True
2023-06-12
ADDIO A SILVIO BERLUSCONI
True
Silvio Berlusconi (Ansa)
«Mi restano 10, 15 anni di vita». Nell’aprile di 8 anni fa, parlando di fronte ai giudici del Tribunale di Monza che dovevano decidere sull'entità dell'assegno di mantenimento all’ex moglie Veronica Lario, Silvio Berlusconi si lasciava andare in questa profezia che purtroppo si è rivelata sbagliata. Il fondatore dell’impero televisivo di Mediaset, l’imprenditore italiano più noto in tutto il mondo, il leader di Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio, il presidente del Milan degli invincibili, è morto alle 10.32 di lunedì 12 giugno all’Ospedale San Raffaele. La leucemia mielomonocitica cronica l'aveva costretto a un nuovo ricovero nella struttura sanitaria alle porte di Milano, da dove era stato dimesso il 19 maggio scorso. Il leader di Forza Italia e fondatore di Mediaset aveva 86 anni. Berlusconi era tornato al San Raffaele lo scorso venerdì, dopo un lungo ricovero — di 45 giorni — terminato poche settimane fa, a causa di una polmonite e di una forma di leucemia. In mattinata, il fratello Paolo e i figli erano accorsi in ospedale, dove già si trovava Marta Fascina.
Questa volta il corpo del leader, già prostrato negli anni dopo un tumore alla prostata nel 1997 e un’operazione a cuore aperto nel 2016, non ce l’ha fatta. A 86 anni, quindi, se ne va per sempre una delle figure più note, importanti e controverse del 900 italiano. Nato a Milano al quartiere Isola; immobiliarista con la Edilnord negli anni del boom economico milanese; precursore in Italia della tv commerciale (comprò Telemilano per appena una lira nel 1976 per renderla 50 anni dopo un impero da 6 miliardi di euro), politico innovatore dopo il terremoto di Tangentopoli (diventando poi il nemico numero uno della magistratura), lascia dietro di sé un vuoto enorme, soprattutto imprenditoriale, ma anche politico e diplomatico, dati i rapporti internazionali che il Cavaliere aveva saputo coltivare in questi anni. Non è un caso che già nelle ore precedenti alla morte, c’è chi aveva già iniziato a ragionare e a discutere pubblicamente sul futuro di Forza Italia, il partito che da quasi 30 anni rappresenta una delle forze politiche moderate del centrodestra. Da Vittorio Sgarbi, storico amico, che ha annunciato la nascita di una Fondazione intestata a Berlusconi e alla nascita di un grande partito repubblicano, fino a Giuliano Urbani, ministro della Cultura del primo governo berlusconiano del 94, che ha ribadito come Forza Italia sia sempre stata inscindibile dal Cavaliere.
Cambieranno molte cose, forse Forza Italia si scioglierà e finirà dentro Fratelli D’Italia. Oppure nascerà un nuovo contenitore politico che potrà inglobare anche forze come Italia Viva di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Giovedì mattina Berlusconi era riuscito a telefonare al coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani e, secondo una nota del partito, aveva parlato anche con il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli e con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e ha sentito gli altri dirigenti e vertici del partito", informa una nota FI.«Ha rivolto un affettuoso saluto e ha raccomandato il massimo impegno in parlamento, al governo e in Forza Italia perchè 'il Paese ha bisogno di noi!» Ma la situazione poi è precipitata. Oltre alla politica, l’incognita del futuro riguarda le aziende.
Nelle ultime settimane il quotidiano Il Giornale, che aveva accompagnato la cavalcata politica del Cavaliere sin dalla fine degli anni 80, è stato venduto. Da tempo si rincorrono voci su possibili nuove alleanze per Mediaset, come anche di nuovi accordi o partnership per Mondadori o Mediolanum. Il timore è che ci possa essere un cambio di strategia industriale per Fininvest dopo la dipartita del Cavaliere. Non a caso, giovedì mattina, erano finite sotto la lente del mercato le azioni di MediaForEurope (il nome dell’attuale Mediaset) in Borsa, collegate alla preoccupazione per la salute di Berlusconi. A piazza Affari, le azioni Mfe di categoria A hanno chiuso in crescita del 3,5%, mentre le Mfe di classe B del 4,5%. Rialzo più contenuto per l’altra controllata dell’editoria in mano a Fininvest, cioè Mondadori che in borsa ha chiuso con un guadagno dello 0,6%, mentre Banca Mediolanum (di cui Fininvest detiene circa il 30%) ha perso l’1,1%. L'eredità sarà distribuita tra una famiglia che negli anni si è sempre fatta più numerosa, composta dai cinque figli (Marina e Piersilvio, nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Lucia Dall'Oglio, e Barbara, Eleonora, Luigi, figli nati dalle seconde nozze con la Lario) e i loro rispettivi eredi: diciassette in tutto, considerando anche la bisnipote Olivia, nata dalla primogenita di Piersilvio diventato nonno lo scorso anno a 51 anni.
E infinte bisognerà capire come cambieranno anche i rapporti a livello internazionale. Berlusconi è stato per anni un punto di riferimento per gli Stati Uniti ma anche soprattutto per la Russia di Vladimir Putin. E’ celebre la sua foto tra George W.Bush e il leader del Cremlino nel 2002, a Pratica di Mare. Dopo vent’anni il mondo è ormai completamente cambiato. E negli ultimi mesi Berlusconi ha guadagnato le pagine di cronache dei giornali anche per gli attacchi al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, impegnato in una guerra che va avanti da più di un anno con la Russia.
Continua a leggereRiduci
Il leader di Forza Italia si è spento all'età di 86 anni. L'imprenditore milanese resterà per sempre tra le figure più note e importanti nel mondo della politica e dei media. La leucemia mielomonocitica cronica l'aveva costretto a un nuovo ricovero nella struttura sanitaria alle porte di Milano, da dove era stato dimesso il 19 maggio scorso.«Mi restano 10, 15 anni di vita». Nell’aprile di 8 anni fa, parlando di fronte ai giudici del Tribunale di Monza che dovevano decidere sull'entità dell'assegno di mantenimento all’ex moglie Veronica Lario, Silvio Berlusconi si lasciava andare in questa profezia che purtroppo si è rivelata sbagliata. Il fondatore dell’impero televisivo di Mediaset, l’imprenditore italiano più noto in tutto il mondo, il leader di Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio, il presidente del Milan degli invincibili, è morto alle 10.32 di lunedì 12 giugno all’Ospedale San Raffaele. La leucemia mielomonocitica cronica l'aveva costretto a un nuovo ricovero nella struttura sanitaria alle porte di Milano, da dove era stato dimesso il 19 maggio scorso. Il leader di Forza Italia e fondatore di Mediaset aveva 86 anni. Berlusconi era tornato al San Raffaele lo scorso venerdì, dopo un lungo ricovero — di 45 giorni — terminato poche settimane fa, a causa di una polmonite e di una forma di leucemia. In mattinata, il fratello Paolo e i figli erano accorsi in ospedale, dove già si trovava Marta Fascina.Questa volta il corpo del leader, già prostrato negli anni dopo un tumore alla prostata nel 1997 e un’operazione a cuore aperto nel 2016, non ce l’ha fatta. A 86 anni, quindi, se ne va per sempre una delle figure più note, importanti e controverse del 900 italiano. Nato a Milano al quartiere Isola; immobiliarista con la Edilnord negli anni del boom economico milanese; precursore in Italia della tv commerciale (comprò Telemilano per appena una lira nel 1976 per renderla 50 anni dopo un impero da 6 miliardi di euro), politico innovatore dopo il terremoto di Tangentopoli (diventando poi il nemico numero uno della magistratura), lascia dietro di sé un vuoto enorme, soprattutto imprenditoriale, ma anche politico e diplomatico, dati i rapporti internazionali che il Cavaliere aveva saputo coltivare in questi anni. Non è un caso che già nelle ore precedenti alla morte, c’è chi aveva già iniziato a ragionare e a discutere pubblicamente sul futuro di Forza Italia, il partito che da quasi 30 anni rappresenta una delle forze politiche moderate del centrodestra. Da Vittorio Sgarbi, storico amico, che ha annunciato la nascita di una Fondazione intestata a Berlusconi e alla nascita di un grande partito repubblicano, fino a Giuliano Urbani, ministro della Cultura del primo governo berlusconiano del 94, che ha ribadito come Forza Italia sia sempre stata inscindibile dal Cavaliere. Cambieranno molte cose, forse Forza Italia si scioglierà e finirà dentro Fratelli D’Italia. Oppure nascerà un nuovo contenitore politico che potrà inglobare anche forze come Italia Viva di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Giovedì mattina Berlusconi era riuscito a telefonare al coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani e, secondo una nota del partito, aveva parlato anche con il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli e con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e ha sentito gli altri dirigenti e vertici del partito", informa una nota FI.«Ha rivolto un affettuoso saluto e ha raccomandato il massimo impegno in parlamento, al governo e in Forza Italia perchè 'il Paese ha bisogno di noi!» Ma la situazione poi è precipitata. Oltre alla politica, l’incognita del futuro riguarda le aziende. Nelle ultime settimane il quotidiano Il Giornale, che aveva accompagnato la cavalcata politica del Cavaliere sin dalla fine degli anni 80, è stato venduto. Da tempo si rincorrono voci su possibili nuove alleanze per Mediaset, come anche di nuovi accordi o partnership per Mondadori o Mediolanum. Il timore è che ci possa essere un cambio di strategia industriale per Fininvest dopo la dipartita del Cavaliere. Non a caso, giovedì mattina, erano finite sotto la lente del mercato le azioni di MediaForEurope (il nome dell’attuale Mediaset) in Borsa, collegate alla preoccupazione per la salute di Berlusconi. A piazza Affari, le azioni Mfe di categoria A hanno chiuso in crescita del 3,5%, mentre le Mfe di classe B del 4,5%. Rialzo più contenuto per l’altra controllata dell’editoria in mano a Fininvest, cioè Mondadori che in borsa ha chiuso con un guadagno dello 0,6%, mentre Banca Mediolanum (di cui Fininvest detiene circa il 30%) ha perso l’1,1%. L'eredità sarà distribuita tra una famiglia che negli anni si è sempre fatta più numerosa, composta dai cinque figli (Marina e Piersilvio, nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Lucia Dall'Oglio, e Barbara, Eleonora, Luigi, figli nati dalle seconde nozze con la Lario) e i loro rispettivi eredi: diciassette in tutto, considerando anche la bisnipote Olivia, nata dalla primogenita di Piersilvio diventato nonno lo scorso anno a 51 anni.E infinte bisognerà capire come cambieranno anche i rapporti a livello internazionale. Berlusconi è stato per anni un punto di riferimento per gli Stati Uniti ma anche soprattutto per la Russia di Vladimir Putin. E’ celebre la sua foto tra George W.Bush e il leader del Cremlino nel 2002, a Pratica di Mare. Dopo vent’anni il mondo è ormai completamente cambiato. E negli ultimi mesi Berlusconi ha guadagnato le pagine di cronache dei giornali anche per gli attacchi al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, impegnato in una guerra che va avanti da più di un anno con la Russia.
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
Continua a leggereRiduci
Getty Images
Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
Continua a leggereRiduci
Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
Continua a leggereRiduci