2021-10-20
La solita sindrome cinese dei dem. Kerry nei guai per lo scandalo Uiguri
Joe Biden e John Kerry (Getty Images)
L'ex segretario di Stato di Obama, ora inviato speciale per il clima di Biden, risulta investire in un fondo che finanzia una società di Pechino sulla lista nera Usa per le violazioni dei diritti umani della minoranza.Joe Biden aveva promesso una politica estera basata sul rispetto dei diritti umani. E va dato atto al presidente americano di aver più volte sollevato tale questione nel suo confronto con la Cina. Eppure una recente rivelazione rischia di mettere adesso la sua amministrazione in grave imbarazzo. Un imbarazzo che riguarda John Kerry: l'ex segretario di Stato americano che è stato nominato da Biden Inviato speciale statunitense per il clima. Ora, spulciando i documenti finanziari di Kerry, la testata conservatrice Washington Free Beacon ha scoperto che costui deterrebbe almeno un milione di dollari in investimenti nel fondo Hillhouse China Value Fund. In particolare, la stessa fonte ha riferito che «la quota di Hillhouse di Kerry è tramite un trust in cui sua moglie è il beneficiario. Mentre la moglie di Kerry è una beneficiaria del trust, egli ha dichiarato nei documenti finanziari che non sono coinvolti nella gestione degli investimenti». Ebbene, il problema dove risiederebbe? Hillhouse China Value Fund è un fondo che, secondo Washington Free Beacon, fa capo a Hillhouse Capital Group: una società, guidata dal miliardario cinese Zhang Lei, che - come riferito da Reuters due anni fa - figura tra i principali investitori di Yitu Technology. Parliamo di un'azienda tecnologica cinese specializzata in intelligenza artificiale che, nell'ottobre del 2019, è finita in una blacklist stilata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti per abuso dei diritti umani nel contesto della sorveglianza di massa, condotta da Pechino, ai danni della minoranza uigura nello Xinjiang. Smentite di Kerry per ora non sono arrivate e, se tutto fosse confermato, l'imbarazzo rischia di rivelarsi notevole. Anche perché quella uigura è una questione su cui gli Stati Uniti stanno battendo dai tempi della presidenza Trump. È quindi in questo contesto che il senatore repubblicano, Marco Rubio, ha invocato - in un duro editoriale venerdì su Fox News - il licenziamento di Kerry. «Il presidente Biden ora deve fare una scelta: stare al fianco dell'uomo che trae profitto dal lavoro degli schiavi o licenziarlo», ha scritto, facendo riferimento alle pratiche di lavoro forzato a cui sono sottoposti gli uiguri dal governo cinese. «Dovrebbe essere una scelta facile», ha proseguito, «ma l'amministrazione Biden e alcuni democratici sono così alla disperata ricerca di un accordo sul clima con il Partito comunista cinese che sono disposti a ignorare l'uso del lavoro forzato da parte del regime». Del resto, non è la prima volta che Kerry finisce nella polemica per gli uiguri. Nel corso di un'intervista a Bloomberg News a settembre, gli fu chiesto come fosse possibile armonizzare la cooperazione con la Cina sul clima con la tutela dei diritti umani. «Abbiamo problemi, una serie di problemi diversi, ma prima di tutto, questo pianeta deve essere protetto», replicò Kerry, suscitando le ire del senatore repubblicano Ted Cruz, che definì quella risposta «orribile». A maggio, durante una deposizione alla Camera, gli fu invece chiesto se avesse sollevato il problema del lavoro forzato con le sue controparti cinesi. «Quella non è la mia corsia. La mia corsia è molto specifica, è quella di cercare di convincere i cinesi ad andare avanti [su] ciò che dobbiamo fare rispetto al clima», rispose Kerry. Inoltre, a fine settembre, Real Clear Politics ha riportato che, secondo i repubblicani, l'Inviato speciale per il clima starebbe addirittura facendo pressioni per far impantanare lo Uyghur forced labor prevention act: un disegno di legge bipartisan, approvato dal Senato a luglio, che mira a contrastare il lavoro forzato nello Xinjiang. Una mossa con cui Kerry vorrebbe evitare di alzare la tensione con Pechino. Ma le ramificazioni cinesi dell'ex segretario di Stato non si fermano qui. Secondo i documenti finanziari, sua moglie avrebbe infatti almeno un milione di dollari investiti in Teng Yue Partners, che - secondo Bloomberg News - «opera come società di gestione degli investimenti concentrandosi su investimenti azionari in Cina» e che ha come fondatore il finanziere cinese Tao Li. Nonostante Kerry sostenga di non disporre del controllo sulla gestione degli investimenti in trust, i legami restano. Tutto questo, senza dimenticare che il figliastro dell'ex segretario di Stato, Chris Heinz, fosse socio del figlio di Biden, Hunter, con cui - nel 2009 - aveva fondato la società di private equity Rosemont Seneca. Società che Hunter - sebbene specialmente dopo aver raffreddato i rapporti con Heinz nel 2014 - avrebbe portato ad intrecciare legami sempre più stretti con il mondo cinese (soprattutto approfittando del fatto di aver accompagnato suo padre, all'epoca vicepresidente degli Stati Uniti, in un viaggio a Pechino con l'Air Force Two a dicembre 2013). E comunque, alla fine, le domande rimangono. È normale che Kerry abbia tutti questi legami con Pechino, vista la posizione politicamente delicata che ricopre? Ma soprattutto: è giusto chiudere un occhio su quanto avviene nello Xinjiang pur di cooperare a tutti i costi sul clima con un governo inaffidabile come quello cinese?
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)