
Per Mark Woolhouse, epidemiologo e consigliere del governo scozzese, l’emittente enfatizzò in modo antiscientifico i rischi per i giovani. E l’esecutivo le consentì di farlo.La Bbc avrebbe «mistificato» l’effettivo pericolo Covid pur di dare copertura mediatica alle misure di lockdown; di più: le sarebbe stato «consentito» di farlo. È il pesante j’accuse formulato contro il più grande e considerato editore radiotelevisivo del Regno Unito da parte d’uno scienziato di tutto rispetto, il professor Mark Woolhouse, eminente epidemiologo e consigliere del governo scozzese. Nell’ambito dell’inchiesta pubblica in corso nel Regno Unito sulla gestione della pandemia, secondo quanto riferito da Simon Johnson sul Telegraph, lo scienziato ha bacchettato la celebre emittente, a suo dire rea d’aver «ripetutamente segnalato morti o malattie rare tra adulti sani come se fossero la norma».Tutto ciò, per Mark Woolhouse, all’inizio della pandemia avrebbe generato tra i telespettatori la «fuorviante impressione» che ognuno «fosse a rischio» e che «il virus non discrimini». Peccato, ha evidenziato l’epidemiologo, che già nei primi mesi del 2020 fosse chiaro come il rischio di morire di Covid risultasse 10.000 volte superiore negli over 75 rispetto agli under 15. Ciò nonostante, ha evidenziato Woolhouse - ed è senza dubbio l’aspetto più clamoroso della sua deposizione -, nel corso della pandemia la Bbc non ha cambiato il suo registro comunicativo, in favore del mantenimento di quello allarmistico iniziale. Una causalità? Non secondo il consulente governativo: «Sospetto che questa disinformazione sia stata lasciata persistere lungo tutto il 2020 perché forniva una giustificazione per le misure di lockdown agli occhi dell’intera popolazione». A suffragio della sua ipotesi, Woolhouse ha richiamato un briefing del 22 marzo 2020 di un gruppo scientifico governativo per le emergenze nell’ambito del quale si è affermato che «un numero considerevole di persone non si sente ancora sufficientemente minacciato a livello individuale», con la conseguente necessità di aumentare «il livello percepito di pericolo» nei soggetti meno in preda al panico. Insomma, la Bbc avrebbe prolungatamente e scientemente tenuto - certa non solo di non esser ripresa, ma di favorire la linea governativa - un registro comunicativo «mistificato» sulla pandemia per placare lo scetticismo verso le misure di lockdown. Indubbiamente, sono affermazioni rilevanti anche se non costituiscono una novità assoluta. Infatti, scrive Johnson, il Telegraph già lo scorso anno aveva avvicinato giornalisti ed ex giornalisti della celebre emittente i quali riferivano senza mezzi termini di un «clima di paura» che si respirava nell’azienda, con quanti osavano criticare le misure di lockdown che, quando andava bene, venivano bollati come «dissidenti» e, quando andava male, erano «apertamente derisi».Al punto che, stanchi che le loro manifestazioni di dissenso sulla linea editoriale pandemica fossero ignorate dai vertici, alcuni giornalisti della Bbc - sottolinea sempre Johnson - erano giunti a condividere la loro frustrazione in gruppi segreti su WhatsApp. Rispetto a tutto questo, senza dubbio, le parole di Woolhouse costituiscono una significativa conferma del declino di quella che, un tempo, era la «mitica» Bbc. Si è scritto volutamente «un tempo» per il semplice fatto sono molti anni, quindi anche ben prima della pandemia, che la gloriosa emittente viene accusata dai suoi ex dipendenti di assecondare visioni parziali o propagandistiche su terminati tempi.Basti pensare al libro Can we trust the Bbc? (Continuum, 2007) con cui Robin Aitken, che aveva lavorato 25 anni nell’azienda britannica, l’accusò di sistematica manipolazione di notizie. Questo, va da sé, non certo per sminuire le esplosive rivelazioni sulla narrazione sul Covid fatte da Mark Woolhouse, ma semplicemente per evidenziare la pluridecennale faziosità della Bbc. Che neppure davanti alla pandemia, a quanto pare, ha voluto smentirsi.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






