2025-01-28
L’indagine spazza via il modello Sala
La mossa delle toghe contro i due professionisti sotto accusa fa traballare la poltrona del primo cittadino, che puntava a un colpo di spugna per salvare i maxi cantieri in corso.Colpo di spugna. È quello che sogna Beppe Sala: una legge che cancelli l’incubo in cui la sua amministrazione è precipitata. L’ha chiamata Salva Milano, ma la norma che il sindaco del capoluogo lombardo sta provando a far approvare dal Parlamento, facendo ogni tipo di pressione sulla maggioranza e sull’opposizione, più che salvare la città serve a salvare lui e la sua giunta. Perché dopo il rinvio a giudizio di costruttori e funzionari comunali, la richiesta di arresto di due archistar come Stefano Boeri e Cino Zucchi, la poltrona del sindaco vacilla. Se prima a far balenare le dimissioni era stato lo stesso Sala, nella speranza di convincere i suoi stessi compagni ad approvare il condono di quelli che secondo i pm sono abusi edilizi belli e buoni, ora il rischio che l’inchiesta travolga tutti è più che mai attuale. L’indagine, che ha messo nel mirino molte operazioni immobiliari portate in palmo di mano dal sindaco come esempio di dinamicità della metropoli, minaccia di spazzare via un sistema e di riscrivere la storia di questi anni. Non sono in discussione i nuovi grattacieli, che con il centrodestra alla guida della città hanno trasformato un’area degradata come Porta Nuova in un quartiere scintillante. E nemmeno è sotto inchiesta la trasformazione sempre per opera del centrodestra del centro fieristico cittadino in una moderna City life, con tanto di negozi e uffici firmati da architetti internazionali. No, sul tavolo della Procura ci sono una serie di costruzioni multipiano realizzate senza concessione edilizia e, la notizia è di ieri, il caso della Biblioteca europea di informazione e cultura, opera che i celebri archistar Boeri e Zucchi avrebbero assegnato ad amici degli amici. Anzi: a un’impresa assai prossima a loro. Da quel che si capisce, leggendo gli atti dell’indagine, gli inquirenti sono a conoscenza di messaggi che i commissari si sono scambiati con le persone a cui è stata assegnata l’esecuzione della Beic. E avrebbero testimonianze di incontri fra i protagonisti della faccenda. La Guardia di finanza avrebbe addirittura rintracciato «molteplici collegamenti di natura economica» tra la Stefano Boeri architetti di cui il professionista che ha firmato il Bosco verticale è amministratore unico e la presidente di una delle società che fanno parte del team che si è aggiudicato la gara per la realizzazione della biblioteca. Insomma, il conflitto d’interessi fra chi aveva il compito di valutare il progetto migliore e i vincitori del concorso sarebbe anche documentale. Di qui la richiesta di arresto dei professionisti e le domande al giudice per le indagini preliminari di interdizione per tutti i protagonisti della vicenda, oltre che di sequestro cautelare per un importo di quasi 5,3 milioni di euro.Certo, le istanze avanzate dalla procura dovranno essere valutate nel merito e per gli indagati vale comunque la presunzione di innocenza. Tuttavia, il caso è di quelli che scuotono la politica, e non soltanto per la notorietà dei personaggi, ma anche perché Stefano Boeri in passato è stato candidato alle primarie del Pd per la scelta del sindaco di Milano. L’inchiesta lambisce l’area progressista e radical chic che da anni ruota intorno a Palazzo Marino, puntando il dito su ciò che Beppe Sala considera il suo fiore all’occhiello: i progetti per lo sviluppo della città. Così, anche se le vicende degli abusi edilizi e della turbativa d’asta della Beic sono separate, alla fine concorrono a dare l’immagine di una metropoli che negli anni, oltre ad andare veloce, a quanto pare evitava anche di rispettare le regole. Palazzi di 84 metri di altezza per 24 piani costruiti nel quartiere Maggiolina senza concessione edilizia, ma solo con una semplice comunicazione di inizio lavori, per trasformare un garage a due piani in un grattacielo. E gare assegnate a colleghi senza dichiarare la commistione di interessi fra commissari e partecipanti al concorso. «Io agisco da buon padre di famiglia» ha dichiarato di recente Sala, cercando di difendere l’operato dei suoi collaboratori. «Trovo tutto ciò inaccettabile, perché le persone hanno sempre agito nella trasparenza e nell’interesse pubblico». Sarà, ma a leggere gli atti d’inchiesta la trasparenza e l’interesse pubblico non sono le prime cose che vengono in mente. Se poi si pensa all’altra indagine della Procura, quella sulle piste ciclabili che, dopo la morte di una persona, ha portato a indagare funzionari e assessore, si capisce che sul banco degli imputati ci sono un’amministrazione e un metodo. Fino a quando il sindaco farà finta di non capirlo, sperando che arrivi un colpo di spugna che cancelli tutto?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)