2021-02-09
Berlino ha rinchiuso la popolazione con un report falso sui dati del Covid
Horst Seehofer (Hayoung Jeon - Pool/Getty Images)
Il settimanale del Welt inchioda il governo. Fece pressioni sugli scienziati per creare il terrore: «Dite 1 milione di morti».Il regime cubano testerà in fase tre il Soberana 2, facendosi aiutare anche dall'Iran. E lancia la promozione: «Immunizziamo i turisti»Lo speciale contiene due articoli.Un milione di morti e sette tedeschi su dieci contagiati dal coronavirus. È questa la drammatica profezia contenuta in un rapporto segreto elaborato per conto del ministero dell'Interno di Berlino, a marzo del 2020, da parte di un gruppo di autorevoli ricercatori e accademici. Balle, almeno stando alle rivelazioni fornite domenica dall'autorevole settimanale Welt am Sonntag, le quali sembrano oggi sconfessare le previsioni nefaste messe nero su bianco al tempo dagli studiosi tedeschi. Quel documento - rimasto rigorosamente top secret - commissionato dal ministro dell'Interno Horst Seehofer e utilizzato successivamente come giustificazione per le dure misure di contenimento in Germania, infatti, sarebbe stato «gonfiato» per volere del suo stesso mandante. Uno scandalo di proporzioni immani, che se confermato getterebbe un'ombra sulla credibilità dell'intero apparato scientifico tedesco e sulla sua indipendenza dalla politica. Per comprendere la ricostruzione del Welt occorre riavvolgere il nastro fino alla prima metà marzo 2020. Sono i giorni nei quali ancora tiene banco la polemica sull'origine dei primi focolai di coronavirus e l'Italia viene accusata di essere la colonna infame dell'Europa. Ma anche in Germania i casi sono in rapida ascesa, e il governo si trova di fronte a un bivio: confermare l'approccio «soft» basato sulle sole restrizioni di viaggio e sulla quarantena per chi arriva dall'estero, oppure optare per un giro di vite. Nell'esecutivo si fa largo la strada del pugno duro. Scuole e negozi vengono chiusi, la ristorazione bloccata, il distanziamento sociale diventa un dogma, le riunioni private bandite. Tuttavia, rimane un nodo: convincere l'opinione pubblica. Come dimostreranno le vibranti proteste di piazza nei mesi a venire, i tedeschi non sono un popolo tanto incline a subire limitazioni delle libertà individuali. Proprio in quei concitati giorni, Seehofer incontra il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler, capo dell'Istituto Robert Koch (Rki), l'organizzazione responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in Germania. A seguito di quei colloqui, il ministro si convince che una riapertura troppo veloce - magari già a Pasqua - avrebbe potuto avere conseguenze devastanti.Parte così un fitto carteggio, messo a disposizione del Welt da un gruppo di avvocati berlinesi. Da un lato i rappresentanti di alcune università tedesche, il numero uno dell'Rki Lothar Wieler, i ricercatori del Leibniz institute for economic research (Rwi), dell'Institut der deutschen wirtschaft (Iw) e della fondazione Stiftung wissenschaft und politik (Swp), e dall'altro Markus Kerber, sottosegretario all'Interno e braccio destro di Seehofer. «Cari professori», esordisce Kerber il 19 marzo spiegando ai suoi interlocutori che il ministero vuole creare una «piattaforma di ricerca ad hoc» con questi istituti, allo scopo di creare un modello per «anticipare e pianificare la situazione» e programmare ulteriori «misure preventive e repressive». Tanto per aumentare il livello di pathos, il sottosegretario paragona la situazione attuale a quella dell'Apollo 13, e a un certo punto chiede addirittura ai partecipanti di fornire i numeri di telefono e indirizzi di posta elettronica privati perché non è dato sapere «se e per quanto tempo le reti funzioneranno ancora in una maniera affidabile». Un'affermazione molto pesante, se si considera che arriva dal dicastero responsabile della sicurezza nazionale.Nei giorni a seguire, il ministero non solo detta la linea ma segue da vicino il lavoro degli scienziati. È tutto un susseguirsi di mail e conferenze telefoniche tra i ricercatori e lo staff di Seehofer, che a un certo punto avrebbe anche fornito una bozza del documento desiderato. Obiettivo manifesto, diffondere attraverso i media l'idea che il pericolo legato al coronavirus si sarebbe diffuso nel modo più drammatico possibile. Gli scienziati decidono di assecondare il governo: «Molte persone gravemente malate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte e morire a casa in agonia». Verso la fine di marzo il documento fa capolino nella stampa tedesca: se il governo non fa nulla andiamo incontro a 1 milione di morti. «La crescente sensazione di impotenza deve essere tenuta sotto controllo dall'impressione di un forte interventismo statale», scrive uno dei ricercatori a giustificare le rigide misure dell'esecutivo. Non tutti però concordano sui numeri. D'altronde, a quei tempi del virus si sa ben poco. Qualcuno ipotizza una mortalità dello 0,6%, qualcun altro dell'1,2%, vale a dire esattamente il doppio. Ma quando si tratta di presentare i dati, Seehofer opta sempre per lo scenario peggiore. Oggi sappiamo che a metà maggio, finita la seconda ondata, in Germania sarebbero decedute per colpa del Covid poco meno di 8.000 persone. Senza dubbio un dramma. Qualora fosse dimostrata, però, per colpa della connivenza tra governo e scienziati, milioni di cittadini avrebbero subito limitazioni della libertà, intaccato i propri risparmi o, peggio ancora, perso il lavoro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/berlino-ha-rinchiuso-la-popolazione-con-un-report-falso-sui-dati-del-covid-2650405745.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-prossimo-pacchetto-vacanze-di-cuba-mojito-e-vaccino" data-post-id="2650405745" data-published-at="1612813310" data-use-pagination="False"> Il prossimo pacchetto vacanze di Cuba: mojito e vaccino Il nuovo pacchetto turistico per Cuba potrebbe prevedere: volo, hotel e vaccino anti Covid-19. L'aggressiva operazione di marketing del regime comunista è strategica per lanciare il primo vaccino anti Covid latinoamericano sulla scena mondiale e rifarsi l'immagine (oltre che per lanciare una provocazione al gigante Usa). Dopo un anno di lockdown, il pensiero di sorseggiare un mojito sulla soleggiata spiaggia a L'Avana mentre l'organismo mette a punto gli anticorpi è una prospettiva allettante per i visi pallidi occidentali. Cuba, va detto, da sempre all'avanguardia in ambito medico-scientifico, ha in sviluppo quattro vaccini: Soberana 1 e 2, Mambisa e Abdala. Il più avanzato è Soberana 2, che è praticamente a livello dell'italiano di Reithera, e che potrebbe entrare in fase III, l'ultima prima della sua approvazione, nel mese di marzo. Cuba produce ed esporta vaccini da 30 anni: 8 degli 11 nel suo programma nazionale sono prodotti sull'isola. La sfida, come riporta il sito di radio Rfi, è a dir poco ambiziosa: riuscire a produrre 100 milioni di dosi di Soberana 2 nel 2021. L'obiettivo infatti, secondo il Finlay Vaccine Institute, che sta sviluppando il prodotto, è di vaccinare entro l'anno, oltre ai turisti, l'intera popolazione cubana - 11 milioni di abitanti, praticamente la Lombardia - e di esportarlo soprattutto nei Paesi poveri dell'America Latina. Rispetto ai vaccini attualmente autorizzati, quelli cubani sono proteici, contengono cioè un frammento della proteina S (Spike) del virus che, oltre a scatenare la risposta immunitaria, media il primo contatto tra il virus e la cellula. In Soberana 2 si trova la proteina Rbd che è in pratica la chiave che lega il virus alla cellula e dà l'avvio all'infezione. L'altra particolarità di questo vaccino è che la proteina Rbd è legata alla tossina tetanica. È una strategia che Cuba ha utilizzato con altri vaccini come il QuimiHib (indicato per L'Haemophilus influenzae) perché questa tossina è un potente segnale di allarme per il nostro sistema immunitario e migliora la risposta immunitaria contro il coronavirus Sars-Cov2. Attualmente Soberana 2, che ha iniziato la prima fase nel novembre dello scorso anno, è stato testato, in fase 2B, su 810 volontari. Per la fase 3 sono previste 150.000 dosi da inoculare su 42.600 soggetti non solo di Cuba, ma anche dell'Iran grazie a un accordo con l'Istituto Pasteur di Teheran, dato che la prevalenza di casi di Covid a Cuba è molto più bassa. Non mancano le incognite nel percorso dello sviluppo dei vaccini che potrebbe entrare nel pacchetto turistico caraibico. Non sono ancora noti i dati sull'efficacia e nemmeno il numero delle somministrazioni, che potrebbero essere tre. Nello stile tipico del castrismo, il direttore dell'istituto Finlay, Vicente Vérez, su la Las Noticias, ha dichiarato, senza dare un numero, che il Soberana 02 «è sicuro e ha dimostrato un elevato potere di immunizzazione. Induce una memoria immunitaria di lunga durata che, oltre a produrre anticorpi, fa in modo che questi siano durevoli», aggiungendo «non siamo una multinazionale che considera una priorità il profitto finanziario, il nostro obbiettivo è creare salute». Attualmente, i viaggiatori internazionali che arrivano a Cuba devono sottoporsi al tampone molecolare per il Covid-19 in aeroporto e sono obbligati a rispettare un periodo di quarantena in attesa dei risultati del test in un centro di isolamento, mentre gli stranieri e i cubani non residenti devono stare in strutture alberghiere a loro spese. Dovranno passare ancora dei mesi per vaccinarsi ai caraibi e immunizzarsi all'ombra delle palme vista oceano, ma il messaggio è chiaro: anche Cuba entra nel business dei vaccini. L'Unione europea è avvisata: dopo l'esperienza del brutto anatroccolo russo Sputnik V, ora riabilitato, dovrà essere cauta con il cubano Soberana 2.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)