2022-03-06
In battaglia è caduta anche l’informazione
La stampa, in assetto di propaganda, incolpa Vladimir Putin dell’attacco alla centrale nucleare, nonostante i dubbi di Washington. Federico Fubini invoca una strage tra gli aggressori. I giornalisti hanno lo spirito marziale? Allora imbraccino le armi e vadano a difendere Kiev...La guerra tra Ucraina e Russia sta facendo molte vittime fra i civili, ma tra gli effetti collaterali del conflitto mi tocca segnalare anche il decesso della libera informazione. Ricevere notizie che non siano viziate dalla propaganda di chi combatte è sempre stata dura, perché la maggior parte dei cosiddetti inviati al fronte sta lontana dai luoghi in cui si rischia la pelle e dunque non descrive ciò che vede, ma ciò che delle fonti per niente disinteressate gli racconta. A questo bisogna aggiungere che ci sono giornalisti militanti, i quali hanno l’aria di essere equilibrati, ma in realtà pendono da una sola parte. Risultato, da quando le truppe di Mosca hanno invaso l’Ucraina, si fa fatica a distinguere ciò che è vero da quanto è falso. Prendete per esempio la conquista della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. A leggere le cronache, l’altroieri si è rischiata l’esplosione dell’impianto, cioè una catastrofe di proporzioni bibliche. I russi avrebbero cominciato a bombardare il sito, correndo il rischio che saltasse tutto e che l’intera Europa venisse contaminata dalle radiazioni. In realtà, la notizia non risponde al vero. Infatti, la centrale è stata occupata dai russi una settimana fa, come scritto il 28 febbraio dall’agenzia Tass, a cui tuttavia nessuno ha dato credito. Gli scontri avvenuti l’altra notte sarebbero dunque stati un tentativo degli ucraini di riprendersi l’impianto, anche a rischio di provocare un’esplosione. In due parole, la realtà sarebbe l’opposto di quanto ci è stato raccontato a reti unificate: a rischiare di far saltare tutto e di provocare un incidente nucleare sarebbero state proprio le truppe di Kiev. Qualcuno potrebbe obiettate che questa è la propaganda di Putin, messa in circolo per addossare le colpe di ciò che è successo ai soldati ucraini. In realtà, a precisare che non ci sia evidenza di un attacco russo alla centrale sono stati gli stessi Stati Uniti, i quali avrebbero l’interesse a dare addosso a Mosca, ma in questo caso si vede che hanno ritenuto fosse troppo esagerato credere che Putin volesse far esplodere la centrale.Di bugie che hanno le gambe corte ne segnaliamo anche un’altra. Ovvero l’uccisione di 13 marinai ucraini, che su un isolotto di fronte alla Crimea avrebbero rifiutato di arrendersi, preferendo morire armi in pugno piuttosto che cedere ai russi. In realtà, la pattuglia non è stata trucidata, ma arrestata dopo la consegna delle armi. Dunque, la notizia della strage di soldati ucraini è inventata di sana pianta, ma nessun giornale si è preso la briga di correggere il tiro. Un’altra balla messa in circolo dalla stampa senza che nessuno ne verificasse l’attendibilità, è che i russi stiano usando dei forni crematori mobili nel tentativo di nascondere le proprie perdite. A corredo della notizia è stato pubblicato anche un video. Peccato che il filmato sia del 2013 e sia stato pubblicato su YouTube da una società russa che costruisce inceneritori, senza che questo abbia nulla a che fare con la guerra in Ucraina. Un’altra prova dell’informazione un tanto al chilo? È fornita da un esperto di fake news, ossia da Gianni Riotta, uno che ha stilato liste di proscrizione dei sostenitori di Putin ed è noto, oltre che per dirigere la scuola di giornalismo della Luiss, anche per aver dimostrato in diretta tv di non conoscere neppure l’articolo 1 della Costituzione italiana. L’ex direttore del Tg1, di recente ha scritto che i no vax sono il terreno di coltura dei putiniani. Si dà il caso che le cose stiano esattamente al contrario. Gli ucraini in fuga dalla guerra sono in gran parte non vaccinati (infatti l’Italia è alle prese con profughi che non intendono sottoporsi all’iniezione e le autorità non sanno come comportarsi) e dunque se fosse vero ciò che dice Riotta dovrebbero schierarsi con lo zar del Cremlino. Ma poi, come è stato di recente documentato dal sito Pime Asia news, a Mosca la vera opposizione al presidente russo la fanno i no green pass. Insomma, da quando è cominciata la guerra, l’informazione sta dando il peggio di sé stessa. I giornalisti hanno messo l’elmetto e si sono trasformati in propagandisti, pronti a sostenere qualsiasi fesseria e anche a fare gli eroi. Naturalmente sempre con la vita degli altri. Qualche giorno fa mi ha fatto saltare sulla sedia una frase di Federico Fubini, altro artigliere da salotto che sul Corriere della Sera ha scritto impunemente che nel passato per i nostri nonni ogni soldato caduto era motivo di orgoglio. Ma giovedì sera, il coraggioso editorialista di via Solferino si è superato. Infatti, durante la trasmissione di Corrado Formigli, dopo aver spiegato che la no fly zone era impossibile da applicare in quanto avremmo rischiato la guerra mondiale, ha sostenuto che per fermare Mosca «dobbiamo fare in modo che l’avventura di Putin in Ucraina sia sempre più sanguinosa». Sì, quel chierico di Fubini, uno che trent’anni fa arrossiva ogni volta che gli rivolgevo la parola, ora non si vergogna di dire davanti a una telecamera che bisogna far scorrere più sangue. Ovviamente, questi sono i buoni. Quelli che vogliono la pace. I giornalisti indipendenti che fanno la guerra a quel criminale di Putin. Beh, sapete che c’è? Io i Riotta e i Fubini, oltre che al diavolo li cederei in blocco insieme alle armi che il Parlamento ha deciso di inviare agli ucraini. Mandiamoli a combattere, visto che sono così guerrafondai. Forse impareranno che cosa vuol dire sparare davvero e non solo cazzate.
Jose Mourinho (Getty Images)