A precisa domanda della Fda, le aziende rispondono che «non c’è alcun correlato di immunità stabilito». Non solo: esiste la prova che tra i 12 e i 15 anni l’efficacia è negativa. Eppure si dà il via libera allo sviluppo.
A precisa domanda della Fda, le aziende rispondono che «non c’è alcun correlato di immunità stabilito». Non solo: esiste la prova che tra i 12 e i 15 anni l’efficacia è negativa. Eppure si dà il via libera allo sviluppo.I pezzi grossi di Pfizer e Moderna non vogliono più trial clinici per i vaccini anti Omicron. Probabilmente abbiamo capito perché: non sono in grado di dimostrare che i loro gingilli proteggono chi se li fa iniettare.Intervistato da Financial Times, Ugur Sahin, numero uno di Biontetch, la consorella tedesca di Pfizer, spiegava che «sarebbe utile avere l’opportunità di aggiornare il vaccino secondo i dati più recenti, senza l’obbligo di fare ulteriori studi clinici». Tanto, era la sua tesi, nel nuovo preparato cambia solo un amminoacido. Non vorrete mica costringere i luminari a ripercorrere l’intera trafila? Sulla Stampa di ieri, gli ha dato man forte il cofondatore di Moderna, Derrick Rossi: «Proprio perché il virus continua a evolversi e siamo sempre al suo inseguimento», ha dichiarato, «io spero che venga il momento in cui, invece di fare studi di fase uno, due e tre, si stabilisca l’efficacia dei vaccini a mRna». Così, a priori, «in modo che quando arriva una nuova variante si possa fare un piccolo studio di sicurezza prima di rilasciare il vaccino aggiornato». E tanti saluti al metodo scientifico. Peccato che, quando si vanno a spulciare i dati, le evidenze in favore degli intrugli miracolosi non siano esattamente granitiche.Si è appena svolta, in videoconferenza, una riunione tra i rappresentanti delle due aziende farmaceutiche e gli esperti della Food and drug administration, che poi hanno votato - 19 a 2 - a favore della messa a punto e della fabbricazione di medicinali riadattati per la variante Omicron. Il parere positivo è arrivato nonostante i prodotti di Pfizer e Moderna avessero ricevuto, stando alla ricostruzione del New York Times, «commenti contrastanti». Qualche perplessità, ad esempio, deve averla suscitata la laconica risposta di Kena Swanson, vicepresidente della divisione ricerca e sviluppo sui vaccini di Pfizer. A interpellarla è stato Ofer Levy, di Harvard. Il professore l’ha incalzata: avete parlato della moltiplicazione di anticorpi in chi riceve l’iniezione, ma qual è il loro correlato di protezione? Ossia, qual è la prova che questi anticorpi conferiscano immunità? Qual è la percentuale di riduzione del rischio associata al booster aggiornato? Replica della Swanson: «Direi che non è stato stabilito alcun correlato di protezione». Tradotto: non lo sappiamo. Non siamo in grado di stimare una percentuale di riduzione del rischio. Non abbiamo prove che quegli anticorpi rendano immune il soggetto. Il soggetto umano, o il soggetto animale: la società, infatti, ha esibito rilevazioni «dell’ultimo minuto» effettuate sui topi, che non erano stati nemmeno esposti all’infezione. Immaginate di essere poliziotti; un’azienda vi propone un giubbotto antiproiettile che non è mai stato sottoposto a una prova di fuoco. Lo indossereste?Ricapitolando: ci hanno raccontato che «il tempo stringe» (parola di Sahin), che Omicron galoppa, che bisogna fare presto e che va riconosciuta «l’efficacia dei vaccini a mRna» (Rossi dixit), tipo articolo di fede. Adesso, però, scopriamo che, sì, le punturine riadattate danno una bella bottarella di anticorpi, ma non è possibile determinare se tali anticorpi fungano da schermo. E sarebbe su questa base che Fda ha chiesto a Big pharma di proseguire il lavoro? È in virtù di certi incoraggianti premesse, che Roberto Speranza e Franco Locatelli hanno annunciato l’ennesima campagna vaccinale, per il prossimo autunno?Bisogna difatti ammettere che le incongruenze non sono solo sul versante delle società farmaceutiche. Ricordate quando i competenti ci catechizzavano sull’inutilità dei test sierologici? Misurare il livello di anticorpi, assicuravano, non serve a decretare se una persona è protetta dalla malattia. Era anche uno dei capisaldi di Fda. La quale, tuttavia, a pagina 13 del suo briefing, ora annota: «La valutazione dei vaccini modificati […] dovrà fondarsi principalmente su dati comparati di immunogenicità, a causa dei limiti di tempo». Capito come funziona la scienza? Se si deve convincere pure chi è guarito a porgere il braccio, si va in tv a sostenere che il numero di anticorpi è irrilevante. Ma se si tratta di approvare in fretta le dosi da distribuire a ottobre, la capacità di un farmaco di generare anticorpi diventa il criterio essenziale per controllarne l’efficacia. A proposito dei guariti. Dalle slide di Moderna, emerge un dettaglio interessante: in chi è stato già infettato, si riscontra lo stesso numero di anticorpi che sviluppa, 29 giorni dopo lo shot aggiornato, chi non ha mai avuto il Covid. E allora, per quale motivo i guariti, di qualunque età, dovrebbero offrirsi per l’ennesima inoculazione? Tanto più che gli studi della società non paiono granché approfonditi. Come per Pfizer, non ci sono informazioni sull’efficacia del vaccino; l’unico indicatore resta la quantità di anticorpi. In più, le verifiche sulla sicurezza sono state condotte su una coorte di 437 persone, seguite per un mese. Che conclusioni affidabili se ne possono trarre, visto che i preparati attualmente in uso hanno mostrato un’efficacia declinante a partire dal terzo mese? In quel caso, era venuto fuori che essi provocavano una miocardite ogni 10.000 punture. Ergo, quale idea potremmo farci degli eventuali effetti avversi cardiaci legati al nuovo booster, se il campione dell’esperimento è così limitato?Infine, una postilla per l’Istituto superiore di sanità, che nel tentativo di confutare La Verità, ha screditato i suoi stessi bollettini, poiché certificavano l’efficacia negativa del vaccino in alcune categorie anagrafiche. Quelle analisi, balbettava l’Iss, scontano «limiti intrinseci» e «fattori di confondimento». Be’, avvisino i Centers for disease control and prevention americani. I quali, nella classe 12-15 anni, hanno documentato proprio l’efficacia negativa delle due dosi rispetto alla condizione dei non vaccinati. Ecco, dinanzi a risultati simili, noi qualche domanda ce la poniamo. Forse, siamo intrinsecamente limitati.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.





