2024-08-04
Berlino trucca i conti: grosso guaio con l’Ue
La Germania ha fatto passare alcuni sussidi pubblici per prestiti e rischia un buco da 8 miliardi. Altra zavorra per l’economia che è stretta dai vincoli del Patto di stabilità. La Commissione: «Percorsi prudenti per gli Stati che hanno problemi con il debito».Una sorta di nemesi storica. Berlino sempre pronta a fare la maestrina, puntando il dito contro l’Italia colpevole di non rispettare le regole di rientro del deficit e di ricorrere trucchetti contabili per far quadrare i conti, ora è stata beccata con le mani nella marmellata. Esattamente ha usato una serie di artifici da contabilità creativa per nascondere le reali condizioni finanziarie del Paese. Ovvero ha trasformato in prestiti, i sussidi alle ferrovie e alle autostrade, Deutsche Bahn e Autobahn GmbH (società totalmente possedute dallo Stato federale), e ha riallocato fondi inutilizzati presso la Kfw (la Cassa depositi e prestiti tedesca), stanziati in passato per il tetto al prezzo del gas durante il picco della crisi energetica. Il risultato: nella bozza del bilancio 2025 del governo federale tedesco, approvata dai tre partiti della coalizione di governo agli inizi di luglio, è saltato fuori un «buco» stimato attorno agli 8 miliardi di euro. I meccanismi contabili utilizzati, come rilevato dagli esperti legali del ministero delle Finanze, sono serviti a colmare lo scostamento tra entrate e uscite e il limite all’indebitamento (44 miliardi) e sembrerebbero fatti apposta per aggirare la norma costituzionale tedesca che pone un freno al debito. Certo, 8 miliardi non sono uno scostamento tale da far saltare le coronarie ma che un alfiere della correttezza della finanza pubblica, come la Germania si è sempre presentata, ricorra a questi «mezzucci» la dice lunga sul clim che si respira a Berlino.Il governo, a questo punto, come rileva un esperto interpellato dal Sole 24 Ore, potrebbe anche ignorare i rilievi e tirare dritto con la proposta di bilancio in Parlamento ma c’è il rischio che l’opposizione possa far ricorso legale alla Corte Costituzionale federale con la possibilità, molto imbarazzante per il governo, che venga accolto. Una decisione deve essere presa entro metà agosto. Qualora le due misure dovessero effettivamente risultare inapplicabili, il governo dovrà trovare gli 8 miliardi mancanti. Per uscire dal cul de sac le soluzioni sarebbero capestro: un aumento delle tasse (un freno per un Paese che già cresce poco), un taglio alla spesa sociale, oppure un allentamento del freno sul debito. In quest’ultimo caso si aprirebbe uno scontro nella maggioranza con i socialdemocratici e i verdi favorevoli e i liberali contrari.Comunque vadano le cose, è un danno all’immagine del Paese ed è una spia della situazione della finanza pubblica tedesca ormai precaria. Il quotidiano Faz (Frankfurter Allgemeine Zeitung) ha scritto lapidario che «dietro al buco si nasconde un vero e proprio problema di crescita dell’economia tedesca».Del buco di bilancio di Berlino aveva più volte scritto La Verità, ma adesso l’ammanco sembra più circostanziato e la resa dei conti molto vicina. Un altro problema per i già «annaspanti» conti tedeschi. Come ha evidenziato il Centro Studi Confindustria in un focus dedicato alla crisi tedesca e ai possibili riflessi sull’economia italiana, il sistema produttivo italiano, pur avendo nella Germania un partner rilevante, «mostra dinamiche sempre più slegate da quelle tedesche rispetto a qualche anno fa». Uno scenario che sembra ridimensionare le preoccupazioni evidenziate per esempio dal Corriere della Sera che evidenzia come «può far piacere crescere più della Germania ma deve preoccuparci che il nostro principale partner industriale rallenti».Da qualsiasi angolatura si guardi il tema, c’è un problema a livello sistemico europeo, in quanto Berlino ha smesso di essere la locomotiva della Ue. Con le regole del nuovo Patto di Stabilità può nascere davvero un «caso Germania». Ieri la Commissione europea, ha lanciato un invito in vista della preparazione dei piani pluriennali di spesa che andranno presentati entro il 20 settembre. Un consiglio che però più che rivolto a Berlino (che non andrebbe esclusa alla luce delle novità sul buco di bilancio) sembra quasi un messaggio in direzione dell’Italia. Bruxelles chiede che le ipotesi su Pil, inflazione e tassi di interesse, siano prudenti. «La crescita del Pil reale e nominale dovrebbe riflettere l'aggiustamento fiscale e la crescita economica, nonché la chiusura degli output gap» e in caso si verifichino «deviazioni» dal percorso ipotizzato, andranno fornite «prove o solide giustificazioni«. Si chiede non solo «uno scenario plausibile per la crescita del Pil», ma anche che sia «prudente» la stima sull’effetto delle riforme, e di non considerare l’impatto potenziale di riforme non ancora attuate. Nel testo si legge anche che gli Stati con crisi del debito dovrebbero dimostrare che questo «è plausibilmente su un percorso discendente o rimane a un livello prudente». L’impegno è a «mantenere la spesa netta in termini nominali al di sotto dei tassi di crescita annuali». Per fare questo «un governo può scegliere tra il contenimento della spesa e/o l’aumento discrezionale delle entrate». In altre parole, occhio a debito e deficit.