2024-11-17
Sala dà i numeri pure sul nucleare per salvare la sua parrocchia green
Beppe Sala (Getty Images)
Il sindaco contrario ai reattori per i costi, ma con il piano verde ha impoverito i cittadini.L’ultimo giapponese a Milano non è quello che, ormai alla disperazione, cerca un pertugio per uscire dal cantiere di Sant’Ambrogio della M4 (il trenino 20 metri sottoterra funziona, le fermate in superficie sono ancora invase da ruspe e macerie). No, l’ultimo giapponese in città è il sindaco Giuseppe Sala quando discetta di energia nucleare ponendo il suo personale veto in favore delle rinnovabili, neanche fosse un Carlo Monguzzi qualunque. Il tema è sviluppato in un fluviale intervento sul Corriere della Sera nel quale il borgomastro rossoverde spiega perché guardare al nucleare sarebbe sbagliato, preoccupandosi di aggiungere che la sua non è «una posizione ideologica ma un’analisi tecnica della materia». I punti chiave del Sala-pensiero sarebbero due: per costruire una centrale nucleare ci vogliono dieci anni e il costo dell’energia sarebbe più o meno simile a quello di oggi. Di conseguenza non avrebbe senso imbarcarsi nell’avventura; meglio insistere su idroelettrico, fotovoltaico, bioenergie, eolico e geotermico perché così «l’Italia potrebbe soddisfare mediante proprie risorse circa il 60% del suo fabbisogno, contenendo i costi».Come spesso gli accade, il sindaco usa la formula magica del marketing pro domo sua, dimenticando di aggiungere che la multiutility milanese A2A ha nell’idroelettrico (gli invasi in Valtellina e non solo) il grande punto di forza, ed evitando di spiegare come ottenere il restante 40%, se non continuando a pagare a prezzi altissimi l’energia da paesi stranieri. In un simile contesto proprio un nucleare di ultima generazione sarebbe l’ideale per completare il mix energetico e raggiungere quegli obiettivi che la politica turbo-green alla milanese sogna. Scendendo nel dettaglio ecco due contraddizioni che costituiscono gli ingredienti primari dell’intervento. La prima riguarda i tempi. Che Vanity Sala tema lungaggini è un ossimoro. Come fa ad essere spaventato proprio lui che ha inaugurato la M4 con due anni di ritardo, dopo otto anni di cantieri, con i lavori in superficie ancora tutti da completare nella parte più turistica di Milano? Come pensa di essere super partes dopo avere gestito un pasticcio epocale come quello dello stadio di San Siro? Cinque anni di tira-e-molla da asilo Mariuccia, il rischio di far scappare Inter e Milan da Milano per arrivare al punto di partenza. E con alle porte un Vietnam politico in consiglio comunale che farà perdere altro tempo.La seconda contraddizione riguarda i costi ed evidenzia una clamorosa novità: è la prima volta che il borgomastro mostra preoccupazione per il portafoglio dei milanesi. Da quando è insediato a palazzo Marino, Sala ha aumentato tutti i servizi con l’implacabilità di Hakan Calhanoglu dal dischetto del rigore: dai ticket di autobus, tram e metropolitana al costo degli ingressi in Area C. Ha monetizzato il monetizzabile. Non contento, dopo il fallimento delle politiche sull’aria pulita, prepara la stangata del 2025: far pagare alle auto anche l’ingresso in centro nei fine settimana. Il sindaco che si strugge per le future, ipotetiche bollette nucleari, ha creato in proprio un balzello atomico per chi va a lavorare a Milano (Area B); ha aumentato gli affitti dei negozi del Comune e il costo dei parcheggi; ha appesantito la tassa per l’occupazione del suolo pubblico a bar e ristoranti, senza per questo evitare che alcune strade e piazze storiche diventassero dei suk. L’amministratore che più di tutti ha dragato denaro dalle tasche dei suoi concittadini dopo lo sceriffo di Nottingham in «Robin Hood», ora è preoccupato dai costi dell’energia nucleare. Che tenero. Ma il suo è puro marketing. Delle parole «energia nucleare» gli interessa solo la seconda. E sapendo che il termine è un tabù per la sinistra che a malincuore lo sostiene in questo disastroso secondo mandato, ecco che lo demonizza. È la nemesi: anche lui deve pagare qualche pedaggio. Perché nonostante le apparenze la parrocchia radical non sopporta la biodiversità. Almeno quella del pensiero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.