2018-05-21
Per «Bella ciao» scatta il revival pop: tutti la cantano, ma nessuno sa cos’è
Grazie alla serie spagnola La casa di carta, l'inno partigiano sta vivendo una seconda giovinezza. Ma c'è chi ne sbaglia le parole, chi la rifà su basi da discoteca e chi se ne appropria per fini commerciali.Bella ciao, solitamente intonata a gran voce da chi, al concerto del primo maggio, ha l'ardire di considerarsi «partigiano», è diventata una hit. Un tormentone da discoteca, al quale i bassi alti e le basi elettroniche hanno strappato via ogni rimasuglio di significato. La Resistenza e la guerra, l'antifascismo, la Liberazione. Tutto s'è perso nel «tunz tunz». E Bella ciao, rimasticata da un qualche dj e poi sputata su Youtube, s'è elevata ad universale, trasformandosi (suo malgrado) in un fenomeno globale. Alexandre Pato, militante nel club cinese Tianjin Quanjian, si è calato il cappuccio in testa e con un telefonino si è ripreso cantare. «O partigiano, portami via, o bella ciao, o bella ciao, o bella ciao ciao ciao«. Le parole le ha abbozzate appena, perdendosi via qualche «l» e qualche «gi». La musica l'ha accennata senza grande intonazione. Ma il video, caricato su Instagram, è diventato virale. E Mario Götze, centrocampista del Borussia Dortmund, ha rilanciato: la stessa strofa, un altro video, girato in macchina, in sotto fondo la risata di una ragazza sghignazzante. Cosa ci sia di divertente nelle parole un tempo appartenute alla guerra sarebbe lecito chiederselo (e chiederlo) solo se il calciatore in questione conoscesse la storia del brano. Che, in barba al proprio significato originario, è stato spiattellato in una serie spagnola rilanciata da Netflix, La casa di carta, e così portato ovunque. In Cina, in Bielorussia. In Francia, dove il cantante Maître Gims, nato a Kinshasa, Congo, nel 1986, ha annunciato un remix «speciale». «Sto preparando qualcosa», ha dichiarato in un breve video, gli occhiali scuri e la camicia a stampa floreale. Accanto al rapper, pronti a mischiare il francese all'italiano, regalando a Bella ciao quella che la stampa parigina ha definito «una seconda giovinezza», i colleghi Slimane, Vitaa e Dadju. «Abbiamo qualcosa per le mani», hanno detto, criptici, rifiutando di rivelare quando uscirà il brano, le cui versioni rampanti e moderne hanno già fatto irruzione in classifica. Rémy, un altro rapper, un altro francese, ha combinato Bella ciao con un freestyle tutto suo. Una chicca, nella quale vagheggiamenti francofoni su Tokyo e i soldi che mancano sono inframezzati dal «Seppellire lassù in montagna, sotto l'ombra di un bel fior». Hugel, il dj (francese, di nuovo) il cui nome d'arte è assolutamente identico a quello di una nota casa vinicola, ha fatto dell'inno partigiano un remix coi fiocchi. Le parole, quelle, le ha tenute intatte. La musica l'ha storpiata al punto da renderla, quasi, ballabile. E del «morir» («O partigiano, portami via ché mi sento di morir») ha fatto il preludio di un delirio elettronico, tutto «tunz tunz» e «pa pa». Roba sulla quale i futuristi avrebbero scritto fior di trattati e sulla quale Netflix ha costruito la propria fortuna. Perché Bella ciao, ne La casa di carta, è la canzone del Professore.La serie distribuita da Netflix, il titolo non inglese più visto al mondo, è una produzione spagnola che qualcuno ha liquidato come allegoria marxista, qualcun'altro come versione populista di House of cards. Racconta di una banda di rapinatori che, dietro tute rosse e maschere di Salvador Dalì, tiene in scacco la zecca di Stato, con l'obiettivo, folle, di stampare 2.400 milioni di euro. La cifra è frutto delle elucubrazioni del Professore, un uomo misterioso la cui intera vita è passata a sognare la rapina. Vuole vendicare la memoria di suo padre, il Professore, cui il nonno, unitosi alla Resistenza italiana, ha insegnato Bella ciao. Un brano che, nella serie, diventa l'inno di un'altra resistenza, una resistenza moderna, fatta della ribellione al sistema capitalistico e della sfiducia nelle banche, nella finanza, nell'Europa. La casa di carta, a suo modo, dice che partigiani lo siamo un po' tutti, che Bella ciao è il filo teso a unire le nazioni, le anime. Poco importa che la libertà, la stessa per la quale nella canzone è morto il partigiano, sepolto in montagna all'ombra di un bel fiore, il suo, sia diventata oggi (anche) anche la libertà di dimenticare la storia. Di cambiare le parole di una canzone («Questa mattina mi sono svegliato» adesso è diventato «alzato») e di metterle in bocca persino a musicisti sauditi, per festeggiare l'arrivo in Medio Oriente della serie Netflix.