2020-08-04
Berlino, la palude degli agenti segreti. Qui pure gli alleati si facevano la guerra
Tom Hanks sotto il Muro di Berlino in una scena di «Il ponte delle spie» di Steven Spielberg
Nella Babilonia tedesca, regno degli 007 infiltrati, gli schemi saltavano anche per le rivalità fra servizi di Paesi «amici».Nella notte fra il 12 ed il 13 agosto 1961, cominciò la costruzione del Muro di Berlino. Solamente filo spinato, pareva inizialmente. Dal 15 agosto, però, si videro già le prime componenti di pietra e cemento armato di quello che Horst Sindermann, eminente politico della Repubblica democratica tedesca, definì antifaschistischer Schutzwall, barriera di protezione antifascista. «STATE LASCIANDO IL SETTORE AMERICANO», avvertiva una scritta in inglese, russo, francese e sotto in tedesco, a caratteri molto più piccoli, come se fosse la lingua meno importante. Il Checkpoint Charlie era il principale punto di passaggio attraverso il muro, nella Friedrichstrasse. Fu rimosso, il 22 giugno 1990.Furono Walter Ulbricht e Erich Honecker a sancire la costruzione del Muro, Die Mauer, 46 chilometri. Ma anche prima, una barriera attraversava la nazione e la coscienza dei tedeschi. Lo si capì con il Luftbrücke, il ponte aereo attivato dal 26 giugno 1948 al 31 ottobre 1949, dopo che Stalin decretò l'isolamento di Berlino. «La città degli uccelli», come la definì il giornalista Otto Friedrich, alludendo alle numerose varietà di volatili che si affollano sugli alberi dei suoi viali, soprattutto l'Unter den Linden. Hitler la paragonava a Babilonia, eppure ne subì la fascinazione quando vi si insidiò da vincitore delle elezioni, il 30 gennaio 1933. Quindi la fece rimodellare dall'architetto del Reich, Albert Speer. Ad opera ultimata doveva chiamarsi Germania.Il simbolo della Berlino nell'epoca dorata fra le due guerre era l'Hotel Adlon. Situato al numero 1 dell'Unter den Linden, all'incrocio con la Wilhelmstrasse, di fronte all'ambasciata inglese, fu un magnete di mondanità, ma anche di intrighi politici e spionistici. La famiglia dei proprietari proveniva dalla Vallonia, con quel cognome francesizzante. Il costruttore, Lorenz Adlon, era figlio di un artigiano di Mainz. Conquistato il bel mondo di fine Ottocento con una trafila di successi sportivi, sfruttò gli agganci per entrare nel giro della ristorazione. Di qui l'idea grandiosa di costruire il più bell'albergo d'Europa a Berlino, che Lorenz Adlon riteneva destinata a divenire una Weltstadt, metropoli cosmopolita. L'Hotel Adlon costò venti milioni di marchi dell'epoca, ottenuti con la personale garanzia del Kaiser Guglielmo II, informato dall'inizio del progetto ed immediatamente entusiasta. Infatti lo inaugurò di persona, nel tardo pomeriggio del 23 ottobre 1907. Il primo chef dell'albergo fu nientemeno che il leggendario Auguste Escoffier, il francese definito da Guglielmo II il re dei cuochi.Le fiamme attaccarono la splendida facciata dell'Adlon il 30 aprile del 1945, mentre Hitler si suicidava nel bunker della cancelleria. Per sette anni, dell'hotel non rimasero che rovine, poi, nel 1952, la definitiva demolizione. Berlino risorge dalle ceneri del 1945 in forme crepuscolari e decadenti, forse per questo ancora più affascinanti. Diviene l'Agentenfunk, l'antenna degli agenti segreti. O meglio, la «palude delle spie», in bilico tra due universi che non comunicano se non con la guerra sotterranea. A volte letteralmente. Con l'«Operazione Gold», varata da americani ed inglesi nel 1953, fu scavato un tunnel attraverso il sottosuolo della città, da Ovest a Est, per intercettare il traffico telefonico dei sovietici occupanti. Celebrato all'inizio come un trionfo, subì innanzi tutto ostacoli interni dovuti alla rivalità Cia-Mi6. Il romanzo Lettera a Berlino, di Ian McEwan, esemplare ricostruzione della vicenda, si apre con un funzionario dei servizi segreti britannici che recrimina: «Qui il vero problema non sono i russi, ma gli americani».L'Operazione Gold nasceva già tradita da George Blake, agente del Kgb infiltrato nelle file inglesi. Le informazioni raccolte durante l'attivazione del tunnel erano «mangime» servito a Londra e Washington dai maestri spioni della Lubjanka, sede moscovita del Kgb nella piazza intitolata a Feliks Edmundovič Dzerzinskij, primo direttore della Čeka, antesignana di tutti i servizi segreti sovietici.John Le Carré inizia La spia che venne dal freddo con un'attesa al passaggio tra le due Berlino. Il suo protagonista, Alec Leamas, spera nell'arrivo di un uomo dalla zona Est, che gli porta materiale importante. Lui finalmente viene, ma lo falciano i Vopos, le guardie confinarie appostate sulle torrette del Muro. Un fallimento che nasconde un'impostura per ingannare i sovietici e indurli a reclutare Leamas.Il soprannome della Germania della ricostruzione e del miracolo economico era Mercedeslandia. Un rombante Regno di Oz su quattro ruote. Fatto anche di Volkswagen, Bmw, Porsche. La stella a tre punte del marchio Mercedes era l'onnipresente simbolo benigno dei nuovi tempi. Occhieggiava dappertutto come la svastica durante il Terzo Reich. Sono i luoghi di Funerale a Berlino, di Len Deighton, dove il traffico di esseri umani tra le due zone della città corrisponde a quello dei cervelli e delle spie. Un manuale dell'odio e dell'opportunismo strategico che non si fermava neanche dinanzi all'uso cinico dei sentimenti come armi di attacco al cuore delle diplomazie. Lo sapevano le späte Madchen, zitelle annoiate, impiegate negli organismi di sicurezza a Berlino Ovest, sedotte da qualche voron, «corvo», stallone del Kgb. La sua equivalente femminile era detta lastoka, «rondine».Se andava bene, nella Berlino del Muro, il viaggio della spia si concludeva all'aeroporto da cui partiva un atteso aereo per l'Occidente. In caso contrario, si finiva nelle prigioni della Stasi. Per i più fortunati, era in serbo uno scambio all'alba, sul Glienickebrücke, il ponte delle spie. Da un lato avanzava chi si era prestato ai giochi di Mosca, dall'altro l'avversario alleato. Fu la scena del «baratto» di Rudolf Abel, catturato dal Fbi per spionaggio atomico, con Gary Powers, il pilota americano dell'U2, il ricognitore di alta quota abbattuto dai sovietici. Era il 10 febbraio 1962, un'alba che aveva il colore grigio plumbeo del vero spionaggio, quello senza gli effetti speciali dei film di 007. (2. Continua)
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)