2023-06-23
Biden accoglie Modi (con un’altra gaffe) per sottrarre l’India all’asse sino-russo
Narendra Modi e Joe Biden (Getty Images)
Visita del leader asiatico a Washington. Il presidente americano, che sbaglia anche inno, mira a indebolire l’alleanza dei Brics.Washington e Nuova Delhi stanno rafforzando i loro legami. Ieri, il premier indiano, Narendra Modi, è stato ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca dal presidente americano, Joe Biden, che ha detto: «Il rapporto tra Stati Uniti e India è uno dei rapporti più decisivi del ventunesimo secolo». Modi ha replicato, dicendosi «grato» nei confronti del presidente americano, con cui ha avuto un bilaterale sui temi strategici. I due leader hanno successivamente tenuto una conferenza stampa, in cui l’inquilino della Casa Bianca, oltre a trattare di dossier internazionali e relazioni economico-tecnologiche, ha detto di attendersi un incontro con Xi Jinping in futuro. Non è inoltre mancata un’imbarazzante gaffe di Biden, che ha messo la mano sul cuore mentre suonava l’inno dell’India anziché quello degli Usa (salvo poi accorgersene e abbassarla). In serata il leader indiano ha anche tenuto un discorso davanti al Congresso. La visita di Stato negli Usa di Modi -la prima da quando è diventato premier nel 2014- ha visto stringere vari accordi tra i due Paesi. Micron Technology, con il sostegno dell’India Semiconductor Mission, ha annunciato un investimento di oltre 800 milioni di dollari in un nuovo impianto di assemblaggio di microchip nello Stato indiano del Gujarat, mentre è stata firmata un’intesa per una missione congiunta tra la Nasa e l’Indian Space Research Organisation nell’ambito degli Accordi Artemis. Inoltre, General Electric e Hindustan Aeronautics hanno concordato di realizzare motori di aerei da combattimento per l’aeronautica indiana. Gli Usa hanno poi espresso l’intenzione di aprire un nuovo consolato a Bangalore, rendendo inoltre più facile il rilascio dei visti ai lavoratori indiani. Dall’altra parte, il ministero della Difesa di Nuova Delhi ha approvato l’acquisto di droni armati SeaGuardian Mq-9b di fabbricazione statunitense. È chiaro che l’obiettivo principale della visita di Modi è stato quello di rafforzare le relazioni tra India e Stati Uniti in funzione anticinese. Ricordiamo infatti che, dai tempi dell’amministrazione Trump, Nuova Delhi rappresenta un vero e proprio pilastro della strategia americana nell’Indo-pacifico, volta al contenimento di Pechino. In particolare, l’India fa parte del Quad: un quartetto di Paesi - comprendente anche Usa, Australia e Giappone - che si occupa di contrastare l’influenza del Dragone in quell’area. Non solo. Il rafforzamento delle relazioni tra India e Stati Uniti in funzione anticinese passa anche dall’alta tecnologia (a partire, come abbiamo visto, dalla delicata questione dei semiconduttori). In secondo luogo, è plausibile ritenere che Washington voglia consolidare i propri legami con Nuova Delhi, anche in considerazione della posizione ambigua che quest’ultima ha finora tenuto rispetto alla crisi ucraina. L’India intrattiene storici legami con la Russia nel settore della Difesa: legami che utilizza come deterrente nei confronti di Pechino. Se è vero che la Casa Bianca non ha mai digerito l’ambiguità indiana sull’invasione russa dell’Ucraina, è altrettanto vero che vuole evitare un eccessivo spostamento dell’India verso l’orbita di Mosca. Senza trascurare che, più in generale, Nuova Delhi sta investendo significativamente nel settore aereo e infrastrutturale. Martedì, Air India ha per esempio finalizzato un ordine di 250 aeromobili Airbus e di 220 nuovi jet Boeing per un valore di 70 miliardi di dollari. Il consolidamento dei rapporti tra Washington e Nuova Delhi è una buona notizia anche per l’Italia. Non dimentichiamo infatti che, a marzo, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si era recata in India, per incontrare Modi e siglare una serie di accordi strategici (soprattutto nel settore della Difesa). La sponda con Nuova Delhi è funzionale innanzitutto a consolidare l’agenda atlantista di Palazzo Chigi. In secondo luogo, possono emergere importanti sinergie con la nostra industria aerospaziale. È inoltre chiaro che la Meloni guarda a Usa ed India per cercare di arginare probabili ritorsioni di Pechino, qualora Roma decidesse a breve di formalizzare l’uscita dalla Nuova via della seta. Non a caso, già ad aprile, il think tank americano Heritage Foundation aveva auspicato un «forte sostegno» all’Italia da parte di Washington e Nuova Delhi davanti all’eventualità di una rappresaglia cinese. Tra l’altro, non è probabilmente un caso che, secondo quanto riferito giorni fa dal titolare della Farnesina Antonio Tajani, la Meloni potrebbe essere ricevuta alla Casa Bianca il mese prossimo. Non mancano infine delle implicazioni per la politica interna americana. La visita di Modi ha infatti comportato dei malumori in seno al Partito democratico. L’ala più a sinistra dell’Asinello non nutre alcuna simpatia per il premier indiano, considerandolo un leader autoritario e ostile alle minoranze religiose. È in quest’ottica che, negli scorsi giorni, 75 parlamentari dem avevano scritto all’inquilino della Casa Bianca, esortandolo ad affrontare con Modi la questione del rispetto dei diritti umani. In particolare, tra i più accesi critici del suo viaggio a Washington si sono distinte le deputate dem, Ilhan Omar, AlexandriaOcasio-Cortez e Rashida Tlaib, che si sono rifiutate di assistere al discorso del premier indiano al Congresso. È anche per cercare di mettersi al riparo da queste polemiche che Biden, in conferenza stampa con Modi, ha difeso la «libertà religiosa», mentre il premier indiano ha sottolineato con forza che il suo Paese è una democrazia. Una situazione che rischia di acuire le notevoli tensioni che da tempo attraversano il Partito democratico americano.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)