
La trasmissione condotta da Francesca Fagnani non è più prodotta dalla tv di Stato, ma appaltata alla società esterna Fremantle. Carlo Fuortes costretto a consegnare all’Agcom i documenti sulla pubblicità occulta a Sanremo.Contratti fantasma e belve col tovagliolo. Quello di ieri è stato un immaginifico consiglio d’amministrazione Rai, capace in poche ore di fotografare vizi e virtù (poche) dell’azienda pubblica dall’andamento lento. Convocato per approvare «i piani di produzione e trasmissione dei programmi generalisti e specializzati», lo ha fatto a larga maggioranza (cinque favorevoli, due contrari) per poi dedicarsi al famoso tema dei contratti di Chiara Ferragni, Fedez, Amadeus relativi al Festival di Sanremo per i favoritismi a Instagram e ad altre aziende, con l’ipotesi di pubblicità occulta. Il dossier è rimasto vuoto perché di quegli accordi non c’è traccia.L’ad Carlo Fuortes, sollecitato dalla presidente Marinella Soldi e dai consiglieri, ha spiegato che prima dovrà consegnarli all’Agcom, che da una settimana sta facendo pressione per averli. Al settimo piano di viale Mazzini c’è palpabile imbarazzo. All’inizio l’azienda sembrava intenzionata a fare melina fino a negare l’accesso agli atti ufficiali, poi si è resa conto che l’Authority per le comunicazioni avrebbe avuto buon gioco a ordinare d’imperio la consegna e ha preso atto. Ora il cda Rai dovrà attendere fino al 16 marzo (data della prossima riunione) per averli sul tavolo; l’Agcom ha priorità istituzionale nel prendere visione di ciò che è scritto ed eventualmente nel formalizzare le sanzioni, utili anche per la Corte dei conti che ha acceso i fari sulla vicenda.Sui nuovi programmi in costruzione quattro novità. Il ritorno di Don Matteo, la fiction più amata dagli italiani alla quattordicesima stagione, de L’amica geniale (tratto dai romanzi di Elena Ferrante) e la realizzazione di due nuove serie, su Giacomo Leopardi e sulle Cinque giornate di Milano. C’è stata maretta in cda per le anomalie del programma Belve, che in questa stagione Rai2 ha spostato dalla seconda alla prima serata. Il talk show condotto da Francesca Fagnani - che galleggia senza infamia e senza lode attorno al 4,5% di share nonostante il feroce battage web - è nell’occhio del ciclone per due motivi: l’esternalizzazione e i costi. Il primo tema era stato affrontato nei giorni scorsi su Twitter dal consigliere Riccardo Laganà, rappresentare dei dipendenti, che infatti ha votato contro. «La produzione Belve, prima interna ora in appalto totale», aveva scritto in un tweet con monoscopio preistorico allegato. «Responsabilità di un certo management Rai che svuota la capacità ideativa e produttiva interna invece di pianificare correttamente e valutare un progetto di riduzione degli appalti. Ecco come ringraziano il personale Rai».Una storia illuminante. Nella prima stagione la produzione era interna e costava 58.000 euro a puntata, valore in linea con il format spartano del programma che prevede Fagnani su un ipotetico ring, impegnata a «sbranare» l’ospite di turno, di solito un personaggio dello spettacolo e del costume in astinenza da video tipo Anna Oxa o Rocco Casalino. Quest’anno invece la Rai ha deciso di appaltare il talk alla società Fremantle del cardinal Richelieu degli agenti, Beppe Caschetto. Immutato lo storyboard, immutato lo stile con telecamera fissa su intervistatrice e intervistato, nessun collegamento esterno, nessuna troupe itinerante. A cambiare però sono i costi: si parla di 320.000 euro a puntata. Cinque volte tanto da qui all’estate. Per un programma che solo nell’ultima settimana è stato battuto sia da Dimartedì di Giovanni Floris su La7 (7,4% di share), sia da Cartabianca di Bianca Berlinguer su Rai3 (5,9%), sia da Fuori dal coro di Mario Giordano su Rete 4 (5,3).È la dimostrazione plastica di un servizio pubblico che non riesce a prescindere dagli agenti, veri padroni dei palinsesti. Qui si gioca una singolare partita sotterranea. Se il super rivale Lucio Presta ha in mano Sanremo e affianca Amadeus nelle scelte (perfino quella di far salire sul palco d’onore il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, senza avvertire il cda della Rai), Caschetto governa le star dell’infotainment. Della sua squadra fanno parte Roberto Saviano, Fabio Fazio, Fabio Volo, Corrado Formigli, Pif, Enrico Lucci, Lilli Gruber, Giovanni Floris, Lucia Annunziata, Daria Bignardi, Luciana Litizzetto, Enrico Brignano, Geppi Cucciari, Cristina Parodi. Più Ilaria D’Amico che fino a qualche mese fa occupava lo spazio della Fagnani ma è stata messa in panchina dopo il flop di Che c’è di nuovo; un avvicendamento all’interno del pool guidato dall’ex funzionario della Regione Emilia con trascorsi nella Cgil che ora gira in Maserati Levante. Qualche giorno fa la conduttrice era a sua volta una belva perché, per la consegna ritardata di una cassetta, il suo programma è andato in onda con il finale tagliato. Il cda ha fatto notare a Fuortes che il problema vero è come tagliare i costi.
Ansa
Slitta a oggi il termine per le modifiche alla manovra. Spunta bonus per le scuole private.
Rush finale per gli emendamenti alla manovra. È slittato a oggi il termine per la presentazione dei cosiddetti segnalati. Significa che le 5.742 proposte di modifica del testo iniziale, saranno ridotte a 414. Sempre oggi si svolgerà un pre Consiglio dei ministri in vista del cdm di domani. Uno dei punti all’ordine del giorno è lo schema di disegno di legge che prevede l’istituzione del Registro unico nazionale dei dispositivi medici impiantabili. Sono poi previsti due schemi di decreto legislativo. Il primo su Terzo settore, crisi d’impresa, sport e Iva. Il secondo, introduce integrazioni per Irpef e Ires, tocca la fiscalità internazionale, le imposte sulle successioni e donazioni e di registro, con modifiche anche allo Statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie. Si affronterà poi l’adeguamento alla normativa europea. Vengono esaminati in via definitiva i decreti relativi alle sanzioni per chi viola gli obblighi sui carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf).
Lucio Malan (Ansa)
La mossa di Lucio Malan ricorda che 275 miliardi di riserve sono del Paese. Anche se non ne può disporre per le regole europee.
Ci sono diversi modi per mandare frecciatine nemmeno tanto trasversali verso la Banca d’Italia, l’Eurosistema e la Ue. Uno è quello di voler stabilire in modo inequivocabile chi è il proprietario delle riserve auree detenute e gestite dalle stanze di Palazzo Koch.
Dopo un tentativo simile durante il governo Conte uno, a opera del senatore leghista Claudio Borghi, venerdì è stato il senatore Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato, con altri quattro senatori del suo partito, ad apporre la propria firma su un lapidario emendamento alla legge di Bilancio 2026: «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 19 novembre con Flaminia Camilletti
Roberto Calderoli e Luca Zaia (Ansa)
Attilio Fontana e Luca Zaia siglano le pre-intese su Protezione civile, professioni, previdenza integrativa e sanità. Il Doge: «Subito 300 milioni agli ospedali». Roberto Calderoli: «Federalismo fiscale entro marzo o saltano 32 miliardi di Pnrr».
Diciotto novembre. Data storica. Un anno dopo l’intervento della Corte costituzionale che ha fermato, di fatto, l’entrata in vigore della legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, sono arrivate le prime storiche pre-intese tra i governatori di Veneto e Lombardia con il ministro degli Affari regionali su quattro materie: Protezione civile, professioni, previdenza complementare e gestione finanziaria della sanità. Nella Costituzione c’è scritto che sono 23 le materie che possono essere affidate in gestione alle Regioni, ma 15 sono «protette» dai Lep, ovvero bisogna fissare i Livelli essenziali di prestazione prima di procedere alla devoluzione. «Entro la legislatura», saranno fissati i criteri per i Lep ha annunciato Roberto Calderoli ieri mattina a Palazzo Balbi, la sede della Regione Veneto, durante la firma dell’accordo con Luca Zaia.






