ministri Giuliano Amato e Giuseppe Pisanu, provarono lungamente a elaborare questa intesa con le comunità islamiche ma, all’ultimo momento, furono queste ultime a non volerlo firmare. Uno dei punti critici dell’intesa fu da subito quello relativo al rendere pubbliche le fonti di finanziamento per la costruzione delle moschee o di quei pastrugni, per meglio dire guazzabugli, che sono i centri culturali islamici che fanno praticamente da moschea.Questa mancanza di volontà di pervenire a un accordo fu, senza dubbio, un brutto segnale. E fu, invece, un bruttissimo segnale la non volontà di rendere trasparenti i finanziamenti per la costruzione delle moschee: evidentemente i soldi arrivavano da luoghi che non potevano essere detti perché magari, in alcuni casi, erano luoghi che finanziavano anche il terrorismo islamico fondamentalista.Sul fronte dei rapporti tra istituzioni italiane e mondo musulmano ci sono alcune novità che vengono fornite dalla cronaca locale degli ultimi giorni. Quella più clamorosa arriva da Pioltello dove il preside del locale istituto comprensivo, asilo, elementari e medie, Iqbal Masih (intitolato in ricordo dell’attivista pachistano simbolo della lotta per lo sfruttamento del lavoro minorile) ha deciso che mercoledì 10 aprile tutti i bambini della primaria e della secondaria effettueranno un giorno di festa, non andranno a scuola, in concomitanza della chiusura del Ramadan. Il preside ha affermato che si tratta di una questione di integrazione, a me sembra, invece, che si tratti di una questione di disintegrazione del buonsenso e della ragionevolezza.Sempre lo stesso preside ha affermato che poiché la maggioranza di studenti è islamica in pochissimi andavano a lezione quel giorno. Bene, signor preside Alessandro Fanfoni, ci scusi ma abbiamo una domanda da porle: e la minoranza di studenti non islamici, stranieri e non, non hanno diritto ad andare a scuola quel giorno? Forse le sfugge che quando si tratta di accodi tra organi dello Stato, come è la sua scuola, e religioni non è una questione di autonomia scolastica - per la quale una scuola può legittimamente decidere alcuni giorni di vacanza che ha a disposizione in libertà - ma si tratta di accordi a livello nazionale che attualmente non ci sono. Lei non può fare di testa sua anche se il Consiglio di istituto vota all’unanimità. Sarebbe come se un consiglio di fabbrica decidesse sulle ferie degli operai in relazione all’origine religiosa o se un’assemblea di condominio decidesse qualcosa su un altro condominio.Per fortuna i poteri per stabilire la promulgazione di feste erga omnes ce li ha lo Stato e, nel caso islamico, la colpa del mancato accordo è del mondo islamico, non dello Stato italiano. Ho citato appositamente due ministri dell’Interno (potrei citare anche il defunto ministro Roberto Maroni al quale nessuno ha mai imputato particolare avversità per la comunità islamica) i quali hanno speso molto tempo per cercare di arrivare ad un accordo. I rapporti fra Stato e religione rappresentano una questione molto delicata perché riguardano, da una parte, il diritto alla libertà religiosa e, dall’altra, i complicati rapporti tra laicità dello Stato, fedi e comunità religiose e, inoltre, i rapporti tra la legge religiosa di una comunità e la legge civile di tutti. Sono cose molto serie, signor preside Fanfoni, e non occorrono fanfare ma ragionamenti che tengano conto dei diritti e delle leggi.Ognuno non può fare di testa sua in nome di un’autonomia che non esiste in queste fattispecie, che riguardano livelli più alti di governo. Mi scusi, egregio dottor Fanfoni, ma il tempo di Quaresima, assieme al Natale - che avete già ampiamente messo in discussione - rappresenta il culmine della liturgia cristiana che ha qualche radice un po’ più profonda, nel nostro Paese, dell’islam, anche a Pioltello.Per fortuna il preside Fanfoni - gliene diamo atto - ha fatto un accordo con le famiglie per non far digiunare, durante il Ramadan, i bambini piccoli. Per questo non è che debba meritare una medaglia ma ha dimostrato buon senso che, di questi tempi, si merita comunque almeno un nastrino, una decorazione. Da altri istituti arrivano copiose le preoccupazioni da parte delle insegnanti per il digiuno imposto dalle famiglie di fede islamica ai bambini, anche a scuola, che in alcuni casi svengono dalla fame. Qui va tutto bene? Siamo tranquilli in questo frangente, dove la legge religiosa supera e si impone sulla legge civile che prevede nelle scuole la refezione scolastica? Siamo tutti diventati matti e dobbiamo riaprire i manicomi o c’è la speranza di un po’ di ragionevolezza? Personalmente vedo solo ed esclusivamente l’obbligatorietà di un accordo in tempi i più rapidi possibili tra Stato e comunità islamica. Altrimenti, qui, si va nei casini seri, molto seri.
Jose Mourinho (Getty Images)