2022-10-14
Saranno Carige e fondo interbancario a pagare l’errore Bce. Cioè tutti noi
Christine Lagarde (Getty Images)
La sentenza della Corte di giustizia europea che ha stroncato il commissariamento dell’istituto genovese quando a Francoforte imperava Draghi ha suscitato scarse reazioni. Ma ne sono stati sottovalutati gli effetti.All’indomani della notizia sulla stroncatura delle mosse delle Bce su Carige (il commissariamento imposto a freddo a gennaio del 2019) le reazioni sono state limitate. Commenti dei grandi giornali nulli. Notizie di cronaca qua e là. D’altronde la politica è impegnata a scegliere i presidenti delle Camere e a comporre il puzzle delle commissioni, e da domani quello del governo. Chiedere conto direttamente a Mario Draghi, all’epoca numero uno della Bce, non è passato per la testa di alcun politico, e tanto meno dei vertici delle istituzioni finanziarie private. Eppure la sentenza della Corte di giustizia europea è storica.Non solo perché stronca il primo commissariamento imposto da Francoforte a una banca italiana, ma anche perché ripristina la scala di importanza tra norme Ue e leggi nazionali. Inutile dire che rammenta alla Bce la priorità del codice civile italiano e di conseguenza la necessità di tutelare al massimo gli investimenti privati. Che si tratti di risparmi o di titoli azionari.Il silenzio di fronte a una presa di posizione così forte da parte della giustizia europea si spiega però anche con la sottovalutazione degli effetti. Tutti sappiamo che la storia non si può riavvolgere, ma ci sono in ballo cause milionarie. E sul tema legale la sentenza Ue avrà una grossa ricaduta. La famiglia Malacalza, un tempo prima azionista di Carige, ha chiesto danni alla Bce per 875 milioni di euro per le «omissioni di interventi doverosi» e le «positive condotte pregiudizievoli» attinenti all’esercizio delle sue funzioni di vigilanza. Poi esiste una richiesta danni che vede nelle intenzioni dei Malacalza responsabilità solidale di Fitd, il fondo interbancario, Carige e Ccb (il cui ruolo da investitore e poi obbligazionista ben remunerato è tutto ancora da scrivere). In questo caso oggetto del contendere sono le modalità dell’aumento deciso dai commissari insieme al Fitd e alla banca che non ha previsto il diritto di opzione per i vecchi azionisti di fatto azzerandoli: i Malacalza che avevano investito oltre 400 milioni in 3 anni e prima del commissariamento erano al 27,5% si sono trovati con un 2%. Inutile dire ininfluente per qualsiasi azione livello gestionale e di governance. Il tema più delicato ci riporta però a quello della corresponsabilità e della responsabilità in solido. Da una parte le richieste di accesso agli atti relative alla documentazione e le motivazioni del commissariamento sono state una battaglia durata anni contro l’anomalia di un provvedimento tanto forte quanto irrituale. Tra questi il fatto di non averlo reso pubblico e di rinominare come commissari gli amministratori precedenti. Su questo versante la famiglia Malacalza ha ottenuto una vittoria contro la Bce: in primo e in secondo grado quest’ultima è stata condannata a pagare le spese perché la riservatezza sulle motivazioni che si pretendeva di tenere (adducendo ragioni commerciali e di andamento del titolo) evidentemente non era così fondata. Ma i Malacalza - e non è un particolare di poco conto - hanno chiesto chiarimenti anche sui verbali delle riunioni antecedenti al commissariamento è interlocuzione tra Bce e Managent della banca. Significa che se Francoforte in futuro dovesse perdere la causa andrà in automatico a condividere le responsabilità con tutta la filiera italiana. E qui forse sta da parte dei vertici delle istituzioni italiane la pecca di sottovalutare il rischio. Madame Christine Lagarde di fronte a una maxi multa scoprirà le carte e giustificherà le proprie mosse sostenendo che le scelte della Bce si sono basate su informazioni giunte da Genova. Ci vuol poco a capire che una fetta dell’eventuale rimborso a quel punto finirà sulle spalle della banca stessa e soprattutto del fondo interbancario. Per tradurre in modo ancor più semplice, significa che a quel punto gli azionisti di Carige dovranno mettere mano al portafogli con la conseguente riscrittura dei piani industriali. Con tanto di ricadute su Bper e chi si è preso Genova a prezzi di sconto. Non abbiamo idea di che cosa possa comportare per il sistema bancario italiano, ma certo avvierebbe un effetto cascata su un mondo in costante consolidamento. Infine, ci sarebbe la beffa sul fronte del fondo, il Fitd, il quale se si dovesse trovare a sborsare denaro avvierà una pratica tanto spiacevole quanto frequente. La storia recente insegna che ogni volta che il fondo si è dovuto ricapitalizzare le banche azioniste, quasi tutti gli istituti italiani, hanno poi messo mano a commissioni e costi destinati alla clientela. In pratica, secondo questo schema, se gli errori della Bce datati 2019 dovessero anche tradursi in rimborso per i danneggiati a pagare sarebbero i correntisti e quindi tutti noi. Ogni tanto varrebbe la pena di ragionare a medio termine per cercare almeno un piano B.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)