2021-11-28
Biden chiude gli Usa all’Africa del Sud. Ai tempi di Trump era «razzismo»...
Divieto di accesso ai cittadini di 8 Stati. Nessuna critica quando le restrizioni sono imposte dai «progressisti». The Donald, per un provvedimento simile, fu accusato di xenofobia. Un doppiopesismo che c'è anche in Italia.La variante omicron fa paura. È in questo senso che venerdì Joe Biden ha annunciato restrizioni per i viaggiatori in arrivo dagli Stati africani maggiormente a rischio: Sudafrica, Botswana, Zimbabwe, Namibia, Lesotho, Eswatini, Mozambico e Malawi. In particolare, la misura - che entrerà in vigore da domani - prevede il divieto di accesso negli Stati Uniti per le persone che si sono trovate in questi Paesi nei 14 giorni precedenti al loro tentativo di ingresso. E pensare che un tempo Biden si diceva fermamente contrario a simili provvedimenti! Era il 31 gennaio 2020, quando - con l'epidemia che andava peggiorando - l'allora presidente americano Donald Trump stabilì un blocco temporaneo di ingresso negli Stati Uniti per quei viaggiatori che si fossero trovati in Cina nei 14 giorni precedenti. Biden, che all'epoca era candidato alla nomination del Partito democratico, criticò aspramente la misura. «Siamo nel bel mezzo di una crisi con il coronavirus. Dobbiamo aprire la strada con la scienza, non con il record di isteria, xenofobia e paura di Donald Trump. È la persona peggiore possibile per guidare il nostro Paese attraverso un'emergenza sanitaria globale», twittò il primo febbraio 2020. Nonostante avesse in un secondo momento cercato maldestramente di smentire il senso di queste sue parole, un mese più tardi Biden rincarò la dose. Dopo che Trump aveva introdotto un blocco dei viaggi nel Vecchio Continente, l'allora candidato dem twittò: «Un muro non fermerà il coronavirus. Vietare tutti i viaggi dall'Europa, o da qualsiasi altra parte del mondo, non lo fermerà». Un'affermazione che non impedì comunque all'allora governatore dello Stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, di definire il Covid un «virus europeo» appena pochi mesi dopo. Contro le restrizioni ai voli dalla Cina si era pronunciato a inizio febbraio 2020 anche il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus, che dichiarò: «Ribadiamo la nostra richiesta a tutti i Paesi di non imporre restrizioni che interferiscono inutilmente con i viaggi e il commercio internazionali. Tali restrizioni possono avere l'effetto di aumentare la paura e lo stigma, con scarsi benefici per la salute pubblica». Una posizione, quella dell'Oms, che fu invocata in quei giorni dal diplomatico cinese Li Song in funzione antiamericana (del resto, non sono certo un mistero gli storici legami intercorrenti tra Tedros e la Repubblica popolare). Ma non è tutto. Il 7 febbraio 2020, lo stesso sito della Cnn titolò: «Il divieto di viaggio per il coronavirus negli Stati Uniti potrebbe ritorcersi contro». In particolare, l'articolo paventava impatti socioeconomici negativi, citando anche i rischi di «stigma» segnalati dall'Oms. Il provvedimento annunciato l'altro ieri da Biden non sembra invece aver innescato particolari polemiche o analisi critiche. E questo nonostante sia fondamentalmente simile a quello del predecessore. Un caso di doppiopesismo che ricorda un po' quello che, all'inizio dell'epidemia, abbiamo avuto anche noi in Italia, quando - al principio del febbraio 2020 - i governatori della Lega chiesero all'allora governo giallorosso di estendere anche ai bambini nelle scuole il periodo di isolamento per chi fosse rientrato dalla Cina. «Nessuno pensi di approfittare del coronavirus per manifestazioni discriminatorie o addirittura di violenza», fu la risposta dell'allora premier, Giuseppe Conte. Alcuni giornali accusarono inoltre il Carroccio di fomentare il «virus della propaganda». Abbiamo poi visto come la situazione pandemica si è sviluppata. Ma i parallelismi con l'Italia non si fermano a questi doppiopesismi. Esiste infatti anche un comune problema di immigrazione clandestina. Da mesi i repubblicani accusano Biden di favorire, tra le altre cose, il rischio della diffusione dei contagi con la sua caotica gestione della frontiera meridionale. Si tratta di un nodo in essere anche da noi. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha, sì, annunciato contro la variante omicron delle restrizioni simili a quelle della Casa Bianca per chi arriva da alcuni Paesi africani. Tuttavia, la misura viene giudicata insufficiente da buona parte del centrodestra. «Quindi nel dubbio fermerete anche l'immigrazione illegale, atteso che non potete sapere se chi si imbarca in Libia o in Tunisia è passato da quelle nazioni... vero?», ha chiesto su Twitter a Speranza la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Preoccupato si è mostrato anche il sottosegretario all'Interno, il leghista Nicola Molteni. «Abbiamo deciso la chiusura degli scali da sette Paesi africani ma serve una riflessione più ampia non solo sugli ingressi in Italia dagli aeroporti ma anche dai porti», ha detto. «A fronte della nuova variante sudafricana, credo ci debba essere una particolare attenzione al fenomeno migranti via mare e via terra», ha aggiunto Molteni. Ricordiamo a tal proposito che il primo caso europeo di omicron sia stato riscontrato in una viaggiatrice di ritorno dall'Egitto dopo uno scalo in Turchia e che, secondo il Viminale, quella egiziana è la seconda nazionalità più numerosa tra chi quest'anno è sbarcato illegalmente nel nostro Paese. Ma i paraocchi del Pd non consentono di vedere oltre. Dimostrazione ne è l'allarmato tweet di ieri sera a firma Nicola Zingaretti: «Riguardo a variante #omicron consiglio immediati provvedimenti per il contenimento dei flussi di ingresso verso l'Italia». Zingaretti consiglia. Speranza obbedisce?
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)