2021-07-20
Battaglia nella notte sulla riforma per alzare le frequenze del 5G
In caso di parere favorevole delle commissioni, il testo può arrivare in Aula già oggiDiscussione nella notte nelle commissioni Bilancio, Cultura, Ambiente e Agricoltura della Camera per il parere sull’emendamento per alzare i limiti delle frequenze elettromagnetiche in Italia, legato al dl di conversione del decreto legge sulla governance del Pnrr. Una questione vitale per il nostro Paese, che senza un sì rischia di perdere il treno del 5G. In caso di via libera, il testo potrebbe arrivare in Aula oggi o domani. Ma il tempo stringe. Al centro del contendere, una vecchia battaglia della sinistra e degli ambientalisti d’antan, ovvero l’elettrosmog e i suoi presunti danni per la salute. Per questo oggi l’Italia è il Paese europeo con il più basso limite di emissioni elettromagnetiche: 6 V/m, contro i 61 concessi in Europa. Quella che sulla carta era una battaglia per tutelare salute e ambiente, nei fatti in realtà danneggia proprio l’ecosistema. Infatti negli anni per ovviare al problema sono aumentati siti di trasmissione e antenne distribuite su tutto il territorio, con un aumento di produzione di anidride carbonica. Secondo un’analisi dettagliata, se restassero in vigore gli attuali limiti si dovranno realizzare 6.000 nuovi siti di trasmissione ex novo con un forte impatto, visto che «assorbirebbero energia elettrica per 162 GWh/anno, che corrispondono a quasi 45.000 tonnellate di CO2/anno. Quindi, per realizzare la rete 5G - e soddisfare le crescenti esigenze degli utenti e delle imprese - in assenza di una armonizzazione dei limiti italiani alla normativa europea, sarà necessario un aggravio delle emissioni inquinanti per il 20% del totale».L’ipotesi di alzare i limiti (magari trovando un compromesso per portare il tetto a 20 volt, se non a 61) ha trovato l’appoggio sia di Italia viva (che ha presentato l’emendamento) sia del Movimento 5 stelle. Favorevoli anche Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, Roberto Cingolani, alla Transizione ecologica, Vittorio Colao, all’Innovazione, e Roberto Speranza, titolare della Salute. Se anni fa la sinistra dura e pura non poteva neanche sentir parlare di antenne, oggi il rappresentante di Leu si è lasciato convincere da Oms e Iss, che da anni hanno certificato la mancanza di correlazioni fra frequenze elettromagnetiche e tumori. La riforma, però, ha incontrato il no di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico leghista, che ha stroncato la misura in nome della concorrenza. «Sono favorevole al 5G, anche all’elevazione dei limiti, ma in un modo trasparente e chiaro», ha detto nei giorni scorsi, «Io non sono contro il 5G, non mi occupo di salute, non so se i limiti elettromagnetici fanno male o bene, ma proprio in questo momento come Mise sto facendo la mappatura di chi copre o non copre. Io Mise nel 2018 ho fatto una gara e se cambio adesso, senza una gestione del processo i limiti, non so se faccio una operazione neutra. Io come Mise devo tutelare chi ha partecipato a quel processo». Intanto gli operatori di Tlc italiani restano nelle sabbie mobili e rischiano di perdere la possibilità di affrontare ad armi pari i rivali stranieri.
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